Si dice che una partita di calcio diventa davvero bella quando nasconde il contorno.

La guardi, ti diverti e ti distrai a guardare il pubblico.
Il protagonista è il pallone ed il resto sono comprimari. L’arbitro si assenta, gli allenatori restano seduti in panca e lo spettacolo è dei calciatori.

Spalletti in panca, in dolce disparte, proprio non può restarci. Vive da tarantolato il match e le sue espressioni fanno il giro delle tv.
Una “rissa” bonaria continua con quarto uomo e collaboratori a tenerlo.
Stile Gattuso.
A gara finita, si rilassa e come sempre veste i panni del filosofo incazzato.
Per chi ama il genere cercare Massimo Cacciari.

È il ruolo che gli riesce meglio e che si è cucito addosso perfettamente. Il personaggio scavalca la persona.

Vincere o perdere non conta, ama la contesa in sala stampa. “Io so io” diceva il marchese del Grillo, di Sordi.

È vero però che non le manda a dire. Schietto e pungente. Non fa nomi ma è esplicito.
Il Napoli 5.0 ieri, come spesso sta accadendo tra campionato e Champions, vince le sue gare con la panchina.

Chi entra è più affamato di chi parte titolare e chi parte da principio accetta di buon grado il mix. Ieri Osimhen, a Milano Simeone insieme ad altri costituiscono il tesoretto del Napoli 5.0.

Guai a chiamarli panchinari o comprimari, Spalletti li definisce, titolari da 30 minuti.

In quei 30 minuti sono a tutti gli effetti protagonisti del lavoro della squadra e di quello dell’intero gruppo. Giovani, affamati e vincenti.

A domanda specifica, il burbero Luciano, ha sottolineato come il Napoli 5.0 fosse lo “stesso” dello scorso anno. Quel che pare possibile oggi doveva e poteva accadere lo scorso anno. Differenza sostanziale, la disponibilità.

“È difficile spiegarlo a calciatori esperti”.

Della serie, come faccio a dire ad Insigne, Fabian e Mertens sedetevi in panchina?
Come faccio poi ad utilizzarli per 30 minuti se non ho la loro piena disponibilità?

È senza alcun dubbio più semplice dirlo a Gaetano, Elmas, Demme e Sirigu.
Molto più complicato tener Meret incollato alla panchina preferendo Ospina.
Dinamiche da spogliatoio, da gruppo ambizioso e che ha gran fame di vittorie.

A Luciano il compito di gestire l’appetito di tutti.