La scuola al tempo del Coronavirus. Didattica a distanza: a che punto è? Se i ragazzi non vanno a scuola è la scuola che va dagli studenti. Perfetto, tutto bello. Ma questo “slogan” è uguale per tutti? Non tutti i ragazzi vengono raggiunti, non tutti hanno uno strumento idoneo per continuare nella loro formazione didattica e non tutti i docenti sono pronti a questa innovazione tecnologica. Ma soprattutto lo sono i ragazzi nell’affrontare questo cambiamento epocale? Lo sono queste giovani vittime della pandemia, che sta seminando morte in quasi tutte le famiglie? Sono in grado di superare questo drammatico momento, di avere la giusta concentrazione per continuare il programma scolastico, costretti a vivere 24 ore su 24 nelle proprie abitazioni, luoghi ormai di quarantena?. E il programma scolastico è idoneo, adeguato per accompagnarli in questi mesi di angoscia, di restrizioni, di limitazioni della loro libertà? E’ opportuno, giusto pensare da parte delle istituzioni scolastiche di dare un esito a tutti gli sforzi che si stanno facendo, non tenendo conto della complessità dell’azione socio pedagogica dettata dal momento? Senza dimenticare che occorre trovare una soluzione uguale per tutto il Paese. Sarebbe un problema dire che si passa all’anno successivo, dobbiamo per forza avere bocciati e promossi? In questa situazione non devono esserci né vinti né vincitori. Si pensi per un attimo al campionato di calcio: come altri tornei sportivi: è stato sospeso e per ora non si sta pensando a chi ha vinto o perso…

Renato Rocco

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