Piotr Zieliński da sempre vive calcisticamente all’interno di un’angosciosa contraddizione. Un destino sospeso per chi è stato definito, per natura, giocatore dal talento potenzialmente sconfinato. Al contempo, assai incostante. E adesso diventa complicato scucirgli di dosso questa scomoda etichetta, nonostante abbia compiuto molti passi in Serie A. Il Mondiale, dunque, rappresenta la vetrina ideale per dimostrare quanto si sbagliassero denigratori vari e assortiti, in servizio permanente effettivo.

Confronto oneroso

Per sminuire il polacco, troppo spesso si è fatto uno scomodo paragone con Kevin De Bruyne. Pesa come un macigno, infatti, il confronto con il centrocampista del Belgio, non a torto considerato dagli addetti ai lavori il miglior interprete del ruolo di mezzala box to box: letteralmente da scatola a scatola”.

Al pari del fulcro della mediana di Guardiola, che svolge in maniera sublime svariati compiti in differenti zone del campo, anche il numero 20 in maglia Napoli è capace di sdoppiarsi, fornendo un apporto fondamentale alla squadra sia in fase offensiva, che sottopalla. Dimenticando talvolta quanto possano essere ingannevoli gli accostamenti azzardati, una cosa è muoversi liberamente all’interno di un sistema perfetto com’è il Manchester City, sorta di fenomenale Dream Team.

Ben altra unità di misura, ovviamente, la squadra di Spalletti. Dove comunque Zieliński crea superiorità numerica, al punto da sconvolgere agli avversari i loro piani difensivi. Non disdegnando di abbassarsi e collaborare con i compagni nel costruire il gioco; nonchè consolidare il possesso. Quindi, proprio da un’area (box…) all’altra.

Polonia vs Argentina, una di troppo

In questo scenario, Piotr è sbarcato in Qatar. Mantenendosi in bilico tra desiderio di affermazione e sottile diffidenza. Assolutamente voglioso di dimostrare a livello globale quale status gli appartenga di diritto: iconico come un Top Player. Lontano, dunque, dall’idea del semplice giocatore di contorno. Buono per tutte le occasioni, ma non eccellente.

Questa rivalsa si concretizza nel legame indissolubile con la Polonia. Il gol segnato all’Arabia Saudita assomiglia tanto a quello della salvezza. Perchè avvicina parecchio la nazionale di Michniewicz agli Ottavi.

Per garantirsi la qualificazione, Zieliński e soci, tuttavia, dovranno vedersela all’ultima giornata con la rediviva Argentina. Spingere fuori dal Mondiale l’Albiceleste equivarrebbe non solo a certificarne la centralità nel gioco della squadra. Nondimeno, lo renderebbe eroico per un popolo troppo spesso identificato esclusivamente con Robert Lewandowski.

Gol pesante

Non è frutto del caso se i polacchi sono momentaneamente in testa al girone. Il calcio diretto e verticale voluto dal successore di Paulo Sousa sulla panchina della Nazionale probabilmente esalta un attaccante devastante come il centravanti del Barcellona, mortificando però i piedi educati e le letture offensive di Zieliński.

Nondimeno, la rete all’Arabia rappresenta un lampo di elegante lucidità tecnica, che all’ombra del Vesuvio conoscono benissimo. Come da tradizione, Piotr aggredisce lo spazio alle spalle della difesa, su un passaggio filtrante, e anticipa letteralmente il movimento dell’avversario, tirando in corsa di destro.

Il disegno di una traiettoria a incrociare, là dove il portiere non riesce ad arrivare, rende il momento emozionante e decisivo. Così come tante volte ha già fatto con il Napoli. Veicolando la sensazione che se la Polonia vuole veramente alimentare le sue speranze di passare il turno, dovrà ancora appoggiarsi sulla imprevedibile creatività di Zieliński.

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