Spalletti è una donna che non si lascia offrire la cena. Rifiuta la galanteria maschile e la confonde per prevaricazione.
Luciano è una donna in carriera che non si lascia amare.
Respinge i complimenti, le modeste avances e si ritira violentemente.
Una donna che porta con sé il trauma di un vecchio abbandono.
Se un dolore ti resta dentro e ti accompagna allora ha vinto.

Stucchevole, onestamente stucchevole.
Anche il più attento e convinto femminista si stanca di un atteggiamento ostico e puntuto.
Perché, anche ieri, ad una modesta riflessione sull’assenza di Kvaratskhelia, reagire mostrando denti e muscoli?
Perché irritarsi?
Soprattutto perché continuare a battibeccare con la sala stampa, usando un generico e mediocre “voi”?
Lo ha compreso Luciano che i giornalisti giocano con la maglia Noi?

Ha capito Luciano che in questa città nulla è di nessuno e tutto è di tutti?
Ha compreso che il suo datore di lavoro è la città di Napoli?
De Laurentiis non lo sa, credevamo Luciano lo avesse inteso.

Siamo sinceramente dispiaciuti. Sinceramente amareggiati e contrariati.
Spalletti non è Celentano, qualcuno in società dovrebbe con garbo ed intelligenza ricordaglielo.
I risultati silenziano tante cose come gli stipendi on famiglia ma il malessere scava silenzioso.
I cavalli selvaggi non si educano mai del tutto.
Ci si può convivere ma non gli si può chiedere di essere docili.
Vero, verissimo ma ed ancora ma.
Il calcio a Napoli è cosa comune. È sentimento e non può vivere di puntualizzazioni e distanze.
I nostri appelli sono stati puntualmente disattesi, ne inviamo uno nuovo.
Questo. Affettuoso e rispettoso.

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