Se il campionato di B finisse stasera, la famiglia De Laurentiis avrebbe la “seconda squadra” di casa, in serie C, anzi Lega pro, chiedo scusa.
Sfumata la Serie A all’ultimo secondo della finale di ritorno, il Bari, con 4 allenatori cambiati, con la squadra affidata al tecnico della Primavera, è con un piede e mezzo in terza serie.
Del Bari sappiamo di una contestazione profondissimamente sdegnosa nei confronti dei De Laurentiis.
I tifosi biancorossi si sentono traditi.
In effetti, tutto si poteva immaginare tranne un tonfo tanto rumoroso.

C’è però una strana analogia tra ciò che è accaduto tra le due capitali meridionali.
Napoli e Bari, condannate ad una gestione “familiare” e per usare un eufemismo “casareccia”.
Tra Napoli e Bari 7 allenatori. Tra Napoli e Bari, una infinità di punti persi. Tra Napoli e Bari, un tonfo, un fallimento, una implosione aziendale da far letteratura.
Riuscire a far peggio è da considerarsi praticamente impossibile.
Impossibile soprattutto alla luce dei risultati della precedente stagione.
Se un indizio non fa una prova, due cominciano a stilare un processo.
Due indizi tanto grandi meriterebbero un giusto processo in un opportuno tribunale.
Nessuna condanna naturalmente, si tratta pur sempre di soldi privati, di aziende private, di patrimoni privati ma onestamente questi indizi fanno una prova seria, concreta e tangibile.
Uno non è uguale ad uno e nessuno può considerarsi tutto fare.
L’ onnipotenza non è di questa terra.