E’ innegabile che Victor Osimhen stia attraversando un periodo di forma straordinario. A testimoniarlo, non solo i gol, ma il contributo tattico che il nigeriano sta garantendo al Napoli, consapevole che non sempre si può giocare con la leggerezza di chi sbrana la profondità, alla stregua del ghepardo affamato.
Non a caso, incute un timore debordante, emotivo prim’ancora che meramente calcistico in chiunque sia destinato a doverne curare la marcatura. Obbligato, quindi a fare i conti con la sua velocità straripante.
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Gol e movimenti senza palla
In termini di movimenti senza palla e connessioni con i compagni, il numero nove in maglia azzurra si dedica ad un lavoro oscuro e imprescindibile, che sfianca le retroguardie avversarie.
Che, ovviamente, si comportano di conseguenza, mettendogli puntualmente un difensore abbarbicato alle caviglie. E nel caso dell’Empoli, pure un centrocampista pronto a raddoppiare. Una situazione funzionale – almeno teoricamente – a inaridire la pericolosità offensiva dell’attaccante partenopeo. Che, invece, la gira a suo vantaggio, rendendosi utile diversamente.
La morale della favola si concretizza in poche opportunità concesse a Osimhen di ricevere nella sua posizione preferita, ovvero faccia alla porta. Ieri Luperto, non esattamente un centrale noto per inconsistenza e morbidezza nei duelli individuali, talvolta è riuscito a vincere la sua personalissima battaglia.
Eppure, ogni qual volta il sistema difensivo empolese collassava, l’ex Lille riusciva comunque a fornire un appoggio per far progredire in avanti la manovra, giocando sostanzialmente di sponda, tipo centroboa nella pallanuoto.
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Osimhen spot generazionale
Dimostrando una maturità ormai acquisita, il centravanti del Napoli ha imparato a crearsi lo spazio con intelligenza. Seppur in modo diverso rispetto a quando può andare immediatamente in verticale, facendo a sportellate. Al punto da lasciare sul posto il marcatore diretto.
Tuttavia, quando si parla di Osimeh, troppo spesso si rispolvera il classico ritornello, che mira a sminuirne le potenzialità da Top Player, dei (presunti…) limiti sul piano strettamente tecnico. Un argomento, quello delle abilità nei fondamentali, che non è più spendibile. Dal momento che la cura Spalletti ne ha affinato terribilmente il rapporto con l’attrezzo ed in contatto piede/palla.
Bisogna accantonare questa sorta di pregiudizio ideologico, sdoganando pure le dicerie che lo vorrebbero egocentrico e accentratore. A certificarne il cambiamento, l’assist servito a Elmas meglio piazzato, contro l’Atalanta.
Insomma, non avrà l’eleganza ideale di taluni attaccanti moderni, tipo Benzema o Luis Suárez. Nondimeno è destinato a caratterizzare le prossime stagioni, rientrando a pieno titolo nell’alveo ristrettissimo dei centravanti generazionali. Cioè, quelli che costringono gli allenatori a scervellarsi per preparare idonee contromisure per tentare di limitarne l’efficacia.
Osimhen appartiene sicuramente a questa categoria…
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