Non può essere presunzione, Garcia non è uno sprovveduto. Non può trattarsi di arroganza tecnica, Garcia ha una buona visuale dalla panchina. Nemmeno è possibile immaginare che il nuovo allenatore, voglia cambiare il carattere di questo gruppo, sarebbe pura cecità.
Vista dall’esterno, soprattutto seguendo le conferenze post gara, pare che il Francese, si stia intestardendo.
Una sorta di braccio di ferro casalingo.
Della serie “Qui comando io”.
Vuol dare il suo volto a questo Napoli. Quasi vuole imporlo. Senza quasi.
Nulla di particolarmente scabroso se non si trattasse della squadra campione d’Italia e che pur rigenerandosi ogni anno, ha sposato un diktat.
Fare gioco, creare occasioni, attaccare. Insomma Giocare.
Il blocco basso che ha sdoganato Meret nel post gara, è una antitesi.
Il gruppo ci appare serio, molto serio. Nonostante le evidenti ed inaspettate difficoltà, nessuno si è fermato. Nessuno si è tirato fuori, anzi.
Il guaio è che per il gruppo funziona un po’ come in mare. Il singolo nulla può contro una formazione plurima. Il singolo è al servizio del gruppo e mai il contrario.
Dinamiche dominanti, caro mister Garcia.
A beautiful mind, John Nash e l’ integrazione delle teorie economiche di Adam Smith.
Mister, le mando il curriculum?
Ironia.