Meret: 6

Spettatore non pagante, come da consuetudine. In ogni caso, sempre reattivo sulle uscite alte. Nulla può sulla mazzata di Vecino, davvero imprendibile.

Di Lorenzo: 6,5

Provvidenziale all’alba della partita, quando leva tempestivamente dalla porta una deviazione che stava facendo terminare beffardamente la sfera in fondo al sacco. Il Napoli tendenzialmente non rinuncia mai a costruire dal basso, perchè l’interazione tra i centrali ed il capitano consente di sfruttarne appieno le sue conduzioni palla al piede, oppure le progressioni senza palla. D’altro canto, il terzino arricchisce il match con sovrapposizioni interne, che aumentano ulteriormente le armi offensive degli uomini di Spalletti. Uno degli ultimi ad arrendersi, rimane lucido fino al 90’.

Kim: 6,5

Dimostra di possedere una chiara visione della sua mission difensiva. Il coreano là dietro è talmente importante da rendere il lavoro di reparto subalterno alla sua lettura dei vari scenari. Nessun dubbio sulla scelta da fare, specialmente quando rompe l’allineamento e segue Immobile come un segugio da tartufi fin dentro l’altra trequarti, arrivando sempre ad anticiparlo.  

Rrahmani: 6,5

Rimane incollato alla linea immaginaria che lo tiene insieme a Immobile, che si scambia con Kim. In un sistema che richiede ai due centrali di pensare come un corpo unico, prendere conseguentemente decisioni coordinate, il kosovaro mostra tutte le sue qualità. Come in un effetto domino, assorbe i movimenti in profondità di Milinkovic, oppure esce alto, andando a prendere il centravanti della Nazionale italiana. Che effettivamente, la vede poco, e incide ancor meno sulla pericolosità offensiva della squadra di Sarri.

Olivera: 6

Generalmente, quella zona di campo permette materialmente agli azzurri di bypassare le linee di pressione avversaria, appoggiandosi direttamente su Osimhen con un lancio lungo. Mancando Mario Rui, però, bisogna riciclare il binario sinistro. Il repertorio dell’uruguagio va oltre le classiche percussioni laterali, con cui mira (senza riuscirci…) ad abbassare le velleità propositive di Felipe Anderson. Tuttavia, il brasiliano è sfrontato e dunque bisogna mantenere un atteggiamento prudente.

(dal 93’ Zedadka: s.v.)

Garbage time e null’altro.

Anguissa: 5,5

Per la squadra partenopea è complicato avere uno sviluppo pulito in costruzione, dovendo eludere il pressing biancoceleste. Del resto, fraseggio sul breve e rotazioni a centrocampo sono il segreto del possesso qualitativo espresso dalla mediana di Spalletti Tenta il camerunese a far saltare il banco e garantire maggiore fluidità. Ma le sue giocate, seppur generose, restano minimali. In effetti, quando Luis Alberto lo pressa, lui indietreggia con un controllo orientato e prova a creare lo spazio per cambiare gioco. Talvolta si abbassa addirittura tra i centrali per generare situazioni di palla scoperta. Tuttavia, fisicità e scaltrezza non compensano una certa mancanza di lucidità.

(dal 70’ Elmas: 5,5)

L’impressione è che voglia strafare, ergersi a supereroe solitario e quindi fa errori grossolani che generalmente non commette.

Lobotka: 6

Superfluo dibattere sulla reale imprescindibilità dello slovacco nel calcio prodotto dagli azzurri. Un pivote “pensante”, capace di adattarsi alle molteplici diversità che caratterizzano la gara: dagli avversari, all’interpretazione del gioco con e senza pallone. Ergo, vedere che non gli riescano le giocate preordinate con cui cannibalizza la centralità della manovra lascia presagire momenti funesti. Tenta la costruzione paziente, però il posizionamento della Lazio satura ogni spazio vitale. Così, prova a innescare i giocatori offensivi, con largo utilizzo del cambio gioco, ribaltando sul lato debole. Ma concretizza con bassi ritmi. Che ovviamente consentono alla Lazio di posizionarsi sottopalla.  

(dal 80’ Simeone: s.v.)

Cambio della disperazione, incide poco o nulla.

Zielinski: 6

Ha avuto la sensibilità di inserirsi da trequartista atipico, soprattutto quando si allargava per ricevere negli half spaces. Un contesto che permetteva l’occupazione dei mezzi spazi alle spalle di Milinkovic. Ovviamente, non sono mancati i momenti in cui sfruttava intelligentemente i suoi piedi educati per scendere fin dentro la mediana per collaborare nella gestione della palla. Tutte situazioni che avrebbero meritato una migliore rifinitura, se i compagni attorno a lui avessero palesato il medesimo dinamismo. Sulla rasoitaa di Vecino, forse avrebbe potuto attaccare lo spazio davanti a sé con un pizzico di cattiveria agonistica in più.

(dal 80’ Ndombele: s.v.)

Sembra sempre che una gli riesca bene e cento ne sbagli.

Lozano: 5,5

Ala fumosa e non proprio sofisticata nel risalire il campo rapidamente. Fonda la sua partita sui proverbiali strappi, ma non riesce a brutalizzare la fascia come spesso ha fatto nelle ultime settimane. El Chucky prova a sfilare via in velocità. Tuttavia, Hysaj lo contiene, cercando il contatto fisico e le marcature preventive.

(dal 70’ Politano: 5)

Si accentra da destra, naturalmente portato a tagliare internamente, giocando a piede invertito, per creare soluzioni di passaggio o, in alternativa, liberare spazi per Di Lorenzo. Peccato che svolga in maniera pigra i compiti affidatigli, in teoria, molto più vari di quelli assegnati al messicano.

Osimhen: 5,5

Romagnoli è un marcatore arcigno e riesce a contenere la volontà del nigeriano di incidere sulle sorti della partita. Il capitano della Lazio progressivamente prende le misure. Lo anticipa, a mandandolo fuori emotivamente, fino ad annullare l’avversario diretto. Eppure, il centravanti azzurro ha un lampo e trova lo spazio per creare separazione e staccare di testa, centrando la traversa.

Kvaratskhelia: 5

Nonostante il Napoli abbia una identità granitica, ci sono dei momenti della partita che avere un problem solver in grado di creare superiorità numerica attraverso il dribbling risolve qualsiasi evenienza. Al georgiano finora era bastato un dito per prendersi tutto il braccio. Così, i compagni si rivolgono a lui per scardinare l’organizzata difesa di Sarri, che non permette una efficace rifinitura per vie centrali. La creatività e il talento dell’esterno sinistro dovrebbero convertire in azioni potenzialmente pericolose lo spazio minimo concesso da Marusic. Ma veicola la sensazione che tutto gli risulti complicato e sotto ritmo. Inoltre, regala praticamente l’assist a Vecino per il gol vittoria: mai giocare una palla del genere all’interno del campo.

Allenatore Spalletti 5

Dopo settimane passate a mostrare quanto fosse fruttuoso il possesso, oggi l’atteggiamento del Napoli s’è dovuto adattare a lunghe fasi di difesa posizionale. Questo non vuol dire che l’Uomo di Certaldo abbia abdicato, rinunciando allo stile funzionale a dominare con il giropalla. Magari ha solo accettato di essere un pragmatico calcolatore, che trae benefici dal talento dei suoi giocatori più in forma. Nondimeno, appare evidente che Sarri lo abbia incartato bellamente, chiudendo ogni spazio.

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