Benitez prima del preliminare di Champions col Bilbao, sbagliando, disse che non sarebbe stato un disastro uscire dalla Champions. Sarri ha detto più o meno che il Napoli deve in questo momento essere concentrato soprattutto sul preliminare, che non è così scontato che poi si passi il turno. Le parole possono sembrare le stesse, ma non è così.
Benitez mise le mani avanti. Del resto arrivava da un’estate di incomprensioni, diciamo così, con De Laurentiis. Tutti sanno che si era dimesso, e che il presidente l’aveva obbligato a restare in virtù del contratto. Ma erano in disaccordo su tutto. Basti pensare che Benitez voleva Fellaini, un centrocampista altissimo, forte in fase offensiva, carente in fase difensiva, spesso utilizzato come centravanti, e si trovò a giocare il preliminare con Gargano, che sia fisicamente che tecnicamente aveva caratteristiche del tutto differenti. Stendiamo un velo pietoso su Britos terzino sinistro, su Reina perso per una manciata di euro, e via discorrendo. Benitez disse quelle cose perché davvero le pensava. Sentiva che il Napoli sarebbe uscito.
Sarri sta vivendo una situazione completamente differente. Lui al presidente ha chiesto di confermare tutti i giocatori dello scorso anno, semmai qualche pedina per allargare la rosa. Se ha detto certe cose è stato solo ed esclusivamente per gettare acqua sul fuoco di entusiasmi forse eccessivi. A Napoli si parla esplicitamente di scudetto, gli stessi giocatori (che per altro hanno fatto un patto tra loro, per questo sono rimasti tutti) non ne fanno mistero. Il rischio di allentare la pressione è alto. Bisogna tornare coi piedi per terra.
Le parole di Benitez erano parole di rassegnazione, queste di Sarri sono dettate dall’esigenza opposta.

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