5 cambi, il turnover e quella impossibilità di gestire un fiume di calciatori.
Sono troppi cambi?
Sono essenziali?
Cambiare, ruotare, stravolgere si può sempre fare?
La riflessione nasce dalla riflessione rilasciata da Gianpiero Gasperini.
Atalanta prima in classifica a 10 punti eppure emergono complicazioni nella gestione della rosa.
Si lamenta Gasperini.
Tenere insieme tanti interpreti, equilibrarli e farli convergere è arte di pochi e non dappertutto può accadere.
A Bergamo è più semplice che a Napoli?
L’azienda bergamasca ha un modus operandi più politically correct?
Occorrono dirigenti ed interpreti qualificati?
Vuoi o non vuoi le competenze in campo in sala riunioni fanno la differenza.
Molto probabilmente Bergamo riesce meglio in questa tipologia di gestione.
Potremmo domandarlo a Pierpaolo Marino che gestisce da un po’ il porto mondiale di Udine.
Di li transitano uomini di ogni parte del mondo e la squadra puntualmente si salva e poi vende.
Produce capitali.
È questione di stile e modello si dice nei convegni di Pedagogia aziendale.
Napoli, il suo presidente, la dirigenza ed il suo allenatore, sono adatti alla gestione di questa “promiscuità”?
Far combaciare gli interessi di Gaetano, Meret ed Osimhen, per fare tre nomi tanto distanti, è cosa che non può accadere se non in una azienda profondamente educata.
Le partenze di questa estate testimoniano proprio questo. Gli interessi del personale specializzato e di chi lo paga, divergevano e questo deve farci riflettere.
In conferenza Spalletti ha parlato di accorciamento dei tempi, rodaggio, velocizzare i tempi ed i modi di inserimento, insomma la capacità di far emergere il talento del gruppo e non solo del singolo.
Spalletti è un oratore.
Adora parlare.
Adora la ricerca del tono e del vocabolo. Si compiace del suo dizionario forbito.
Il Napoli ha le “competenze” di Bergamo?
Ha uomini che fuori dal campo ed anche dentro sanno di Organizzazione educata e sinergica?
Lo vedremo presto.
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