Anche se il mercato durasse in eterno e si potessero fare scambi continui, c’è qualcosa che una azienda non può comprare, deve fabbricarsela in casa.
La mentalità.
È una parola astratta, vuol dire tutto e vuol dire niente.
Per dare un senso a questo termine dobbiamo ricorrere a qualcuno più congeniale.
Educazione aziendale va meglio?
Chiarezza nella gestione e dei modi in cui si gestisce?
Non è semplice ma si spiega con il concetto di dare un’Idea chiara, solida all’azienda.
La Mentalità in Pedagogia dello Sport è quella cosa che resta alla fine degli allenamenti. Torni a casa e senti che la tecnica conta, la tattica anche ma il carattere del gruppo di più.
In azienda è quella convinzione nei tuoi mezzi che ti fa vincere la gara per l’assegnazione di questa o quella campagna pubblicitaria.

Su questo c’è da lavorare.
Lo ha detto Spalletti quando si è soffermato sul tempo, gli ingranaggi, i nuovi arrivati e il bisogno di integrarsi.
Il modo ed il tempo con cui si attuano le dinamiche di azienda ne dicono della qualità e della preparazione.

Serve tempo e strumenti.
Probabilmente il Napoli pecca in entrambi.
Il tempo nel calcio moderno, specie di chi ha ambizioni, è un freccia rossa.
Gli strumenti come abbiamo detto in principio non li puoi acquistare sul mercato.
Si rassegni il buon Giuntoli, non ci può far nulla.
Piuttosto potrebbe farlo il presidente ma ne dubitiamo.
Come da copione, dopo l’estate da palco, si è ritirato in buon ordine nel back stage.

Si diceva la mentalità.
Già, la mentalità.
Purtroppo o per fortuna non si compra ma la si può fabbricare in casa.
Serve tempo, pazienza, un po’ di esperienza e voglia di ognuno di dar vita ad un processo.
Processo di crescita.

Tutti a testa bassa.
C’è tanta strada da fare e tanti chilometri da macinare.
Non ci si illuda, ci sarà da “soffrire”. Il Napoli 5.0 è una macchina nuova, necessita di rodaggio ed olio per far vibrare gli ingranaggi.