Con l’amichevole contro la Spal, si conclude il ritiro del Napoli a Dimaro. Nel 4-3-3 di partenza, Garcia opta per un mix tra giovani di belle speranze, (ipotetiche…) seconde linee e “big”.

Il tecnico francese schiera inzialmente: Gollini; Zanoli, Ostigard, Juan Jesus, Mario Rui; Folorunsho, Demme, Elmas; Politano, Simeone, Zedadka.

L’approccio degli azzurri è subito ambizioso. Non solo il classico possesso qualitativo, ma anche prove di riconquista in alto del pallone. Con le dovute cautele legate ai carichi, quindi, si comincia a intravedere una certa pressione orientata sull’uomo. Scegliendo bene i momenti e le zone, perchè le dosi di glicogeno nelle gambe suggeriscono comunque una intensità moderata.

Nella prima frazione, da rimarcare un paio di giocate interessanti, che hanno ricordato i princìpi ispiratori della squadra vincitrice dello Scudetto. La ricerca del terzo uomo, che si inserisce dietro la linea di pressione avversaria. Situazione evidenziata un paio di volte a centrodestra, con Folorunsho che aggrediva lo spazio senza palla, sul movimento di Simeone ad accorciare verso il possessore. Sia esso Demme piuttosto che Zanoli, venuto a stringere dentro al campo. Un’altra soluzione già vista, il lancio diretto dalle retrovie, con cui Mario Rui stimola il taglio del centravanti, che svuota il cono di luce centrale, e riceve in profondità, isolandosi poi nell’uno contro uno sull’esterno. Ovviamente, questo tipo di pattern è ideale per connettere il terzino portoghese con uno scattista del calibro di Osimhen.  

Il Napoli è apparso poco incisivo, o meglio, ha tirato poco in porta. Bello un triangolo in fascia, che porta il tiro di Politano a sfiorare l’incrocio. E uno stop e conclusione immediata de El Cholito, stornata in angolo dal tuffo di Alfonso. Nel complesso, tuttavia, altissima la percentuale di possesso. Una bella novità, all’interno di uno scenario funzionale a mantenere il giropalla con continuità, è stata la capacità di ripartire in transizione. Un paio di contropiede potenzialmente mortiferi, non trasformati in conclusioni verso Alfonso semplicemente perchè gambe e testa non sono ancora connesse sulla stessa linea. A proposito del portiere estense, qualche bel cross dagli esterni prodotto dalla squadra partenopea, grazie alla spinta di Mario Rui, Politano o Zanoli, l’hanno chiamato in causa con uscite stilose, nonchè efficacemente tempestive, per ripulire l’area di rigore.

Per onor di cronaca, alla mezz’ora circa, Garcia è stato costretto al cambio in corsa, causa l’infortunio di Mario Rui, sostituito da Olivera.

Secondo tempo

Nella ripresa, l’allenatore del Napoli schiera: Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Obaretin, Olivera; Anguissa, Lobotka, Zielinski; Raspadori, Osimhen, Kvaratskhelia.

Anguissa è il solito cane, canta e porta la croce, come nella tradizione della mezzala di lotta e governo che ha spadroneggiato in mediana l’anno passato. Il timing di inserimento nell’azione dell’1-1 è perfetto, come la conclusione.

Veniamo al terzetto là davanti. Il georgiano non si piglia, pure se è calcio d’estate: dribbla, strappa in conduzione. E ancora, serve sopraffini cioccolatini, che la difesa della Spal contasta con enorme affanno. Inoltre, quando Kvaratskhelia decide di spostare la palla e immediatamente dopo cambiare ritmo, puntando il dirimpettaio, allora sono applausi. La presenza di Osimhen influenza la fase offensiva degli azzurri, visto che si muove come un tarantolato. Cerca lo spazio dove poter ricevere in isolamento, calcia in porta un paio di traccianti in diagonale. Va sù forte per la rovesciata spettacolare. Da non sottovalutare la voglia del nigeriano di associarsi coi compagni, specialmente Raspadori, posizionato all’esterno destro del tridente d’attacco.

Jack ha cercato di cucire la costruzione, ricevendo spalle alla porta e subito dopo aprendo sul alto opposto, cambiando gioco, per dare respiro alla manovra. Benino, ma non punta l’uomo, creando superiorità numerica, nemmeno se lo pregano in greco antico. Anche se è proprio l’ex Sassuolo a esaltare la reattività di Galeotti. Prima con un sinistro incrociato, un attimo prima del pareggio. Poi con un movimento ad accentrarsi, e conclusione mancina dopo scambio nello stretto, respinta a fatica da Meneghetti.

Piccole contrattempi

E veniamo alle dolenti note. Se può esserci qualcosa di dolente in un’amichevole estiva. Il gol di Filippo Puletto è chiaramente macchiato da una leggerezza generale nell’approccio alla palla inattiva. E’ vero che la punizione era almeno a cinquanta metri dalla porta, ma il ragazzino – 19 anni compiuti a maggio – calcia letteralmente indisturbato, pescando fuori dai pali Meret e sorprendendo un indolente Lobotka, nell’occasione tardo a leggere le intenzioni dell’avversario e mettersi davanti alla palla.

Il diluvio che si è abbattuto sulla Val di Sole nel finale rende problematico mantenere le distanze. Così, prima Meneghetti ferma in qualche modo Osimhen lanciato a rete, uscendo a valanga tra i piedi del centravanti azzurro. Poi Meret vola sulla botta dalla distanza di Saiani.

Infine, da monitorare pure Lobotka, che ha lasciato il campo a Coli Saco poco prima del fischio finale.

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