Cara Gazzetta, calma e gesso.
Andiamoci piano.
Non una critica, solo un invito al respiro cauto.
“Rivoluzione Napoli”,
Campeggia il titolone.
Attenzione può diventare alcool sulla fiamma libera della passione.
Forse è davvero troppo presto, amici, o forse no chi può dirlo.
Invito me e voi alla calma ed alla riflessione ed all’uso attento dei termini.
Rivoluzione.
Ammetto di aver fatto abuso del termine anche io.
Mi sovviene ora che lo riscrivo ed allora corro ai ripari, ammorbidendolo.

Rivoluzione è un termine complesso e non appena lo si pronuncia si porta alla mente un radere al suolo il vecchio e spalancare le porte al nuovo che avanza.
Attenzione.
Facciamo tutti attenzione. Noi ed i colleghi illustri della Rosa.
Negli ultimi anni questa Parola, in Italia, è stata stata abusata, mal menata, storpiata e fraintesa.
La classe politica se ne appropriata affidando a dei giovanotti dalle varie stelle il modulo del tutto nuovo. Uno vale uno.
Kvaratskhelia come Insigne.
Raspadori come Mertens, Kim come Koulibaly.
Calma. Non cadiamo nel ridicolo.
I numeri sono numeri ed i curricula non sono polvere.

Non basta l’ardore anzi può distruggere. Serve Competenza.

Ogni rivoluzione che si rispetti e che oggi si trovi nei libri di scuola ha avuto la forma della Parabola.
Un inizio lento ed in salita, un punto di forza estremo e poi un deciso declino.
Eviteremo cenni storici fuori dal contesto.
Napoleone Bonaparte si rigirerebbe nella tomba.
Al Napoli per attuare una vera e sensata Rivoluzione non bastano i nuovi arrivati.
Non basta Spalletti, non basta il buon Giuntoli.
Serve il collettivo, cara Gazzetta che tratti solo di passaggio.
Per attuare la Rivoluzione che diventa Ricostruzione occorre Competenza e Progettualità.
Ne ha il Napoli?
De Laurentiis ha idee che vanno oltre la stagione?

Pagina 8 e 9 della Rosa di oggi.
La Rivoluzione del Napoli è affare di calciatori, moduli, entrate ed uscite e Spalletti maestro della banda.
Tecnicamente perfetta l’analisi manca il collante.
Il collante che unisce i vari e separati aspetti del nuovo Napoli 5.0.
Le Rivoluzioni sono spesso lanciate senza attenzione. Partono si infiammano e violentemente si incendiano.
Qui occorre far un lavoro attento.
Serve come detto collante.
Amalgamare gli ingredienti.
Ecco allora che la rivoluzione diventa legge costituzionale.
Occhi aperti, serve tempo anche nell’uso dei termini.
Lo dico a me e solo dopo alla Rosa, preferiamo ricostruzione a rivoluzione.
A volte nei termini c’è scritto un destino.