Il giornalista “non tifoso” gode di un privilegio. Si vinca o si perda resta lucido. Si vinca o si perda dice ciò che sente e le argomenta con la serietà più chiara possibile. Occorre una premessa educata. Scrivo questo articolo a fine serata per aver chiaro quanto desidero esprimere.
Una ennesima lettera aperta al signor De Laurentiis per invitarlo a meglio empatizzare con Napoli ed i Napoletani.
Che fatica quando la classe ha quei tipetti stile galletti da combattimento.
Proviamoci ancora.
Caro presidente, anche con 13 punti di vantaggio, un campionato stracciato, una Champions da protagonista, nulla giustifica alcune uscite sciocche e fuori luogo.
Ci riferiamo naturalmente alla telefonata che ha intrattenuto col tifoso misterioso. Non entro nei modi, nei toni, nei vocaboli, non entro in tutto ciò che può disturbare se non indignare. Evito anche una presuntuosa analisi del pensiero ma mi chiedo semplicemente, perché?
Perché dire certe cose?
Perché esprimere determinati pensieri sebbene goliardici ed elementari? A chi giova? Nutre l’ambiente, il rapporto o lo deteriora pur in un momento di gioia?
Insomma pur nel bel mezzo di tanta felicità, non le pare che il “personaggio” superi la persona? È forse la sua una necessità di palcoscenico che torna a farsi sentire?
Non mi do spiegazioni per queste sue esternazioni da baretto dello sport.
Resto, io e la tifoseria, stupiti ed amareggiati.
Il Napoli calcio è suo e le riconosciamo il successo che sta avendo ma la città possiede la squadra che è cosa molto diversa dalla SSC Napoli. Lei probabilmente questo concetto non lo ha ancora ben inteso.
La sua azienda, ci auguriamo tutti, vincerà questo campionato ma ricordi che l’azienda è davvero poca cosa senza passione.
Da queste parti, senza volerle far lezione di Storia, Passione e Cultura è anche pizza, sole, mozzarella e mandolino. Si sappia accontentare e ci voglia più bene.