Catenaccio o sterilità? Questo il dubbio amletico che angustia i tifosi della Francia, che arriva in semifinale nonostante non abbia segnato alcuna rete su azione. Capitalizzando al massimo due autoreti e un penalty. I Bleus fondando tutto o quasi sulla difesa, avendo subito al contempo appena un gol, su rigore, nelle cinque partite di Euro 2024 fin qui disputate, le tre del girone più gli ottavi e i quarti. Nella storia di una grande manifestazione per nazionali – Europeo o Mondiale – non c’è mai stato nessuno che si sia spinto così avanti nel torneo grazie a una produzione offensiva veramente misera.

Ovviamente, i meriti della impermeabilità difensiva non vanno ascritti esclusivamente a Maignan. Anche se il portiere del Milan, con i suoi interventi salvifici, è stato l’assoluto protagonista del match contro il Portogallo, inchiodando i tiri di Bruno Fernandes, Vitinha e Ronaldo intorno all’ora di gioco. Insomma, Deschamps ha scelto di non concedere nulla agli avversari. Dunque l’idea di base è quella di difendere forte. Quindi dare la palla a quelli là davanti. Del resto, quando puoi contare su Mbappé, Griezmann, Thuram, mentre in panchina scalpitano Dembelé e Kolo Muani, puoi segnare in qualsiasi momento. Eppure, l’attacco appare a tratti davvero spuntato. E non può certo diventare una giustificazione il fatto che la squadra costruisca comunque tanto. In tal caso, lo spreco sotto porta diventa una colpa e non la classica attenuante generica.

In definitiva, il gioco della Francia non è sicuramente bello da vedere. Talvolta addirittura noioso. Ma finora ha funzionato tremendamente. Forse perché gli equilibri vengono garantiti da un atteggiamento intenso e aggressivo, che risolve tante situazioni potenzialmente pericolose. Perché chiunque volesse giocarsela ad armi pari contro i transalpini deve avere la consapevolezza che hanno doti che trascendono il piano squisitamente tecnico e della qualità. Sono abituati, infatti, a imporre fisicamente il loro ritmo alla gara. Recuperano un mucchio di palloni, e poi attivano le ripartenze.

Inoltre, possono puntare su un centrocampo in cui N’Golo Kanté agisce da infaticabile catalizzatore di palloni. A 33 anni il suo proverbiale dinamismo non ha affatto risentito della scelta di accettare le lusinghe dei petrodollari. Perciò Deschamps l’ha convinto a tornare immediatamente prima dell’Europeo, visto che non giocava in nazionale da due anni. Fugando le perplessità degli scettici, certi che la mancanza di competitività del calcio arabo lo avesse sostanzialmente pensionato. Invece, l’ex Leicester e Chelsea continua a rispondere colpo su colpo, accorciando puntualmente in avanti, arrivando per primo sui palloni vaganti, o scivolando all’indietro, chiudendo gli spazi alle sue spalle.   

Le connessioni in mezzo al campo fanno la differenza. Tchouameni, Camavinga, Rabiot e Fofana sono tutti giocatori capaci di garantire alla Francia regia lucida ed efficace e accelerazioni taglienti, con cui stimolano improvvisamente gli inserimenti ipercinetici di Koundé e Theo Hernández, consentendo alla squadra di ribaltare il gioco e tenere il baricentro alto. Per una squadra che ad oggi ha dimostrato di non dipendere esclusivamente dalla vena realizzativa dei suoi principali offensive players diventa fondamentale poter contare su un supporting cast che consenta a “Les Coqs” di scivolare con la solita leggerezza in finale.

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