Il c.t. Roberto Mancini, alla continua ricerca di talenti da mettere a disposizione dell’Italia, ha convocato per uno stage Giuseppe Ambrosino. Due giorni di allenamenti a Coverciano, oggi e domani, per il ragazzo cresciuto nel vivaio del Napoli, che lavorerà nel primo gruppone di 33 calciatori, quasi tutti di Serie B, destinati poi a raggiungere le squadre di appartenenza per preparare al meglio le gare della diciannovesima giornata di campionato, in programma il 26 dicembre.

Appena sabato scorso Ambrosino ha segnato la prima rete da professionista con la maglia del Como, dov’è andato in prestito questa estate. Dopo aver trascorso, però, la parte iniziale della stagione praticamente in naftalina. Una situazione neanche tanto paradossale, ovviamente, non per le qualità cristalline dell’ex centravanti della Primavera partenopea, veramente devastante l’anno passato contro i pari età. Ma la batteria di attaccanti arruolata dai lariani – Cutrone, Mancuso e Cerri – rappresenta davvero un lusso per la cadetteria. Così, almeno finora, il 19enne originario di Procida s’è dovuto mestamente accomodare in fondo alla panchina, attendendo con pazienza che arrivasse l’opportunità giusta.

Indimenticabile, la prima volta

Eppure, soltanto chi non aveva mai visto Ambrosino mettere letteralmente in ginocchio i suoi coetanei, rivedendo il gol rifilato alla Ternana, ha avuto un moto di stupore. In effetti, appare davvero complicato non lasciarsi prendere dall’entusiasmo guardarlo intuire anticipatamente lo sviluppo dell’azione che si stava svolgendo nell’area umbra, andando successivamente ad impattare l’attrezzo, perfettamente coordinato.

Difficile non emozionarsi un pochino nel constatare la calma che trasmette quando gli arriva la palla. La naturalezza con cui orienta il corpo sapendo già cosa fare, ne certificano la purezza dei fondamentali tecnici. Caratteristiche che hanno solamente quelli nati con un senso speciale per la porta avversaria.

In definitiva, gioca a una velocità mentale tale da far brillare i suoi piedi educati, associandoli ad una fisicità non indifferente, sfiorando i 190 cm, che gli consente di reggere senza alcuna remora l’impatto nel passaggio tra il calcio giovanile e quello professionistico. 

Futuro da decifrare

Naturalmente su un attaccante del genere bisogna fare una doverosa premessa, avendo messo praticamente piede tra i “grandi” da pochi mesi. Per questo motivo, magari, desta curiosità la mossa di Mancini di chiamarlo, ancor prima che la sua squadra di club gli garantisse la titolarità. Una mossa giustificabile esclusivamente con le grandi potenzialità palesate con la Nazionale Under 20.

Insomma, in questi giorni il futuro sta venendo incontro ad Ambrosino, che dal canto suo, sembra volerlo guardare intensamente dritto negli occhi.

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