Enzo Potenza è un allenatore napoletano che ha sempre creduto nel valore delle idee e del duro lavoro. Durante la sua prima stagione alla Floriana FC ha aggiunto in bacheca, dopo 27 lunghi anni di vuoto, il titolo di campioni di Malta. In questa intervista ripercorriamo i primi passi di un uomo innamorato del calcio e del suo meraviglioso lavoro, nato e cresciuto in Campania, arrivato a confrontarsi contro realtà come il Cluj. Scopriremo le idee e le convinzioni di un allenatore che rappresenta certamente un orgoglio per Napoli.

“Hai giocato negli allievi del Napoli, per poi allontanarti dal calcio giocato conseguendo il patentino da allenatore, pur non essendo un professionista. Com’è stato studiare con i tanti volti noti a Coverciano?”

Potenza: “E’ stata un’esperienza bellissima, con persone del calibro di Corradi, Panucci, Baronio e tanti altri. Ho riscontrato grande umiltà in questi campioni, nonostante abbiano calcato palcoscenici veramente importanti nel mondo. Mi hanno raccontato tanti aneddoti di spogliatoio, ma mi ha colpito principalmente l’umiltà nei miei confronti, come se io fossi già un allenatore esperto! Sembravano delle persone alle prime armi”.

“Purtroppo in Italia non è facile anche solo accedere a questi corsi non essendo professionisti, mentre in Europa la mentalità è più aperta. Quanto dobbiamo migliorare sotto questo aspetto?”

Potenza: “Guarda, è molto semplice. Nagelsmann a 33 anni allena in Bundesliga, io ne ho impiegati 21 per entrare nel corso UEFA, lasso di tempo enorme. In Spagna a 31/32 anni sei in possesso della licenzia UEFA Pro, in Italia dopo i 25 anni puoi conseguire l’UEFA A, poi puoi accumulare punteggio ed accedere a UEFA Pro, a numero peraltro limitato. Coverciano è l’università del calcio, ma bisogna rivedere qualcosa per non spianare la strada solo ai calciatori che, senza affrontare un processo di crescita, sono gli unici a poter allenare in massima serie pur senza esperienza. Ritengo che, a prescindere dai meriti sportivi che sono comunque importanti, debba passare un lasso di tempo per accettare un lavoro in Serie A“.

Enzo Potenza, sorridente, con il titolo di campione di Malta

“Hai allenato per tanto tempo in Italia, iniziando dal Camaldoli per poi raggiungere Malta. Hai salvato un Sanglea in difficoltà per far vincere, dopo 27 anni, il campionato alla Floriana. Cosa ti ha portato a spostarti a Malta dall’Italia?”

Potenza: “Ho sempre avvertito la necessità di un’esperienza all’estero. Amo viaggiare, conoscere usi e costumi di altri luoghi. E’ stata una prova interessante per me, soprattutto per la lingua. Sono arrivato al Sanglea tramite Nando Salvati e Paolo Palermo, agente di calciatori che porta talenti dal Sud America. Mi chiamarono dopo un difficile inizio (0 punti in 5 partite), ho iniziato ad osservare gli allenamento per capire se la squadra avesse potenziale. Ci accordammo per intraprendere insieme questo percorso”.

“Sei stato spesso definito “il Mancini” ed “il Mourinho” dell’eccellenza. Su cosa poni l’attenzione quando osservi gli allenamenti di una squadra? Cos’è importante per vincere?”

Potenza: “Verifico sempre l’attitudine al lavoro ed al sacrificio, per capire se i calciatori percepiscono la possibilità di scalare la classifica. Verificato questo al Sanglea, e notando che fossero carenti in alcuni ruoli, mi sono concentrato sul futuro imminente: chiesi al presidente il tempo per fare un po’ di mercato, e mi fu concesso”.

La mattina organizzavo tutto, il pomeriggio si lavorava insieme sul campo e la sera guardavo video di agenti da tutto il mondo. Ho fatto acquisti da diverse parti del globo e siamo riusciti a salvarci. E’ stato bello e mi sono cimentato in qualcosa di diverso: prendere calciatori attraverso l’uso di video. Non c’era tempo e mi sono guardato intere partite per capire il loro valore!”

“Un impegno eccezionale ripagato da una salvezza inizialmente difficile ma, soprattutto, dalla vittoria del titolo con la Floriana l’anno successivo: come lavora una squadra che vuole vincere?”

