Giovanni Di Lorenzo non fa alcuna differenza tra maglie. Che sia l’azzurro del Napoli oppure quello dell’Italia, il terzino si comporta sempre alla stessa maniera.

Ovvero, dominando la fascia destra, proponendosi costantemente sopra la linea della palla.

Coprendo la zona di competenza, al punto da concedere in fase di non possesso davvero poco o nulla al talentuosissimo Jack Grealish, schierato sulla sinistra del tridente. Uno non semplicemente bello da veder giocare, l’ex Aston Villa. Cool, ma pure tremendamente efficace con il pallone tra i piedi.

A Wolverhampton, Roberto Mancini ha portato avanti il nuovo corso della Nazionale, dopo la mancata qualificazione per il Mondiale in Qatar. Il Commissario Tecnico rivoluziona la squadra e sfiora la vittoria contro l’Inghilterra. Il pareggio consente comunque agli Azzurri di rimanere in vetta al girone di Nations League.

Terzino moderno e propositivo

In questo scenario, Di Lorenzo ha dato la sensazione di avere lo stesso atteggiamento proattivo che ne ha caratterizzato tutta la stagione all’ombra del Vesuvio.

Del resto, idee e coraggio non gli hanno mai fatto difetto. Tuttavia, sembra che l’Italia ne abbia rigenerato lo spirito arrembante, mancato al Napoli nel momento topico della volata scudetto.

Forse la squadra partenopea ha pagato un prezzo carissimo, con l’assenza del suo laterale, nel trittico nefasto che l’ha estromessa dalla rincorsa alle milanesi.   

Nella logica di determinare, piuttosto che subire passivamente il gioco altrui, una filosofia che accomuna Mancini a Luciano  Spalletti, man mano che gli spazi tra le linee diminuiscono, i terzini si aprono in fascia. Un radicale cambiamento tattico, dunque, determinato sicuramente da una visione moderna del ruolo, che impone una maggiore necessità nell’alzarsi per proporsi.  

Così, sia in Nazionale che nel proprio club, a seconda dello scenario disegnato dall’atteggiamento tenuto dalla controparte, nonché delle variabili durante la gara, Di Lorenzo occupa o svuota i corridoi esterni. In questo senso, specialmente nello sviluppo della manovra, esegue movimenti tradizionalmente riservati agli esterni d’attacco.

Fondamentale per Mancini

Ecco che al Molineux Stadium Di Lorenzo, cambiando intrinsecamente la posizione di partenza, garantiva ampiezza nella fase di costruzione. Oltre ad offrire opzioni associative ai compagni le volte in cui Tonali e Locatelli dovevano consolidare il possesso. Specialmente al cospetto di un avversario intenzionato a fare grande densità in zona centrale, accorciando notevolmente i reparti.

L’Italia ha lavorato molto sul concetto di catene. Soprattutto nel primo tempo, la sintonia con Frattesi e Pessina ha messo il terzino del Napoli nelle migliori condizioni per scegliere il giusto timing e inserirsi alle spalle di uno spaesato Trippier. Una giocata che ha letteralmente spinto l’Inghilterra alle corde.

Il terzetto spende tantissimo, perché nella ripresa va un pochino in riserva e decide di rallentare. Situazione ideale per un offensive player come Grealish, nient’affatto ordinario da tenere sotto controllo.

Di Lorenzo vs Grealish, che duello

L’attaccante del Manchester City, infatti, con la sua qualità tecnica, fatta di tocchi rapidi, abbinata all’esplosività nel primo passo, garantita da un fisico compatto, nondimeno estremamente forte e resistente, crea qualche apprensione in Di Lorenzo solamente nel finale. Da qui a mettergli paura, però, ce ne corre.

Il terzino azzurro non s’è mai disunito, tantomeno ha abboccato alle finte continue del dirimpettaio. Tant’è vero che le uniche ricezioni pulite concesse all’inglese, non erano tra le linee offensive. Dove generalmente diventa poi devastante, accelerando e puntando la porta. Bensì, solamente con i piedi sulla linea bianca. Con la conseguenza pratica che Grealish ha dovuto accorciare verso i suoi centrocampisti per avere un po’ di spazio.

Insomma, etichettare Giovanni Di Lorenzo come uno dei principali interpreti del ruolo non appare una forzatura. Le sue prestazioni dimostrano che non sta usurpando niente, accreditandolo giustamente alla stregua dei migliori terzini della sua generazione.

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