Momento complesso per Sassuolo e Napoli, che si sfidano per il recupero della ventunesima giornata, rinviata causa Supercoppa. I neroverdi, diciassettesimi in classifica, ormai pienamente risucchiati nella lotta salvezza, sono reduci da due ko di fila. L’ultimo, contro l’Empoli, fatale per Dionisi, poi esonerato. Soluzione interna per il match di oggi, con l’allenatore della Primavera, Emiliano Bigica, a guidare la squadra contro i Campioni d’Italia. Avendo appena cambiato tecnico, in casa emiliana si aspettano almeno una reazione emotiva dal gruppo. Gli azzurri non se la passano meglio. Il pareggio subito in extremis dal Cagliari ha amareggiato non poco. E dice molto sul momento decisamente poco felice che sta attraversando l’ambiente partenopeo. Ecco com’è andata…  

Meret: 6

Non che abbia responsabilità specifiche sulla rete di Račić. Sicuramente doveva palesare maggiore precisione nel palleggio che determina l’angolo a favore del Sassuolo, da cui scaturisce il tiro del centrocampista serbo. Chissà, forse poteva essere pure un pelo più reattivo. Anche se la traiettoria era carica di effetto e lui era coperto all’atto della conclusione. Un’uscita affannosa, che non vuole trasformare in brivido, nel recupero del primo tempo. Nella ripresa si fa trovare pronto sulle uscite e in un paio di interventi telefonati.  

Di Lorenzo: 6,5

Eccolo di nuovo titolare, dopo aver scontato il turno di squalifica a Cagliari. E’ indubbio non stia attraversando un buon momento. Finora ha tirato la carretta senza poter mai rifiatare. Nondimeno, la stanchezza non si fa sentire. Del resto, appare vivo quando si industria nelle solite uscite con la palla. Architetto della rimonta. Costruisce l’uno-due ispirando prima il gol del pareggio con un millimetrico filtrante per Anguissa, che fa saltare la blindatura predisposta di Bigica. Si ripete in fotocopia, innescando la medesima traccia per Politano. Talvolta sbaglia misura negli appoggi. Ma qualcosa gli va perdonato.

Rrahmani: 6,5

Prende corpo e sostanza dopo un avvio pieno di nervosismo. Con quel carico di personalità che dovrebbe eleggerlo a leader, si approccia troppo morbido in occasione del momentaneo vantaggio dei padroni di casa. Un peccato da condividere con l’intera retroguardia. Il kosovaro cerca di riscattarsi e si fa trovare all’appuntamento con il sontuoso colpo di tacco di Anguissa, da convertire semplicemente nel pareggio. Poi qualche buona chiusura sugli sterili attaccanti emiliani.

(dal 62’ Natan: s.v.)

Ci mette slancio e furore. Deve assolutamente giocare con continuità per prendere confidenza col calcio italiano. Peccato che il Napoli, al momento, non possa assolutamente aspettarlo.

Ostigard: 6

Prestazione solida e pulita, Pinamonti va a sbattergli contro, ed il norvegese dietro non sgarra. Anzi, mette efficaci pezze difensive in un reparto che finora in stagione ha barcollato paurosamente, con interventi precisi in marcatura diretta, e puntuali nelle preventive.

Mario Rui: 6

Paga l’eccesso di frenesia con qualche imprecisione. Però ha autorevolezza, che esprime prendendosi la fascia e cercando di mettere alle corde Pedersen con tanta corsa. Spinge a ritmo continuo. Anche nel disimpegno non se la cava male. I suoi movimenti a stringere senza palla favoriscono gli inserimenti in fascia di Traorè, nel classico movimento largo-stretto con cui un altro Napoli, un tempo neanche tanto lontano, dominava il gioco in ampiezza. Dà molto, quindi rallenta per stanchezza. 

Anguissa: 7

Qualità e fisicità che fanno bene al centrocampo. Sembra che voglia ma non possa; colpa di uno stato di forma tutt’altro che smagliante. Tuttavia, lavora tanto per la squadra e sopperisce con l’intelligenza calcistica. Come nelle ultime uscite, emerge alla distanza. Nell’azione del pareggio detta il passaggio al Capitano smarcandosi alle spalle della linea difensiva neroverde, quindi rifinisce con un tacco elegantissimo ed al contempo, di grande efficacia.

Lobotka: 6

Sbaglia qualche pallone, braccato a uomo da Henrique, che tenta di sottrargli gli spazi per ricevere comodamente dai compagni. E poi impostare. Viene fuori quando la pressione si allenta. Con quei piedi inventa calcio e come un metronomo detta i tempi di gioco alla squadra. Non molla mai, nel recupero dei palloni. C’è sempre, anche nelle situazioni più pericolose.

