Quel che rende un leader un qualcuno che resta nel tempo e conserva una stima generalizzata e riconosciuta, sta appunto nel “riconoscere” il limite ed il tempo. Il proprio ancor prima di quello progettuale.
Chi non riconosce il limite cade. Spesso implode lentamente. Si può finire poco a poco senza accettare il declino. È probabilmente il peggior modo di uscir di scena.
Il tempo dice molto più di un week end. È galantuomo. Basta ascoltarlo e riconoscere le risposte.

Si decida. Ironia o verità?
In che modo vogliamo commentare la conferenza post gara di Mazzarri?
Con tenerezza?
Anche ieri Mazzarri ha visto una partita diversa.
Il festival degli alibi.
A non aver visto la gara, si potrebbe pensare ad un Napoli arrembante, votato all’attacco, un Napoli che ha prodotto 10 palle gol e soprattutto un Genoa in stile bus davanti alla porta.
Niente di più lontano dal vero. Giardino è troppo in gamba per questo Napoli. Perde due punti non ne guadagna uno.
Snocciola numeri Mazzarri, i suoi. Visione distorta. Colpe di tutto e tutti non la sua.
Un gatto che si arrampica sugli specchi. I giornalisti in sala stampa, pur ben disposti, sono in evidente difficoltà.
Parla di un Napoli che avrebbe messo all’angolo anche il Milan.
Della serie porta stregata e palla avvelenata.
“Non posso andare io in campo a metterla dentro”.
Si segue la conferenza con stupore che poi diventa sorriso.
“Lo scorso anno si è fatta fatica con lo Spezia, risolta solo allo scadere con Raspadori”.
Il sorriso diventa risata e qualcuno si “indigna”.
Non c’è limite alla autodifesa.
Annata storta, mala sorte e tutto il corollario delle colpe astratte.
“Non mi dimetto, non sono io il problema, sento che i ragazzi sono con me anzi mi hanno chiesto di giocare un calcio propositivo”.
Mazzarri si barrica. È comprensibile.
Ingiusto ed immaturo ma comprensibile.
De Laurentiis può esserlo?
Può mandare a sbattere il Napoli consapevole di farlo?
È divenuta una saga.
Come finirà questo tentativo di autosabotaggio?