L’Italia chiude la tournée Usa con una doppia vittoria, un sistema di gioco alternativo al tradizionale 4-3-3 (il 3-4-2-1 assimilato solo in parte…), ed una ritrovata brillantezza, specialmente in alcuni interpreti dalla mediana in avanti. Significativo che Spalletti abbia stimolato in particolar modo i suoi calciatori più creativi, quelli che occupano posizioni a centrocampo e sulla trequarti. Nel gioco voluto dal commissario tecnico, infatti, le loro letture, associate alla capacità di muoversi in sincronia, spostando la palla in situazioni e in condizioni sempre diverse, diventano decisivi. Sia in fase di costruzione, che nella finalizzazione. Perché determinano poi lo smarcamento migliore rispetto all’avversario diretto, soprattutto tra le linee.

Se c’è una cosa, dunque, che ha veicolato nella critica la trasferta americana è l’abilità della Nazionale nell’interpretare un calcio assai fluido. Per cui la manovra offensiva, a prescindere dalle caratteristiche del centravanti, si fonda sulla qualità nei fondamentali di chi lo sostiene. Un incessante lavoro alle spalle del “numero nove”, sviluppato attraverso azioni personali, oppure con illuminanti verticalizzazioni, a corto raggio e sul lungo.

Col Venezuela belli a tratti

Chiaramente, ruota tutto attorno al vertice alto dell’attacco. Contro il Venezuela, il C.T. ha schierato Retegui: classico centravanti posizionale, che guarda la porta e poco altro. Insomma, nessuna ricerca della sponda decisiva. Senza perdere tempo per favorire eventualmente gli inserimenti da dietro. Soltanto feroce determinazione negli ultimi sedici metri.

In questo scenario forse Frattesi e Chiesa non sono riusciti pienamente a rendere secondo le loro potenzialità. Le attitudini dell’interista rimangono quelle della mezzala. Quindi ha bisogno di un contesto tattico che ne assecondi il dinamismo. Magari partendo da più lontano rispetto alla trequarti altrui per esaltarsi negli gli strappi in conduzione.  

Lo juventino merita un discorso a parte. Nonostante Allegri stia tentando di rimodellarne il ruolo, trasformandolo in un profilo iperoffensivo, il figlio d’arte resta un esterno. Ergo, preferisce un certo tipo di giocate in specifiche zone di campo: sulla fascia sinistra, a piede invertito. Da lì, converge verso il centro, lui che è un destro naturale, per dialogare o battere a rete. Inevitabile, allora, che per una questione puramente “geografica”, esplorasse maggiormente l’ampiezza. Piuttosto di farsi vedere dentro e dietro le linee avversarie.

Meglio contro l’Ecuador

Con l’Ecuador, invece, è toccato a Raspadori. L’Uomo di Certaldo ha chiesto agli azzurri che Jack venisse stimolato in maniera leggermente diversa. Il napoletano morfologicamente si avvicina ad un offensive player del calibro di Sergio Agüero. Del resto, come El Kun, si associa magnificamente ai compagni. Perfetto uomo-squadra, in grado di dialogare nello stretto, connettendo alla perfezione centrocampo e attacco.

Così l’Italia ha cambiato volto, valorizzando un sinuoso Zaniolo e l’ispiratissimo Pellegrini. L’ex romanista doveva rappresentare una sorta di unicorno dell’italico pallone: bello da vedere, nonché terribilmente efficace. Nella Capitale non è mai esploso davvero, tra infortuni vari e incomprensioni assortite, che ne hanno minato la continuità nel rendimento. Nel suo caso, tuttavia, pur essendo un esterno offensivo puro, non è un giocatore dall’indole monodimensionale. Poiché comunque si adatta a destreggiarsi tra le linee, se non addirittura da punta. Anzi, proprio le sue accelerazioni l’hanno reso imprendibile, mandando in tilt la difesa ecuadoregna.

Anche il capitano della Roma, rivitalizzato dalla cura De Rossi, ha invertito prepotentemente il suo trend: da incostante a risolutore, il passo in avanti è stato immediato. Un matrimonio perfetto con “Capitan Futuro”, che l’ha messo nelle condizioni di segnare e fornire assist.

Prospettive europee

In definitiva, Spalletti ha dimostrato ancora una volta di essere un allenatore nient’affatto estremista, pronto a cambiare all’occorrenza i suoi principi. In effetti, i tanti giocatori creativi proposti dal campionato gli suggeriscono di trasformare l’Italia in un laboratorio alchemico, a caccia degli elementi giusti da miscelare tra loro.

L’idea resta quella di rimodellare la squadra, provando pure un nuovo sistema di gioco, assecondando i cambiamenti della rosa dei papabili per l’Europeo in Germania. Chissà che tali esperimenti non si riflettano poi nella lista dei convocati.

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