Delle semifinaliste a Euro2024, l’Olanda sembra quella che si è intrufolata rispetto ai favori dei pronostici della vigilia. Quasi imprevisto, dunque, l’accesso tra le migliori quattro del torneo. Una sorta di pregiudizio, inizialmente legato a un gruppo di qualificazione potenzialmente accessibile, considerando che comprendeva Francia, Grecia, Irlanda e Gibilterra. Gli Oranje, invece, hanno conquistato l’accesso alla rassegna continentale soltanto alla penultima partita, vincendo di misura ad Amsterdam, contro l’Irlanda (1-0). Però avevano perso in malo modo entrambi i confronti con Les Bleus.

A fare la differenza, allora, le due vittorie nelle trasferte di Dublino e Atene. Che comunque non hanno affievolito l’idea che l’Olanda fosse una nazionale di seconda fascia. Che fa fatica terribilmente a tornare agli antichi fasti. Ad avvalorare questa sgradevole sensazione ha contribuito poi il gioco non particolarmente brillante palesato finora. Così da superare la fase a gironi solo grazie alla formula che metteva in salvo anche le migliori terze. Prima di rimontare la Turchia in poco più di 5′, infatti, aveva perso con l’Austria, pareggiato coi francesi e sconfitto solamente Polonia e Romania. Non esattamente due Top Team. Insomma, fino ai quarti, la squadra di Ronald Koeman, tornato al comando delle operazioni dopo l’ennesima parentesi Van Gaal, è apparsa in perenne difficoltà.

Oggi è cambiata radicalmente la sostanza. I “Tulipani”, pur non avendo chiarito ancora del tutto il loro reale valore, sono andati oltre le più rosee aspettative. Quindi, lo scetticismo che li circondava s’è progressivamente trasformato in fiducia per l’opinione pubblica. Che ormai li reputa un pericolo concreto, capaci di arrivare in fondo alla manifestazione.

Gli equilibri dell’Olanda

La fisionomia con cui l’Olanda dovrebbe affrontare l’Inghilterra prevede il sistema di base 4-3-3. Con una interpretazione tattica magari meno propositiva di quello che preferirebbe Koeman. A garantire idonea copertura, del resto, provvede un centrale del calibro di Aké, posizionato da laterale a sinistra. Poiché sul versante opposto agisce Dumfries, efficacissimo quando può ricercare la profondità. Un leader emotivo come Van Dijk permette di dare solidità centrale alla retroguardia. Ad affiancarlo, un compagno di reparto tipo De Vrij, bravissimo nelle letture difensive.

Tenendo presente che gli infortuni di Frenkie De Jong e De Roon avevano obbligato il c.t. olandese a depennarli dalla lista dei convocati già prima di partire per la Germania, Koeman ha ridisegnato il centrocampo. Orfano di un regista tradizionale, sfrutta al meglio le caratteristiche di Schouten, idealmente portata alla costruzione del gioco. Ad occupare lo slot di mezzali, Reijnders nel corridoio intermedio destro. E Xavi Simons nel mezzo spazio mancino. Il milanista sa fare tutto piuttosto bene. Ergo, collabora sagacemente nel gestire il pallone e consolidare il possesso. Mentre il centrocampista del PSG, nell’ultima stagione in prestito al RB Lipsia, gode di una certa libertà, facendosi vedere sia sotto la linea della palla che nella trequarti altrui, per ricevere e dopo lavorare in funzione della posizione di compagni e avversari.

L’incognita maggiore risiede nel portiere. Dal 2020 si sono alternati tra i pali dell’Olanda un mucchio di “numeri uno”. Nessuno davvero affidabile. Verbruggen ha palesato tutta la sua inadeguatezza contro la Turchia: sull’angolo battuto da Arda Güler, l’estremo difensore del Brighton s’è fatto fregare dalla traiettoria assassina impressa alla palla dal talento del Real Madrid, che l’ha tagliato fuori sul secondo palo, favorendo l’inzuccata di Akaydin. Ma piazzamento e uscita sono stati quantomeno rivedibili.

Gakpo ancora di Koeman

In avanti le gerarchie sono abbastanza definite. Accanto a Depay, centravanti titolare, nonostante difetti di cinismo negli ultimi sedici metri, gli esterni Bergwijn e Cody Gakpo andranno costantemente alla ricerca della verticalità. Proprio quest’ultimo merita un discorso a parte. Non appaia offensivo per il resto dei calciatori che compongono la rosa di “Arancia Meccanica”, ma gli vanno riconosciuti grossi meriti se l’Olanda è arrivata in semifinale. Autore di tre gol, un ruolino di marcia che lo ha proiettato al primo posto nella classifica marcatori, insieme a Schranz, Mikautadze e Musiala, al Liverpool è stato vittima di un equivoco tattico. Klopp l’ha schierato prevalentemente alle spalle della prima punta. Tuttavia, supportare centralmente il vertice dell’attacco è un ruolo che non gli si addice.

In effetti, Gakpo preferisce esprimersi da esterno sinistro, a piede invertito. Da quella matonella, punta l’avversario diretto e crea superiorità numerica attraverso il dribbling, stringendo verso l’interno del campo col destro. Risultando talvolta letteralmente immarcabile.       

Insomma, pur essendo lontana parente dello squadrone che nel quadriennio ‘74/78 cambiò radicalmente la percezione del calcio totale, e “cugina di secondo grado” dei Campioni d’Europa nell’88, guarda caso proprio in Germania, l’Olanda di Koeman vuole estromettere l’Inghilterra dalla finalissima.

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