(dal 79’ Dendoncker: s.v.)

Magari meno preciso nel palleggio del pivote slovacco. Dà maggiore copertura, senza riuscire a trovare particolari spunti.

Traorè: 6

Impiegato nella posizione di mezzala dall’indole prettamente offensiva. Si accende quando comincia ad aumentare i giri. Allora strappa, e smista qualche pallone assai interessante. Commette anche errori in verticale. Fa fatica nella fase di non possesso. Ma la giocata in coppia con Kvara al 45’, spunto individuale qualitativo e assistenza per la sovrapposizione del georgiano, avrebbe meritato bel altro rispetto alla miracolosa respinta di Consigli coi piedi.

(dal 75’ Zielinski: s.v.)

Subentra con pigrizia e poca voglia di fare. Non si vedono i suoi classici strappi. Si limita a svolgere il compitino. È l’ombra di sè stesso, ad eccezione di una piroetta in piena area, con cui si libera al tiro. Insomma, ogni tanto si accende la luce. Peccato che abbia deciso consapevolmente di spegnerla da gennaio in avanti.

Politano: 7

Ispiratissimo, di impatto nelle ripartenze in cui si intrufola. Dentro la sua partita tante cose, oltre agli assist per i primi due gol di Osimhen. Pennellate da artista: qualità nei passaggi, nei tocchi di prima e nella corsa, che termina soltanto con la sostituzione. La lunga diagonale di copertura, almeno 70 metri di fluida corsa all’indietro, sul 1-5, un attimo prima di accomodarsi in panchina, certificano la cattiveria agonistica che ne ha caratterizzato la gara.

(dal 62’ Raspadori: s.v.)

La panchina non gli fa bene. Entra come peggio non poteva. Al piccolo trotto. Unico spunto degno di nota, il piattone al volo, su cross di Kvara.

Osimhen: 8

Corre come un cavallo, letteralmente indemoniato. Al 25’ suona la carica. Devastante la fiammata con cui supera Ferrari, tenendo nel corpo a corpo. Peccato che la sassata in diagonale sia un po’ larga. Il gol del vantaggio sarebbe da far rivedere continuamente in ogni settore giovanile che si rispetti. C’è tutto in quell’azione: lettura della situazione potenzialmente pericolosa, timing nell’aggredire lo spazio; nonché giusta postura del corpo nell’impatto con l’attrezzo. E sulla terza rete, si smarca fuori linea, mettendosi nelle condizioni ideali per battere Consigli. Troppo facile iscriversi per la terza volta a referto, sul harakiri di Tressoldi.   

(dal 75’ Simeone: s.v.)

Subentra con la tradizionale ferocia. Ed è subito destro da fuori, amministrato con difficoltà da Consigli.

Kvaratskhelia: 8

Quando tocca il pallone è solamente magia. Momenti in cui il calcio diventa poesia: palleggi orientati e veroniche, esterni e finte. Appare evidente che veda il calcio diversamente dagli altri, compagni e avversari. Costantemente una spina nel fianco. Al 35’ gli torna in mente il soprannome affibbiatogli l’anno scorso – Kvaradona – e tenta di imitarne l’iconico gol da centrocampo rifilato a Giuliani in uno storico Napoli-Verona. Come il più lesto dei borseggiatori, scippa la palla a Tressoldi per il 3-1 di Osimhen. Segna la manita dopo aver puntato con decisione la linea avversaria, uno contro tanti: accarezza continuamente l’attrezzo, alza la testa per valutare la posizione dei difensori. Dunque, li manda a dormire, con il tradizionale interno-collo, che si spegne in fondo alla rete. Famelica la riaggressione che gli permette di recuperare il “rimbalzo offensivo” e calciare nuovamente in rete, per la personalissima doppietta.

Allenatore Calzona: 7

Credibilità, fiducia e rispetto. La chiave della cura propinata da “Ciccio” al gruppo. Una decina di giorni non sono poi così pochi per incidere nella testa e sulle gambe dei giocatori, se supportati da idee brillanti e scelte funzionali a far esprimere tutta la rosa secondo le loro qualità e caratteristiche. Faceva ben sperare l’approccio proattivo al match, con accenni di pressing alto, senza palla. E giocatori che cominciano a decodificare principi a loro già noti, in fase di possesso. Tipo ruotare, per scambiarsi la posizione a centrocampo o lavorare in catena, con terzino ed esterno che dialogano. E dopo, stimolano l’inserimento della mezzala di parte, in qualità di “terzo uomo”. Bravo a gestire l’ansia dei suoi uomini per il gol subito nel momento di maggior spinta. Veicola calma e tranquillità, disinnescando la pressione emotiva dopo il gol subito. Amministra i cambi con intelligenza, coinvolgendo tutti.

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