Finalmente Euro2024 entra nel vivo, con il primo quarto di finale tra Spagna e Germania. A Stoccarda si affrontano due tra le grandi favorite per la vittoria: semplicistico derubricare la sfida tra l’organizzazione tattica dei tedeschi e l’intensità iberica col pallone. Magari i padroni di casa non rubano l’occhio rispetto alla creatività palesata dalle Furie Rosse. Nondimeno, sono una squadra concentrata e solidissima. Dal canto loro, gli spagnoli eseguono il piano gara con grande dedizione, funzionale però a esaltare i giocatori più talentuosi. In primis, Lamine Yamal e Nico Williams.  

In patria, per questa coppia di esterni ipercinetici a tratti veramente devastanti, è scoppiata una sorta di infatuazione collettiva, capace di trasformarli negli idoli dei tifosi. Figli di immigrati – ergo, spagnoli di seconda generazione -, cresciuti in club dall’indole ideologicamente indipendentista (Barcellona e l’Athletic Bilbao), rappresentano il volto nuovo della nazionale di De La Fuente. La cui filosofia è sicuramente diversa da Luis Enrique, che pretendeva uno sviluppo maggiormente associativo. Mentre chi ne ha ereditato la panchina preferisce un calcio più elementare, che prevede riaggressione immediata dopo la perdita del pallone e rapide ripartenze ogni volta che se ne presenta la possibilità.

Williams è un destro che gioca a sinistra. Dall’altra parte, schierato sempre a piede invertito, c’è il mancino Yamal. Entrambi armoniosamente compatibili, nonchè totalmente a loro agio nello stretto. Nient’affatto fumosi o inconcludenti, diventano letali combinando velocità e abilità nel saltare l’uomo. Indubbiamente, sono un vantaggio competitivo per la Roja, perché non si limitano a ricevere sulla linea laterale, isolandosi in situazione di uno contro uno. Che poi sbloccano con dribbling secchi e mortiferi, generando superiorità numerica. Ma spesso sono attivati con un’azione estemporanea, cioè venendo dentro al campo per avere palla. Tagliando verso il centro, sbloccano spazi congestionati e densità sottopalla.

Nico che rende la partita di Giovanni Di Lorenzo un vero incubo e Lamine assoluto protagonista contro la Croazia rimangono la più bella fotografia di come questi ragazzini siano diventati il simbolo dell’Europeo.

La fluidità della Germania

Nagelsmann dovrebbe puntare sulla fluidità posizionale, che converte il 4-2-3-1 di partenza nel 3-2-5 con cui attacca. L’idea è quella di facilitare la manovra facendo scivolare Kroos in mezzo ai centrali. Alzando contemporaneamente i terzini. In particolare Kimmich, abituato ad agire anche da metodista. Con un portiere dai piedi educatissimi del calibro di Neuer, la risalita della palla dal basso diventa sistematica. E se non viene contrastata efficacemente col pressing ultraoffensivo, che forza al lancio lungo, permette di avere linee di passaggio pulite verso Gündogan. Il principio rimane scambiare sul breve: il “turco” si muove incontro e ricicla il possesso, così da portare il pallone in zona di rifinitura. Dove Havertz ispira i movimenti di raccordo, oppure Musiala e Wirtz esplorano la profondità.

A proposito dell’approccio proattivo dei tedeschi: i terzini così alti sul campo evidenziano talvolta una lacuna strutturale della squadra di Nagelsmann. Nella fase di non possesso la Germania espone Rüdiger e Tah alle transizioni avversarie. Una giocata che la Spagna potrebbe volgere a suo favore. Specialmente se le verticalizzazioni nello spazio sono precedute dalle sponde di un centravanti dinamico tipo Morata. Il suo lavoro in appoggio, infatti, è ideale per mettere gli offensive player che lo supportano nelle migliori condizioni per inserirsi da dietro, senza palla.

Tuttavia, la voglia di avere giocatori offensivi tatticamente flessibili, in grado quindi di aggiungere imprevedibilità come Havertz, che parte nominalmente da falso nueve, ma non è ancorato a un sistema predefinito di spostamenti, ha in sé i prodromi di un’intenzione più ampia. In questo scenario, Nagelsmann ha deciso di attribuire al giocatore dell’Arsenal un ruolo ibrido. Ossia, consentirgli di fluttuare tra le linee, saturando contemporaneamente con Musiala e Wirtz i corridoi intermedi. Così da stimolarne l’intelligenza nelle letture.

L’importanza di Havertz

Ecco, guardando le partite disputate finora dalla Mannschaft si nota la feroce determinazione dei tedeschi nel rinunciare a fette consistenti del proprio egocentrismo calcistico, per rendere più brillare quello dei compagni. Un contesto dove Havertz, Musiala e Wirtz decodificano i movimenti difensivi degli avversari, in modo da creare spazi. Sia nella trequarti altrui, dove Havertz generalmente si sfila, attirando fuori posizione i centrali. E lasciando uno spazio che viene rapidamente occupato da Musiala o Wirtz. 

Ma anche consolidando il giropalla, collaborando con Andrich e Kroos. Quando il pallone lo gestiscono i due mediani, Havertz comincia a scivolare verso il basso e appena il possesso sembra ristagnare nel cerchio di centrocampo, contribuisce a formare un trio di costruzione. In pratica, riceve lo scarico da uno; gioca a specchio, appoggiando all’altro. Da lì in poi, lo sviluppo è situazionale: si può imbucare, oppure riciclare il possesso con l’aiuto dei terzini.

In definitiva, se oggi Spagna e Germania, seppur percorrendo strade diverse, cercano il pass per affermarsi definitivamente nel gotha europeo, molti meriti vanno riconosciuti alla qualità dei suoi interpreti principali. Non resta quindi che godersi la partita.

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