A poche settimane dall’inizio del Mondiale in Qatar non può bastare la vittoria della Nazionale contro l’Inghilterra a gratificare l’Italia calcistica, poco più di un anno dopo la finale dell’Europeo.
Un risultato comunque interessante, poiché lascia gli Azzurri tranquilli per le teste di serie al sorteggio dell’Europeo 2024.
Al contempo, permette alla squadra di Roberto Mancini di giocarsi l’accesso alle semifinali di Nations League. Domani ci sarà da andare a vincere in Ungheria, se davvero si vuole mettere nel mirino il primo posto nel raggruppamento, che vale l’accesso alle Final Four del prossimo giugno.
Raspadori sugli scudi
Meraviglioso, il gol di Raspadori, che onora la maglia numero 10, nello splendido scenario di San Siro. Schierato da seconda punta, nell’inedito 3-5-2 scelto dal Commissario Tecnico, Jack si conferma una pedina assai preziosa per il nuovo corso dell’Italia.
Probabilmente, la stessa duttilità palesata agli ordini di Spalletti gli consente di destreggiarsi in tutti gli slot offensivi, muovendosi senza tanti problemi da centravanti posizionale o partner d’attacco di un terminale come Scamacca. Piuttosto che lavorare efficacemente all’interno del tridente, in qualità di esterno o sottopunta.
Non a caso, da quando ha esordito con la nazionale maggiore – giugno 2021 – ha già segnato 4 reti. Al di là dell’aggancio elegante, seguito dal sontuoso tiraggiro, con cui ha beffato Pope, l’attaccante del Napoli è stato decisivo per battere gli inglesi. Costringendoli aritmeticamente in Lega B.
Intensità e ritmo tipicamente “English”
Inutile girare attorno all’argomento. Per i “Tre Leoni”, la retrocessione rappresenta un enorme spreco, se paragonata alle dosi massicce di talento dispensate dalla Premier League. Una Lega brillante e divertente. Dove tutti rischiano, giocano alti. Condividono il medesimo atteggiamento propositivo, attuando un calcio intenso, nient’affatto speculare e sotto ritmo come quello della Serie A.
Insomma, loro sono di un altro mondo, soprattutto a livello di dinamismo e fisicità. Noi invece siamo ancora indietro anni luce per velocità di esecuzione.
Ecco spiegato perché taluni giocatori, mere comparse e poco altro in Premier, una volta arrivati in Italia, fanno letteralmente la differenza. Il livello si abbassa. Quindi, là non sembrano fenomeni. Qua fanno la differenza.
L’annoso problema dei diritti tv
E’ indubbio che il nostro campionato fatichi ad uscire da una crisi trasversale. Una realtà che coinvolge i suoi principali Top Club (o presunti tali…), obiettivamente arrancanti nelle gerarchie internazionali, al grido di “vorrei ma non posso”. Specialmente in rapporto alle risorse economiche e strutturali, che mancano ormai da troppo tempo a queste latitudini.
Se pensiamo al diverso trattamento riservato ai club inglesi in tema di diritti televisivi, forse riusciamo a comprendere i motivi dell’enorme divario generato con l’italico pallone.
Per fare un esempio semplice, in termini di proventi tv, la Premier garantisce all’ultimo dei suoi club – il Norwich retrocesso in Championship – ben 32 milioni in più (116,4 contro 84,2) rispetto alla nostra capofila. Ovvero, l’Inter. Un confronto impietoso, che genera conseguenze nefaste pure sull’uguaglianza competitiva del campionato.
Premier credibile più della A
Negli ultimi dieci anni, dal 2012-13 ad oggi, in Inghilterra hanno vinto il titolo 5 squadre diverse: i due Manchester, Chelsea, Leicester e Liverpool. Nel medesimo periodo, l’unico avversario credibile allo strapotere della Juventus è stato il Napoli.
Incapace, tuttavia, di compiere l’ultimo passettino, quello decisivo per strappare il tricolore dalle maglie della Vecchia Signora.
Soprassedendo, almeno in questa sede, sugli avvenimenti caratterizzanti la stagione 2017/18, tutt’ora ammantati di omertoso silenzio, appare evidente che finita la dittatura bianconera, le milanesi siano tornate prepotentemente a dominare la scena.
In definitiva, come ne “Il Gattopardo”, qualcosa sta cambiando, lasciando però le cose come stavano prima.
E se Giuseppe Tomasi di Lampedusa narra le trasformazioni avvenute nella Sicilia del periodo Risorgimentale, dal momento del trapasso del regime borbonico alla transizione unitaria del Regno d’Italia, così il romanzo della Serie A racconta da questa prospettiva un campionato poco avvincente e qualitativo.
Dove sostanzialmente vincono sempre le stesse…
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