Dopo l’esordio vittorioso contro l’Albania, la domanda che si stanno facendo un po’ tutti è: continueremo a vedere questa Italia nel prosieguo dell’Europeo?

Il riferimento di Spalletti alla “bischerata sempre in canna” sembra confermare la sensazione che la Nazionale sia un gruppo assai qualitativo. Privo tuttavia del killer instinct, ovvero quella malizia che ti suggerisce di azzannare alla giugulare l’avversario, nel suo momento di massima difficoltà. Piuttosto che specchiarsi nell’indiscutibile talento che ne caratterizza le giocate.

E’ un’Italia tatticamente fluida

Al di là delle parole del c.t., il match ha sottolineato l’importanza di interpretare in maniera fluida il 4-2-3-1. Con gli Azzurri che costruivano a tre (Di Lorenzo rimaneva sostanzialmente bloccato), sviluppando offensivamente un dinamico 3-2-5, capace di andare in ampiezza con Chiesa a destra, a tratti davvero immarcabile, e Dimarco a sinistra, che ricevevano molto aperti, praticamente coi piedi sulla linea. Ed i canali intermedi occupati da mezzali dall’indole decisamente votata ad aggredire lo spazio alle spalle della difesa avversaria: Pellegrini sul centro sinistra e Frattesi sul centro destra. 

Mentre in fase di non possesso affrontavano “le Aquile” schierandosi col tradizionale 4-4-2. Una scelta ideologica, orientata a mantenere le distanze ravvicinate, così da facilitare la riaggressione. Da questo punto di vista, particolare il posizionamento di Barella, che non rimaneva inchiodato in zona centrale. Ma si alzava a sostegno di Scamacca nel portare pressione al primo portatore albanese, sporcandone la risalita dal basso. Costringendolo a esplorare la profondità verso Broja.

Due mancini insuperabili

E’ stato molto interessante vedere assieme due mancini al centro della difesa. Bastoni e Calafiori hanno fatto tatticamente la differenza, con la naturale attitudine al palleggio sul corto, rivelando l’ambizione dell’Uomo di Certaldo di voler controllare il gioco tramite il possesso. Paradossalmente, proprio il gol subito col cronometro che segnava appena ventiquattro secondi ha facilitato il piano gara dei Campioni d’Europa in carica. Perché la squadra di Sylvinho ha abbassato ancora di più il baricentro, consentendo all’Italia di invadergli letteralmente la trequarti.  

Se gli Azzurri, una volta ribaltato il risultato, sono riusciti a controllare poi il ritmo, legittimando i tre punti, al di là della disattenzione in pieno recupero di Calafiori, che ha mal decodificato un lungo lancio verso Manaj, cassato da un’uscita salvifica di Donnarumma, grandi meriti vanno riconosciuti anche all’abilità nel riuscire a far coesistere nello stesso modulo il palleggio ordinato di Jorginho e la verticalità dei trequartisti. Ago della bilancia, in questo senso, il lavoro di raccordo nel legare le due fasi svolto egregiamente da Barella. 

E adesso la Spagna

Insomma, l’Italia non poteva cominciare in modo migliore il suo Europeo. Adesso però non bisogna farsi prendere dai facili entusiasmi, perché il calendario riserva un impegno nient’affatto abbordabile: la Spagna, che ha già dimostrato con la Croazia di poter legittimamente ambire ad arrivare in fondo alla rassegna continentale.

Per mettere almeno un piede nella fase ad eliminazione diretta, sarebbe decisivo non perdere, vista l’ancora di salvataggio assicurata alle quattro migliori terze dal ripescaggio.

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