Si aggiunge un nuovo mistero sul caso Donnarumma. Il portiere del Milan annuncia di aver subito un “attacco hacker” sui propri account e di aver deciso quindi “di chiudere i social”. Donnarumma aveva poco prima affidato a Instagram i suoi pensieri, aprendo alla possibilità di “rinnovare il contratto con il Milan” dopo gli Europei Under21, mentre nel pomeriggio aveva scritto un post su Twitter, spazzando via le voci su presunti screzi con il suo agente Mino Raiola, che a sua volta sempre su Twitter in serata aveva scritto in inglese: “Donnarumma x Haters 1-0. E adesso?” Il Milan per ora rimanda al giocatore ogni tipo di delucidazione.

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(li.fe.) Fino a pochi anni fa era tutto più semplice. Quando ci si pentiva della parole dette, bastava dire che il giornalista si era inventato tutto. Adesso poiché la comunicazione avviene sui social, in via diretta, senza mediazione, la possibilità di dare la colpa ai giornalisti non esiste più. Raiola, ops Donnarumma, ha detto che quello che è stato scritto sul suo profilo non è farina del suo sacco, ma di un hacker. A dire il vero, almeno a livello personale, non avevo pensato che fosse farina del suo sacco. Ma non pensavo che Raiola fosse un hacker…
Diciamoci la verità: questa vicenda ha stancato i tifosi del Milan ed adesso sta stufando anche il resto del mondo. Il meno responsabile è il ragazzo. Stiamo parlando di un ragazzino di 18 anni. I suoi coetanei scrivono al massimo di amore eterno (sapendo che non è così) parlando dell’amichetta del momento. Questo ragazzo, che è un fenomeno tra i pali, resta un ragazzo.
La colpa però non è di Raiola. Raiola di mestiere fa il lupo cattivo, lo sanno tutti. Dal suo punto di vista è onesto. Quando Hamsik non volle seguirlo disse che era un deficiente, che non aveva capito nulla della vita. Raiola ha valori che possono piacere o non piacere, ma non fa nulla per fingersi diverso. La colpa nel caso di Donnarumma è dei genitori che avrebbero il dovere di aiutare il loro bambino (quello che fino a qualche tempo fa piangeva se non vedeva la mamma dietro la porta) a vivere la sua adolescenza come un ragazzo normale, sia pure fenomenale quando gioca a pallone. Invece di proteggerlo lo stanno vendendo come una puttana qualsiasi. Il paragone è perfetto: ci sono genitori che “vendono” le figlie, facendole diventare a 13/14 anni top model, ricche ed infelici.
A 18 anni si ha il diritto di giocare, non il dovere di essere professionisti. A Gigio i suoi genitori hanno negato la gioia dell’infanzia mandandolo nelle fauci del lupo cattivo.

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