Potenza: “Ho parlato per la prima volta con il presidente Gaucci dopo la sconfitta con la Floriana per 1-0, quando allenavo il Sanglea: giocammo una gara eccezionale e mi fece i complimenti, dicendomi che ci saremmo risentiti. Mi telefonò a campionato finito, ci incontrammo a Roma e percepii la sua voglia di creare qualcosa di straordinario. Ci siamo accordati sul da farsi ed abbiamo iniziato a lavorare, sentendoci almeno 7-8 volte al giorno per ragionare insieme e raggiungere determinate condizioni. Abbiamo creato un gruppo straordinario, certificato da 16 risultati utili consecutivi“.

Non ci dovevamo accontentare dell’Europa, dovevamo vincere il titolo senza nasconderci. Nella vita bisogna osare per trasmettere responsabilità anche nei calciatori, per non fargli staccare la spina (com’è successo per esempio al Benevento). Noi abbiamo spinto sull’ acceleratore ed abbiamo vinto“.

Il Floriana festeggia il meritato titolo!

“Un gran lavoro mentale. Eravate primi in classifica, dunque braccati dalle contendenti. In questi casi è fondamentale avere la forza mentale di concentrarsi solo sui propri risultati”

Potenza: “Condivido questa analisi. Prima del mio arrivo Gaucci aveva cambiato 10 allenatori in 5 anni, per cui io ed i miei collaboratori ci dicevamo “arriveremo a novembre, a dicembre, a pasqua…”. Ma in Gaucci ho trovato una persona straordinaria, che mi ha permesso di lavorare in grandissima tranquillità, e che ha sempre rispettato il mio lavoro senza interferire. E’ anche stato presente durante tutte le partite“.

“Fin dagli esordienti hai sempre portato avanti le tue idee, a chi ti ispiri? Su quali principi basi il tuo calcio?”

Potenza: “Io credo che un allenatore debba vivere delle proprie idee, nel calcio come nella vita. I condizionamenti esterni ci lasciano delle incertezze, che possono contaminare il lavoro. Non necessariamente ho giocato con un centrocampista tecnico insieme ad un incontrista, magari ho modificato l’assetto schierando due dinamici o due tecnici, variando di conseguenza i giocatori nelle zone avanzate o esterne”.

Il calcio si divide in fase di possesso o non possesso, in queste fasi bisogna trovare il giusto equilibrio, trovare l’equilibrio dei singoli all’interno di un reparto equilibra di conseguenza gli altri reparti. Mi è capitato di giocare col 4-3-3 o 4-2-3-1, moduli familiari ai tifosi del Napoli. Al Floriana ho costruito un 4-3-1-2, mantenendomi con sistemi di gioco considerandoli comunque dei numeri, ma le caratteristiche del mio trequartista erano da fantasista che ripiegava anche in fase di non possesso, permettendoci di avere equilibrio. Avevo anche due interni di grande dinamismo, ciò ci consentiva di riempire rapidamente l’area di rigore avversaria”.

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“Hai preferito quindi variare modulo per non svalutare le abilità dei diversi singoli che hai avuto a disposizione?”

Potenza: “Sì. Credo che un tecnico debba mettere i calciatori nelle condizioni di esprimersi al meglio! Nei settori giovanili italiani noi allenatori cerchiamo di far prevalere il nostro sistema di gioco, questa cosa non si riscontra negli altri paesi. Ho avuto modo di parlarne, quando ho giocato in Europa League, con allenatori che mi hanno confermato ciò: all’estero il singolo viene esaltato maggiormente nella fase di possesso, avendo più libertà. A Malta ho dovuto lavorare molto per modificare le tipologie di allenamento, alcune parse bizzarre ai miei calciatori”.

La coppa fa un giro… e si gode il rettangolo verde!

“Hai accennato all’Europa League, dev’essere stata un’esperienza unica. Hai anche sfidato il Cluj nei preliminari di Champions League. Com’è stato?”

Potenza: “E’ stata un’esperienza fantastica, spesso penso a quella notte di semifinale per accedere all’Europa League in cui siamo usciti ai rigori… ma faccio sempre un passo indietro, pensando all’ottima figura contro una squadra di Champions League. In Europa c’è un’organizzazione fantastica, fin dal principio. E’ stato meraviglioso analizzare campioni di quel livello. E’ un’esperienza che auguro a qualsiasi allenatore“.