In attesa di mettere nel mirino il Barcellona, il Napoli andava a caccia del tris in campionato. Dopo la vittoria di grande effetto sul Sassuolo, e quella di maggiore sostanza con la Juve, Calzona voleva alimentare le speranze di riaprire la corsa alla zona Champions. Per centrare l’obiettivo, contro il Torino serviva tirar fuori lo spirito ed il gioco, che nelle ultime uscite avevano dato frutti immediati. Ecco com’è andata…  

Meret: 6

Prodigiosamente, risponde con stile alla sassata di Zapata al 28’. Si catapulta con coraggio sulle uscite di pugno. Buone scelte nella gestione del pallone coi piedi. Sul gol di Sanabria non si può assolutamente intervenire. 

Di Lorenzo: 6,5

Va per inerzia, arricchendo il lavoro sull’esterno con quel pizzico di folle lucidità che lo ha reso diverso da tutti i principali interpreti del ruolo. Tipo quando attacca lo spazio interno, manco fosse una mezzala, causando l’ammonizione di Zapata. Sempre arzillo nel sovrapporsi sul binario, ha un altro passo e costringe Masina a correre all’indietro. Quando sbaglia, rimedia lui stesso in fase difensiva.  

Ostigard: 6,5

Di testa c’è sempre. Abile pure in marcatura, ha il senso della posizione e la personalità per prendersi cura di Zapata. Il colombiano cerca di intrufolarsi dalle sue parti, ma viene respinto con perdite: il norvegese non lo perde mai. Insomma, regge la stazza del colosso d’ebano. Il duello è suo. Peccato che sul mischione fantozziano dell’1-1 non sia riuscito a trovare i giusti riferimenti.

Juan Jesus: 6

Non perde ma la calma. Scivola tra Pellegri e Zapata. Talvolta rompe la linea ed esce sull’esterno, senza però palesare alcun affanno. Il giallo potrebbe rappresentare un peso. Ma il brasiliano lo gestisce in scioltezza. Dominatore del gioco aereo, spezza i potenziali pericoli con intelligenti letture preventive, associate a straordinari anticipi in scivolata o velocità. Piccola nota dolente in una partita altrimenti perfetta, l’amnesia collettiva sul pareggio di Sanabria.

Mario Rui: 6,5

Più costruzione, che discese. Forse perché il Torino sovraccarica la sua zona di competenza, con Bellanova che ha gamba tonica e fisicità. Il laterale di Juric ed il portoghese entrano subito in conflitto. Specialmente in situazione di palla in volo, funzionale a sfruttare la miss-match a favore del granata. Allora Mario Rui annaspa, boccheggia a tratti disordinatamente. Ma non cola a picco. Sembra che si accontenti di dare meno sostegno offensivo, in cambio di maggiore solidità. Nondimeno, appena lo chiede la partita, aggredisce la fascia con spessore e padronanza. Mettendo un cross al bacio, che Kvara deve solamente spingere in rete.

(dal 79’ Olivera: s.v.)

Entra a cose fatte e fa respirare uno stravolto Mario Rui. Garantisce minuti di solita sostanza.  

Anguissa: 6

Ha fisico e corsa. Qualità che gli consentono di far avvertire la propria presenza in mezzo al campo, dove gli ospiti fanno grande densità. Pur affidandosi ai piedi educati di Vlasic. Lotta e governa, correndo avanti e indietro, salendo sulla linea di trequarti e strappando alle spalle di Gineitis. Aiuto regista nella costruzione, nel momento in cui il Toro, dopo il pareggio, abbassa ancora di più il baricentro, attestandosi stretto e corto a difesa della propria trequarti.  

