Al campo per lotta ed amore

Il San Paolo, oggi Maradona non è il San Carlo ed il calcio non è la Lirica.
Il calcio è mosso da un istinto primordiale di sopraffazione.
Un sentimento di successo e rivalsa.
Il teatro o il cinema che il presidente conosce molto meglio vive di un puro interesse culturale.
Si va a teatro o al cinema con uno spirito differente.
Ci si rilassa. Si usufruisce di uno spettacolo non si scende nell’arena per una battaglia.
Il calcio non sarà mai teatro.

Dinamiche e sentimenti differenti.

Napoli, intanto, non è Milano.
Certo il bel campo, il colpo d’occhio, i colori, uno stadio moderno, son cose che a tutti piacciono ma ogni città poi di quell ‘ambiente fa cornice.
Ci son stadi brutti e scomodi ma sempre pieni. Alcuni bellissimi, futuristici, somiglianti a veri e propri centri commerciali che non avranno mai il calore delle sfide di calcio.
Non si sente il profumo di lotta.

Poche chiacchiere il calcio è passione carnale e senza, il biglietto rimane invenduto.
Figurarsi l’abbonamento che è un contratto a due.
Un impegno tra due parti.
La stipula di un abbraccio che proprio di questi tempi sembra utopia.
Distanti le due parti e non è una semplice questione di calciatori, acquisti e partenze.
Nossignore è il feeling tra le parti che porta la gente al campo.
Non basta il nome serve anche la condivisione di un impegno.
Ci si sposa in due altrimenti si resta single.

Prendiamo l’esempio della Roma.
Dopo un solo anno di Mourinho, con un piazzamento Uefa e la prima coppa Conference League, ha raggiunto e superato quota 45 mila tessere.
A parte l’acquisto di Dybala, tutto da scoprire, la Roma viaggia da tempo sulle ali dell’entusiasmo.
Anche da quelle parti si è in tempo di ricostruzione, anche li i fondi non sono infiniti, come ha più volte ribadito lo stesso special one ma a quanto pare nella Capitale, gli interessi e gli intenti combaciano.

Il discorso fila se si vuol confrontare un teatro di periferia ed un campo di terra battuta di quarta serie.

La campagna abbonamenti della SSC Napoli oltre che in ritardo cronico è in evidente difficoltà e la questione è tutta legata alla spinosa relazione che il presidente ha stabilito con i tifosi.

Non ci si fida e non ci si affida.


Si preferisce navigare a vista scegliendo di volta in volta se e quando avvicinarsi alla costa.
Si preferisce non affidarsi memori di molti momenti in cui si è rimasti scottati per non dire fregati.
Insomma non basta Verona, non basterà Simeone, Raspadori o chi altro per riportare il popolo allo stadio.
Se si vuol che i Napoletani vivano lo stadio serve ritrovarne il Sentimento.
Napoli non è Milano.
Serve il cuore altrimenti è gesso.