1272 partite falsate: al confronto Moggiopoli era un innocente gioco tra bambini. Questo, per la Procura Federale, è il capo di imputazione per Enzo Pastore, signore e padrone del calcio campano per anni. Commissariato due anni fa per l’allegra gestione economica, oltre un milione di euro spariti dalla casse, non si sa per colpa di chi (ma i soldi non ci sono più, soldi della società sia ben chiaro), e per essersi assegnato, attraverso una società appositamente creata, uno stipendio di oltre 200mila euro lordi l’anno, una società che era del Comitato Campano (di cui era presidente) stesso al 100%.
Strada facendo è stato trovato di tutto e di più. Società iscritte senza averne i titoli (clamoroso il caso della Cavese iscritta in Eccellenza nonostante non avesse saldato l’ex allenatore, e la Cavese poi vinse il campionato di Eccellenza quell’anno), assegni post datati accettati in pagamento, più un macello di portata inenarrabile all’ufficio tesseramenti. Al punto che è stato possibile stabilire che, come detto, 1272 partite sono risultate falsate. Un numero che fa impressione. Nel caso di Moggiopoli si parlò di illecito strutturale. Ma alla fine Moggi aveva una sua giustificazione: era un dirigente di una società di calcio, e ha fatto una serie impressionante di maneggi per far vincere la sua stessa squadra.
Il caso Pastore, se vogliamo, è molto più grave. Qui non c’è stato un giocatore che ha “barato” per vincere. C’è un arbitro che ha falsato tutti i campionati per un proprio tornaconto personale. Quale sia questo tornaconto lo appureranno le inchieste sportive (per altro oltre ad essere stato commissariato è stato già plurisqualificato, adesso si va verso la radiazione), e l’inchiesta penale aperta dalla Procura di Napoli. Certamente c’è stato un tornaconto dal punto di vista “politico”, tutto sommato anche economico, se andiamo a rileggere la storia della Immobiliare messa su solo ed esclusivamente per darsi uno stipendio modello parlamentare. Ma francamente a noi tutto questo non interessa. Da amanti del calcio, anche, soprattutto, quello dilettante, è amaro constatare come sia stato possibile una cosa del genere.
Poi, per assurdo, i campionati non sono stati falsati. L’illecito era talmente diffuso, un po’ come il doping nel ciclismo di qualche anno fa, che non cambiava i valori. Se è vero che nel ciclismo tutti, o quasi, facevano uso di prodotti illeciti, alla fine vinceva sempre il più forte. Così nel calcio campano: poiché tutti conoscevano il sistema, ed in caso di necessità vi facevano ricorso, alla fine vinceva sempre la squadra più forte, o più fortunata. Paradossalmente nessuno ne traeva in concreto beneficio. Nessuna squadra, ma una sola persona.
Ora poiché il sistema era così conosciuto, e tutti, bene o male, vi facevano ricorso in caso di necessità, perché nessuno si è ribellato?
Speriamo solo che adesso vi sia un giudizio rapido ed esaustivo. Prima delle prossime elezioni che dovrebbero tenersi entro l’autunno. Adesso serve tolleranza zero. Le società sanno, e sanno bene che anche il solo fatto di avere rapporti con dirigenti squalificati o radiati comporta un illecito. Oggi qualsiasi dirigente di società che ha rapporti (calcistici, ovviamente) con l’ex presidente Pastore è a rischio squalifica. C’è da pensarci bene prima di partecipare a certe riunioni…

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