Il Napoli voleva assolutamente scrivere un pezzetto di Storia (rigorosamente con la maiuscola…) e superare per la prima volta lo scoglio degli Ottavi di Champions.

Encomiabile, dunque, il risultato degli azzurri, che entrano a pieno titolo nell’alveo delle otto migliori d’Europa. Portando così a tre il contingente italiano qualificato ai Quarti. 

Per riuscire nell’impresa, e avere ragione di un Eintracht Francoforte mai domo, gli uomini di Spalletti hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie.

L’importanza degli esterni

Evidente il piano gara pensato da Glasner per imbrigliare il Napoli. Non solamente un cambio di sistema, con una inedita difesa a 4. Ad essere palese, era l’approccio alla partita mirato a sovraccaricare la zona centrale, facendo grande densità, con tutti gli effettivi sottopalla. Senza, tuttavia, rintanarsi nella propria metà campo.

Il baricentro degli ospiti, effettivamente, è attestato ad un’altezza media. L’idea, non rischiare alcunchè, con una mediana composta da cinque uomini. Strategia funzionale anche ad una eventuale riaggressione immediata, vista la presenza di tanti tedeschi nei pressi del pallone.

Obbligare quindi la squadra partenopea a scegliere di lavorare in ampiezza. Là dove l’atteggiamento dell’Eintracht lasciava un po’ di margine per giocare liberamente.

A tal proposito, il tecnico di Certaldo ha puntato forte sugli esterni offensivi, affidando a Kvaratskhelia e Politano il compito di “fissare” la posizione molto in alto, affinchè gettassero le basi per creare superiorità numerica. Isolandosi in situazione di uno contro uno, cercando costantemente il duello con l’avversario diretto.

Insomma, i padroni di casa, specialmente nel primo tempo, hanno provato a determinare efficacemente la loro rifinitura, sfruttando le abilità nello stretto del georgiano e dell’ex Sassuolo, “maestri” nel condurre per provocare.

Sostanzialmente, costringevano Buta e Lenz a rimanere stretti e corti. Non alzandosi in pressione; bensì temporeggiando, assorbendo l’azione offensiva delle ali napoletane, almeno fino a una distanza dalla porta di Trapp che suggerisse poi l’intervento difensivo risolutore in fascia.

Due mezzali cerebrali

Ciò che realmente salta all’occhio, osservando il Napoli sviluppare comunque calcio qualitativo, è il movimento di Anguissa e Zileinski, che tentavano di rompere l’accerchiamento.

In questo scenario, a rivestire un’importanza non secondaria sono state proprio le letture delle mezzali. Il modo come hanno aggredito gli half spaces, giocando in “allontanamento” rispetto alla palla, infatti, hanno reso difficile qualsiasi raddoppio laterale.

Permettendo, contemporaneamente, al camerunese ed al polacco di occupare gli spazi alle spalle delle linee di pressione, ricevendo passaggi smarcanti dietro Sow e Knauff.

Fatta eccezione per l’approccio conservativo, assai cerebrale nella mezz’ora iniziale dell’Eintracht, nondimeno poco incisivo sul piano esclusivamente offensivo, il Napoli ad un certo punto ha alzato ritmo nel possesso e intensità nello sporcare le tracce in risalita dal basso all’avversario.

Solo al momento in cui gli azzurri hanno occupato centralmente la trequarti avversaria, i tedeschi cercavano spasmodicamente la parità numerica, rompendo i reparti e scalando in avanti: un’azione finalizzata a mantenere la compattezza delle linee e sfruttare gli accoppiamenti individuali, seppur nella zona.

A quel punto, viene prepotentemente fuori il Napoli dominante; quello che è davvero una gioia per gli occhi. Soprattutto quando verticalizza verso il tridente d’attacco, piuttosto di imbucare su Osimhen.

Immarcabile Osimhen

A proposito del nigeriano. Per caratteristiche, il centravanti del Napoli si esalta non soltanto nell’attaccare la profondità, quando può approfittare di velocità e cambio di passo talmente esplosivo, da lasciare sul posto pure una coppia attenta nella marcatura preventiva e nella copertura del calibro di Tuta e Ndicka.

La linea difensiva di Glasner lavora poco di reparto e tanto a uomo. Ovvero, in funzione delle scelte del numero nove partenopeo.

Attualmente, se sei un difensore e devi affrontare Osimhen, sai che vivrai una serata da alleviare poi con un ansiolitico. Perché devi stare attento a quello che fa, nonché ai suoi compagni: quando Politano alza la testa e lo pesca sul dischetto, Victor fluttua in aria e la mette all’incrocio. Sul raddoppio, si smarca fuori linea, alle spalle della difesa, e mette in ghiaccio la qualificazione.

Ormai ha arricchito il suo bagaglio di altre cose; tipo venire incontro e legare perfettamente la manovra. Perciò è riuscito a capitalizzare il contesto tattico imposto al match dall’allenatore dell’Eintracht.

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