Andrea Petagna attende sempre il suo turno. Chiedendosi magari in silenzio perché Spalletti non si fidi ciecamente delle sue abilità.

Con infinita pazienza e senza fare alcuna polemica, l’ex Spal sembra interrogarsi sui motivi per cui il tecnico toscano gli preferisca Mertens come primo cambio di Osimhen.

In ogni caso, avere un centravanti con le caratteristiche del Bisontino farebbe dormire sogni tranquilli qualsiasi allenatore. Tant’è vero che poi le chance per dimostrare quanto sia dotato negli ultimi sedici metri, e talvolta non solo là davanti, arrivano puntualmente.

Certo, sopportare l’attesa del momento propizio comporta una tenuta mentale incrollabile. Anche perché non è possibile uscire dalla panchina e determinare con immediatezza tutte le volte che si viene chiamati in causa.

Senza spazi ci vuole il “Bisontino”

Ovviamente, Petagna rappresenta un’alternativa plausibile nel roster del Napoli a prescindere dall’innegabile spirito di abnegazione con il quale sopporta un ruolo da comparsa, facendosi comunque trovare pronto.

Eppure sarebbe ingeneroso, oltre che riduttivo, limitarsi a considerarlo una riserva di lusso e poco altro. 

Contro la Salernitana, infatti, Spalletti ha scelto di puntare forte sul centravanti posizionale. La cosa gli è andata bene. Ma in fin dei conti c’era da aspettarselo, visto quanto Mertens sia stato abbandonato in balia degli eventi.

Indubbiamente, la qualità del gioco espresso dagli azzurri nel derby ha lasciato alquanto a desiderare: possesso palla lento e terzini timorosi nell’alzarsi con puntualità a rimorchio degli esterni, hanno allungato i reparti. Con la conseguenza pratica che il belga rimaneva costantemente in inferiorità numerica contro i difensori di Colantuono.

Il belga ha provato a sviluppare il suo calcio associativo, svuotando lo spazio centrale, nel tentativo di sottrarsi alle grinfie di Strandberg e Gyomber. A quel punto, tuttavia, saturare l’aria di rigore granata appariva davvero complicato.

Specialmente quando la squadra partenopea riusciva a giocare un due contro uno sulla destra, con Politano e Di Lorenzo, la combinazione finiva preda dei padroni di casa, che disinnescavano facilmente il cross, coprendo le linee di passaggio.

Così, la Salernitana assorbiva efficacemente questa situazione specifica, mettendo in ombra il taglio dell’esterno opposto. Approfittando pure dell’uscita di Ciro, nonché nel ritardo di Zielinski nell’accorciare a rimorchio all’altezza del dischetto.

Petagna non è solo fisico

L’impressione che il Napoli non potrà giocare alla stessa maniera contro chiunque è apparsa sin troppo evidente al cospetto di una Salernitana attenta e organizzata.

Spalletti, dunque, deve adattarsi e trovare altri modi per decidere le partite. In quest’ottica, la fisicità di Petagna, preponderante nel dominio del corpo a corpo con i difensori, è una risorsa unica all’interno dell’organico partenopeo.

Chiaramente, Andrea dovrà metterci del suo. Innanzitutto, palesare una maggiore mobilità per essere in completa sintonia con il resto della squadra, lui che quando prende posizione oppure interpone il corpo tra l’avversario e la palla diventa sostanzialmente impossibile da spostare di un millimetro.

Quindi, stimolarne la vena combattiva, esplorando la profondità con una palla lunga e tesa, affinchè possa addomesticarla, contribuendo a far salire la squadra, non può essere l’unica giocata in cui coinvolgerlo.

Confinare Petagna in questo alveo ristretto ne riduce l’utilità, soprattutto quando hai terzini dotati di gamba e piede educato, che potrebbero mettergli sulla testa un mucchio di cioccolatini da scartare…