Ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu“: questa strofa della canzone “Sogna ragazzo sogna” di Roberto Vecchioni esemplifica l’eredità lasciata da Sarri ad Ancelotti. Quella “poesia” non è stata completata a causa delle nefandezze di Orsato in Juve-Inter, ma anche quest’anno il titolo andrà probabilmente ai bianconeri. C’è da dire tuttavia che l’obiettivo dell’ingaggio di Ancelotti non era ossessivamente la vittoria dello scudetto, ma quello di un’ulteriore crescita.

Il Napoli punterà piuttosto a fare bene in tutte le competizioni, arrivando in scioltezza nelle quattro (il secondo posto non dovrebbe sfuggire) in campionato, provando a fare un bel percorso nelle coppe europee e puntando a vincere la Coppa Italia. Alla luce di questa situazione, Carlo Ancelotti ha deciso di ampliare il numero di calciatori su cui puntare.

In molti facevano parte dell’ala scettica relativamente alla qualità degli interpreti. Altri criticavano Sarri per lo scarso utilizzo dei rincalzi. C’è tuttavia da fare una riflessione che “scagiona” quasi del tutto Sarri ma, allo stesso tempo, premia la scelta di Ancelotti. Con Sarri l’obiettivo era lo scudetto, in coppa si è scelto di puntare su più riserve e, inoltre, la qualità della rosa era inferiore a quella attuale. Adesso c’è Milik a pieno regime e tornerà anche Ghoulam. Ancelotti sta inoltre contando su Malcuit e Verdi, tra gli altri. Ounas e Rog sono inoltre più adatti al suo tipo di gioco, ragion per cui il tecnico di Reggiolo li vede nelle rotazioni.

Rotazioni che sono più semplici per vari motivi. In primo luogo, il triennio sarriano ha consegnato calciatori nettamente cresciuti e ora finalmente alcuni elementi sono pronti per giocare a certi livelli. In secondo luogo Ancelotti sa che lo scudetto è un obiettivo, ma resta difficilissimo, visto il percorso della Juve, che ora conta anche su Cristiano Ronaldo. Questo gli consente di lanciare calciatori, con rischi calcolati, senza l’assillo di poter perdere punti che a fine campionato potrebbero rivelarsi fatali. In terzo luogo, i problemi di gioco delle altre candidate alla Champions e i punti persi da queste ultime fanno sì che il Napoli sia in una botte di ferro. Qualsiasi osservatore competente a inizio campionato dava possibilità vicine allo zero che il Napoli potesse finire fuori dalle quattro. Adesso i punti sono 18 e nelle prossime 11 partite ben 8 saranno ampiamente alla portata.

Sarri era un tecnico che faceva un lavoro certosino e maniacale, con movimenti precisi come un IWC Schaffhausen, per citare una marca prestigiosa di orologi svizzeri. La sincronia di squadra lasciava a bocca aperta. Questi movimenti così perfetti, frutto delle direttive di un maestro di calcio, prevedevano interpreti specifici, le varianti non potevano essere tante, ragion per cui qualche elemento non adatto finiva per giocare di meno.

Ancelotti è meno maniacale su questo aspetto, ma è più pratico e “ficcante”. Il gioco è meno sincronico, ma offre ancora più soluzioni. Non dimentichiamo tuttavia che il Sarri 2.0 aveva vinto tante partite sporche. Ancelotti ha preso alcune prerogative del gioco sarriano (compagni sempre in supporto, tagli verso l’esterno, triangoli continui), ma ha impresso il suo marchio di fabbrica. Il Napoli verticalizza di più e fa più cambi di gioco.

Riallacciandoci a questo punto, posso dire che le scelte di formazione dimostrano l’essere camaleontico di Ancelotti. Il tecnico più titolato al mondo è capace di cambiare otto giocatori tra due partite. Qualche ripercussione in termini di gioco c’è, ma la qualità è talmente ampia che riesce a venire a capo delle partite. Contro la Sampdoria Ancelotti ha esagerato, ma negli altri match è stato abilissimo. Questi cambi continui consentono agli azzurri di avere una squadra sempre fresca… e poi confondono anche gli avversari!

 

A cura di Vincenzo Di Maso

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