La partita con il Bologna dice molto sul futuro del Napoli. Il prosieguo della stagione potrebbe essere assai interessante, per diversi motivi. Innanzitutto, nessuno debba ritenersi offeso se consideriamo la vittoria di ieri più rotonda che davvero convincente.

Per larghi tratti dell’incontro, infatti, la squadra di Mihajlović ha dominato il gioco, dando l’impressione, ogni qual volta superava la metà campo, di poter mettere seriamente in apprensione gli azzurri.

Apparsi confusi e poco ispirati. Specialmente quando provavano a impostare da dietro, attraverso la classica costruzione attivata da Ospina.

D’altro canto, la qualità delle transizioni ha evidenziato come i partenopei possano trarre beneficio da un calcio meno manovrato e più diretto. Una identità diversa, quindi, funzionale ad esaltare un centravanti dalla marcata verticalità come Osimhen.

Gioco altalenante, ma transizioni mortifere

Senza voler trascurare i soliti vizi, ormai congeniti, il carattere lunatico del Napoli s’è palesato pure contro i felsinei.

E’ innegabile che la squadra di Gennaro Gattuso abbia condotto una partita incostante, in cui ha alternato momenti di lucidità e brillantezza, ad altri di evidente difficoltà.    

In generale, l’impressione è che Ringhio non sia riuscito ad entrare sottopelle ai suoi ragazzi, riuscendo a tirar fuori tutto il loro potenziale. Sostanzialmente incapace di metterli nelle condizioni per esprimersi al meglio.

Così, la forza degli azzurri è rimasta a lungo inespressa, in questa stagione.

Nondimeno, questo gruppo ha nel suo dna la possibilità di proporre un calcio diverso. Nient’affatto passivo o speculare. Orientato al sacrificio, eppure dall’indole propositiva.

Sembra un paradosso. Una contraddizione in termini. Invece l’idea di privilegiare situazioni basate sulla ricerca della profondità, attaccando in maniera diversa dal solito giropalla a tratti compulsivo, non equivale a rinunciare in assoluto al dominio della palla.

Sarebbe più indicativo, al contrario, interpretare questa inversione di tendenza come la voglia di preparare consapevolmente la giocata risolutiva in profondità, accantonando una gestione del pallone avvolgente ed ossessionante.

A favore di un possesso meno creativo. Ma comunque associativo, che si basa quasi totalmente sulla capacità di dialogare nel breve della squadra. Piuttosto che affidato alla estemporanea iniziativa dei singoli.

Un possesso idoneo ad esaltare le caratteristiche tecnico-tattiche di Insigne, Fabiàn Ruiz e Zielinski, imprendibili nello sviluppare trame offensive in virtù del principio palla avanti-dietro-dentro.  

E subito dopo, imbucare per il centravanti nigeriano.

Napoli, il futuro in tre gare

In definitiva, l’atteggiamento messo in campo con i rossoblù permetterebbe facilmente ai partenopei di ribaltare i pronostici di troppi addetti ai lavori, convinti della inferiorità napoletana rispetto alle altre contendenti per un posto in Champions League.

Ovviamente, è ancora presto per dirlo. Poiché il Napoli ha dimostrato troppe volte una certa disinvoltura nel farsi male da solo, sprecando un mucchio di opportunità per rendere veramente ottimisti i suoi tifosi.

Solo dopo il ciclo terribile, ben tre trasferte consecutive, che metteranno in fila Milan, Juventus e Roma potremo valutare la consistenza delle rinnovate ambizioni di Gattuso e dei suoi ragazzi.  

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