Se il Napoli ha piegato la strenua resistenza del Venezia, seppur con grandissima sofferenza, il merito va ascritto tutto a Filip Stanković, assoluto protagonista del match. Perché ha impedito svariate volte che la partita si sbloccasse, dimostrando agilità e fondamentali del ruolo purissimi. Vero è che gli uomini di Di Francesco si sono difesi con ordine e applicazione per oltre ottanta minuti. Ma l’estremo difensore serbo, al netto del penalty respinto a Lukaku,ha letteralmente blindato la sua porta. Al punto da diventare veramente in un baluardo invalicabile per gli azzurri. C’è voluto un lampo di Raspadori per consentire al pubblico di Fuorigrotta di poter tirare un bel sospiro di sollievo. Così, i padroni di casa si regalano i tre punti, con annesso aggancio all’Atalanta al vertice del campionato.

In effetti, per la squadra partenopea si prospettava la classica gara in cui sembrava che il pallone non volesse davvero saperne di entrare. Nonostante una percentuale oltraggiosa di possesso palla, vicina al settanta per cento. Un dominio a tratti, evidentissimo, che tuttavia il Napoli non ha convertito in gol. Altro, però, che porta stregata. A blindarla ci ha pensato il prestito dall’Inter, con una prestazione superba.

Istinto e conoscenza su Lukaku

Stanković già al 4’ su Rrahmani lascia intravedere qualcosa del pomeriggio che verrà. Quando il cross di Neres finisce tra i piedi del kosovaro all’interno di un’area intasatissima, il portiere resta in piedi fino all’ultimo. Quindi scende con un rapido tempo di reazione, intercettando il diagonale, che rischiava di passargli sotto. Non contento, si ripete al 15 su Kavaratskhelia. Che raccoglie il cross, lo addomestica con una piccola correzione, e poi spara la conclusione ravvicinata. Il riflesso del numero 35 quasi non si nota. Per un attimo sussiste l’impressione che il georgiano gliel’abbia praticamente calciata addosso. Ma anche lì si palesa il coraggio nel restringergli al minimo l’angolo di tiro. Curioso il retroscena sul calcio di rigore. Stanković ha ipnotizzato Big Rom, uno specialista dagli undici metri, spingendolo a congelarsi quando s’è presentato sul dischetto.

All’Inter ero il quarto portiere e lui restava con me ad allenarsi. Non ho studiato niente. Avevo la sensazione che non si sarebbe fermato, conoscendomi. Ho battezzato un angolo e sono andato forte…”.

La parata nient’affatto banale, comunque, non deve passare in secondo piano, rispetto alla storia che la circonda: il figlio d’arte non solo indovina l’angolo, ma si allunga con grande reattività.

Nulla può su Raspadori

A piazzare la tradizionale ciliegina sulla torta ha provveduto sempre su Lukaku, salvando il Venezia dalla capitolazione con un altro gesto felino. Il belga strappa in percussione palla al piede e trova il corridoio giusto per spaccare in due la difesa: quando calcia da dentro l’area, Stanković spinge forte sulle gambe e schiaffeggia il tracciante sul palo, stendendo la manona un pò oltre quello che ci si aspetta.

E’ stata la parata più difficile. Sono rimasto fermo fino alla fine, la palla è partita veloce e ho reagito. Il palo mi ha aiutato …”.

Forse questi interventi decisivi devono aver veicolato negli arancioneroverdi l’idea che potessero rimanere in vita fino al termine del match, acquisendo lentamente la certezza del punticino. Peccato che non avessero fatto i conti con il redivivo Raspadori. L’intuizione di Conte è propedeutica a far tornare coi piedi per terra i lagunari. Richiama prima Anguissa e poi Kvara per Jack e Politano. Coi cambi ridisegna il Napoli. Accantona le precauzioni e lo schiera col 4-2-3-1. Dando il via ad un assalto a testa bassa, che si concretizza nell’azione di Neres. Il brasiliano lavora un pallone prezioso e mette un traversone su cui Candela cicca clamorosamente. Facile per Raspadori trasformarlo in oro lucente.   

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