La Spagna arriva in semifinale sulla scia di un calcio decisamente entusiasmante, che stride con quella sorta di grigiore generale palesato sul piano del gioco da quasi tutte le partecipanti a Euro2024. La ricerca ossessiva di interpretare in maniera fluida sistemi più o meno tradizionali, infatti, ha finito per snaturare molte nazionali. Maggiormente orientate a occupare l’ampiezza ed i corridoi intermedi, piuttosto che dominare l’avversario attraverso il possesso. Gli iberici hanno ancora una struttura posizionale ben definita. Inoltre, basano la fase di non possesso sulla pressione alta e la riaggressione immediata, una volta subito lo spossessamento. Questo non vuol dire, però, che gli uomini di De La Fuente rifuggano dalle novità strategiche. In effetti, la Roja ha arricchito il suo classico patrimonio culturale con un approccio talvolta meno conservativo. Funzionale, ovviamente, a sfruttare la verticalità delle talentuosissime “frecce”: Lamine Yamal e Nico Williams. Letteralmente ingiocabili in situazione di uno contro uno.   

Contro la Francia, il commissario tecnico spagnolo dovrà rinunciare a Carvajal e Le Normand, entrambi squalificati. Dovrebbe sostituirli con Nacho, che si accentra, lasciando lo slot di laterale destro a Navas. Problematico pure il recupero di Pedri: il suo Europeo potrebbe essere addirittura finito, causa l’entrataccia di Kroos. Al suo posto, confermato Dani Olmo. Può tirare invece un sospiro di sollievo Morata. Il capitano pensava di dover saltare la semifinale. In effetti, un istante dopo il gol qualificazione alla Germania di Merino, a un minuto dalla fine del secondo tempo supplementare, tutta la panchina della Spagna s’è riversata in campo. Una cosa espressamente vietata dal regolamento. Allora, l’arbitro Taylor ha sventolato un cartellino giallo. Inizialmente sembrava destinato proprio a Morata. Ma poi la UEFA ha confermato che l’ammonizione era stata comminata a Fabian Ruiz.

Due fenomeni immarcabili

Il canovaccio tattico della Spagna prevede di affidarsi in costruzione al 4+2. L’idea rimane quella di avere il doble pivoteRodri e Fabian Ruiz – in grado di consolidare il possesso, palleggiando praticamente in faccia a chiunque provi ad azzardare un minimo di aggressione ultraoffensiva. A turno, nonché in base alla posizione della palla, uno dei metodisti si abbassa tra i difensori centrali, per attirare gli avversari. Contribuisce a dilatare ulteriormente lo spazio alle spalle della prima linea di pressing il movimento degli esterni d’attacco, che si si schiacciano su Alvaro Morata. Mentre Navas e Cucurella prendono campo in ampiezza.

La versione più convincente della Spagna è quella votata al palleggia intenso e qualitativo; spostare continuamente e senza alcuna fretta il pallone attraverso scambi sul breve, al ritmo di avanti-dietro-dentro. Una volta arrivata sulla trequarti, imbucare. La soluzione preferita per fare male è attaccare la profondità. Così da assecondare l’esplosività dei suoi esterni elettrizzanti: Yamal e Williams. Il “fenomeno” del Barcellona è immarcabile nello stretto. Punta e salta l’uomo che è una bellezza. Quello dell’Athletic Bilbao ha sviluppato già una vena più associativa. Tant’è vero che si connette alla perfezione con Cucurella. I loro movimenti sono complementari: l’offensive player stringe e si porta via il dirimpettaio, col terzino che si sovrappone prepotentemente.     

Non più solo tiki-taka

Non va comunque trascurata l’opzione Morata. Il centravanti dell’Atlético Madrid è fondamentale con i suoi movimenti a tirare fuori dal cono di luce centrale un difensore, creando spazio per gli inserimenti dei compagni. Al contempo, preziosissimo nelle sponde aree. Specialmente quando la squadra sfrutta il lancio lungo e si affida direttamente a Unai Simon per superare la pressione ultra-offensiva degli avversari.

Insomma, bisogna riconoscere i meriti di De La Fuente, in precedenza allenatore delle rappresentative Under18, 19, 21 e Olimpica. Che quindi conosceva le nuove generazioni di talenti spagnoli. Il c.t. ha cambiato l’architettura delle Furie Rosse, integrandone la fisionomia originale, il classico tiki-taka, con una dimensione tattica ideale a valorizzare il materiale a disposizione. Che non equivale a mettere in discussione il possesso ordinato, bensì incanalarlo in funzione di impulsi innovativi. Adesso, ogni qual volta gli spagnoli trovano avversari stretti e corti, col baricentro basso e nessuno spazio concesso al giropalla virtuoso, sanno come riciclare il pallone. E guardano con fiducia alla sfida con la Francia.     

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SEGUI I SOCIAL E RESTA AGGIORNATO SULLE NEWS: