Confesso che mi ha stupito il gran clamore che ha suscitato il rocambolesco pareggio ottenuto dal Napoli al Mapei Stadium con il Sassuolo (ancora loro?!).

A mio modesto parere la partita è stata divertente, ricca di capovolgimenti di fronte (e risultati), piena di errori commessi da entrambe le squadre anzi, per non scontentare nessuno, anche il pacchetto arbitrale – sala Var inclusa – ha fornito il suo prezioso contributo.

Al contrario, il coro di voci che si è sollevato ha sottolineato, non senza preoccupazione, che il Napoli si è allontanato dalla zona Champions (attualmente è sesto tendente al settimo posto). L’apprensione è cresciuta perché, contestualmente, quasi tutte le squadre avversarie hanno vinto (Juve, Milan, Atalanta, Roma). Con lodevole tempestività, il coro ha lanciato il suo grido di allarme: bisogna immediatamente invertire la rotta o si rischia di non entrare in Europa (la Champions, ovviamente).

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Miraggio Champions

Vorrei tranquillizzare tutte le voci del coro, che poi sono le stesse che per mesi si sono lamentate del fitto calendario del Napoli che ha giocato ogni tre giorni, perché impegnato in Europa (ma nella coppa mai gradita): il prossimo anno il Napoli non andrà in Champions League (e temo nemmeno in Europa, quella non gradita). Allora perché allarmarsi?

Potrei iniziare a sparare percentuali a caso o fare calcoli scientifici basati su inconfutabili parametri empirici (guardiamo il calendario e vediamo dove potrà perdere punti la Juventus?), tra l’altro provengo da una famiglia di matematici, statistiche ed equazioni mi hanno accompagnato fin da piccolo. La faccio semplice, invece. Per vedere gli Azzurri nuovamente in Champions League si devono verificare – contemporaneamente – due condizioni.

La prima, il Napoli fino alla fine del campionato dovrà avere un rendimento eccezionale. Per eccezionale intendo almeno 9 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte, oltre all’obbligata vittoria a Torino allo Stadium con la Juventus, dove il Napoli vanta un invidiabile record di 9 sconfitte e una vittoria (24 gol subiti e 8 realizzati).

La seconda: almeno tre squadre, tra tutte quelle che precedono il Napoli,dovranno avere un crollo di rendimento, che tradotto in punti significa non più di 26/28. Tra le tre squadre inserisco anche la Lazio (che deve recuperare la partita contro il Torino) e non il Milan, perché ai rossoneri ormai  bastano solo 22 punti.

Mi domando, per quale ragione logica-calcistica una squadra che nelle ultime due stagioni ha avuto un rendimento a dir poco ondivago, che non riesce a vincere quattro partite di seguito dalle prime giornate di campionato, miracolosamente – di colpo – riuscirà a cambiare marcia? Francamente, lo ignoro.

Salvo non dover dar retta alle voci del coro che parlano della qualificazione in Champions League, tra l’altro sono le stesse voci che auspicavano l’uscita dalla Coppa (quella mai gradita) per avere finalmente la settimana tipo (che tra poco avranno quasi tutte le avversarie). Peccato che negli ultimi quattro gironi A/R, soltanto una volta gli Azzurri si sono avvicinati alla soglia dei 40 punti (38), poi si sono fermati a 35, 24 e 34.

Attenzione, 76 punti finali potrebbero non bastare se le altre squadre realizzeranno più di 26/28 punti (e gli scontri diretti tra le avversarie non contemplano la possibilità di un crollo di tutte le squadre che precedono gli Azzurri).

Insomma, per la qualificazione del Napoli in Champions League ci troviamo dalle parti della speranza, del tutto legittima sia chiaro, ma che attiene più al tifoso, molto meno al giornalista.

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Il paradosso della settimana tipo

L’impresa del Napoli è statisticamente possibile ma calcisticamente poco probabile.

Per essere più chiari, statisticamente Inter, Napoli e Crotone hanno le stesse possibilità di vincere le prossime dieci partite. Calcisticamente no. Le percentuali sono basse per i nerazzurri, bassissime per gli Azzurri, nulle per il Crotone. È calcio non la roulette.

Ammettiamo per un attimo che il Napoli riesca nell’impresa sportiva (e contemporaneamente tre squadre si squaglino come neve al sole). Dovendo disputare la Champions League, il prossimo anno ci troveremmo, nuovamente, di fronte al problema ben sottolineato dalle voci del coro: il Napoli sarebbe chiamato ad un triplo impegno settimanale, che notoriamente sottrae punti dal raggiungimento degli obiettivi stagionali (che saggiamente vengono rivisti al ribasso dopo ogni sconfitta o eliminazione).

Le numerosi voci del coro, che hanno accompagnato il cammino del Napoli nel corso di questa stagione (molto simili a quelle delle scorse), mi hanno ricordato il paradosso di Zenone sulla dicotomia all’infinito. Per andare in Champions League al Napoli serve la settimana tipo, libera dagli impegni di Coppa (specie quella mai gradita). Se si raggiunge l’obiettivo sperato, però si è costretti al triplo impegno settimanale (che ostacola la conquista della qualificazione in Champions). Non se ne esce. Salvo non chiedere (e ottenere) una dispensa papale che porti al Napoli i “soldi” della Champions League, ma non l’obbligo di parteciparvi. Potrebbe essere una soluzione gradita alle voci del coro.

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La regola del (non) gioco

Nel finale di Wargames – giochi di guerra, celebre pellicola di John Badham, il mondo è sull’orlo di una guerra termonucleare globale lanciata dal super computer Joshua (collegato al WOPR). A pochi secondi dal lancio dei missili nucleari, David, il protagonista del film, ha un’intuizione geniale, far giocare Joshua a Tris contro sé stesso. Il super computer inizia la serie di partite (e contestualmente di simulazioni e previsioni legate alla guerra imminente). Alla fine si “arrende” e impara la lezione: l’unico modo per vincere è non giocare.

Ecco, questa – forse – potrebbe essere la nuova filosofia del Napoli, per la gioia di tutte le voci del coro.

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