 Lobotka: 6

Dà il meglio di sé nella classica pulizia in fase di impostazione. Non predica nel deserto, perché i compagni lo supportano. Lo slovacco corre, si inventa angoli di passaggio per arrivare a stimolare gli smarcamenti alle spalle della linea di pressione. Non colleziona errori, i tempi della sua regia sono proverbiali. Manco avesse il periscopio nell’individuare tracce libere. Corsa, forza, sacrificio. L’ultimo ad arrendersi

(dal 92’ Lindstrom: s.v.)

Guizzi, lampi d’orgoglio con cui tenta di spaccare le linee.

Zielinski: 5,5

Si diletta, un po’ da mezzala e un po’ tra le linee, senza soffrire troppo la pressione di Linetty. Alimenta il gioco, accompagna e s’inserisce nel primo tempo. Poi sparisce. Il pressing del Toro lo induce a qualche sbaglio di troppo. Evidente che il precariato lo immalinconisca. La sua gara, al netto di qualche sublime tocco, sciama progressivamente sui ricordi di quando stava bene, soprattutto emotivamente. Privo di particolari acuti, implode alla distanza.

(dal 67’ Traorè: s.v)

Si agita, prova a dialogare. Quindi si mette in proprio.

Politano: 6,5

Si è speso, eccome, per una serie di giocate che poi lo costringono a pagare il conto. È in quelle particolari giornate che gli suggeriscono di isolarsi contro Rodriguez, saltandolo poi in dribbling. Ispirato, punta e rientra: una giocata che riesce e lo incoraggia a riproporla con una certa costanza. Ci prova a creare superiorità numerica e posizionale, con il coraggio e magari pure con un pizzico di esagerazioni.

(dal 67’ Raspadori: s.v.)

Devitalizzato ma incolpevole, poiché l’hanno allontanato dall’area di rigore.

Osimhen: 6

Graffia poco. D’altronde Buongiorno è un leone, difensivamente parlando. I due si allacciano e si pigliano, da veri leader e trascinatori. Eppure Victor non si eclissa, altro che rifuggire dalla lotta: continua ad attaccare l’area a testa bassa, tenere la posizione con feroce determinazione. Non si intristisce se palloni giocabili ne arrivano pochi. Lui se li va letteralmente a raccattare dall’immondizia. In area non riesce ad addomesticare qualche pallone vagante, che avrebbe meritato sorte migliore.

Kvaratskhelia: 7

Djidji non ce la fa proprio a contenerlo. Eppure ci ha provato, ma non è riuscito a sgretolarne il talento. Nonostante provare a palleggiare nello stretto non fosse mica semplice, in quella tonnara creata appositamente da Juric. L’ultima frontiera dell’allenatore granata, nella vana speranza di spegnere la miccia del georgiano. Che colora la serata con alcune serie di iniziative mai banali, tipo chiamare il triangolo, oppure dettare la partenza individuale. Ecco che salta l’uomo, al netto dei raddoppi sistematico di Bellanova. L’occasione per segnare gliela apparecchia la squadra con un’azione tambureggiante, degna di un Napoli d’altri tempi. Però il timing nell’aggredire l’assistenza di Mario Rui è perfetto.

Allenatore Calzona: 6

L’ennesima distrazione difensiva, dopo quella di Cagliari, priva il Napoli di punti preziosissimi, perché quando devi rincorrere e hai tante squadre davanti a te, anche un mezzo passo falso nuoce alla classifica ed al morale. Anche stasera però gli azzurri vanno a un passo dalla gloria. Muovono la palla benissimo, gestiscono il ritmo e amministrano il gioco posizionale. Se si vuole cercare il pelo nell’uovo, la elefantiaca mole di lavoro non viene convertita in nitide occasioni da rete. Il pareggio nasce da una fagiolata imprevedibile, tra rimpalli vari e assortiti. Davvero un peccato, ma il commissario tecnico della Slovacchia dimostra ogni partita che passa di non essere solamente l’ex “secondo di due leggende della panchina partenopea. Ci sono gradevoli accenni di gioco posizionale di Sarri, arricchito dal pressing in avanti di Spalletti, nel Napoli attuale.   

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