Le volte che qualcuno si interroga se Romelu Lukaku sia tuttora un top player, forse dovrebbe aprire maggiormente gli orizzonti della critica ad oltranza: magari il belga è meno esplosivo rispetto al suo passato più fulgido agli ordini di Antonio Conte. Quando nel biennio 2019/2021 in maglia Inter mise a segno 47 reti in Serie A, trascinando i nerazzurri alla vittoria dello scudetto. Nondimeno, rimane un attaccante di assoluto livello. Lo sa bene Luciano Spalletti. All’Italia basta un punticino fra stasera e domenica, con la Francia, per chiudere il discorso qualificazione ai quarti. Una opportunità troppo ghiotta per distrarsi. Così, il commissario tecnico, alla vigilia della gara contro il Belgio, nella consueta conferenza stampa, per presentare le insidie del match di Nations League, ha rimarcato la pericolosità di Big Rom, vero uomo-chiave dell’attacco fiammingo.
“Per sfruttare le caratteristiche di Lukaku, cercheranno di metterlo nelle condizioni di esprimersi al meglio, con cross dal fondo o con palle addosso, creando lo scarico. Ogni palla diventa giocabile con lui. Quindi sarà fondamentale avere le preventive, soprattutto quando attaccheremo. Bisogna farci attenzione”.
Il Napoli con Lukaku
Insomma, nonostante il fardello di chi è chiamato a ripagare coi fatti quella scontata suggestione mediatica, che lo etichetta come una scommessa (parzialmente) azzeccata dal mentore salentino, il centravanti del Napoli continua ad alimentare gli incubi degli allenatori avversari. Sembra assurdo, invece il fatto che all’ombra del Vesuvio non stia esprimendo costantemente il meglio del suo repertorio, è una conferma incontrovertibile di questo assioma. Gol e assist (4 + 4) restano solo una parte minima del contributo garantito alla causa partenopea. I dati non mai sono tutto, in questo caso appaiono ancora meno indicativi, non ne fotografano la centralità nel gioco della capolista.
Finora Romelu ha avuto un rendimento ambiguo negli ultimi sedici metri, almeno sul versante della pericolosità. Piuttosto inequivocabile che in certe partite il numero delle conclusioni indirizzate verso la porta altrui sia stato scarsino. In realtà, è cambiato il suo modo di stare in campo, al netto della consueta posizione che occupa al centro del reparto offensivo. Conte pretende che determini specialmente in situazione di ricezione spalle alla porta. La prima giocata dopo lo stop, quando la soluzione della sponda funziona, fa sbocciare una sequela di smarcamenti sincronizzati: i tagli centripeti degli esterni, quello più vicino al lato forte; associati agli inserimenti in profondità di una mezzala. Generalmente, è McTomiay che aggredisce lo spazio interno. Insomma, Lukaku si piazza in post sul centro-destra, perché poi con la classica mezzaluna, rientra sull’arto dominante (il sinistro), per imbucare verticalmente, guardando il portiere avversario.
Lukaku nel Belgio
Il ct Tedesco, al contrario, vuole sottrarre ai Diavoli Rossi la situazione codificata della palla addosso. Ritiene che Lukaku venga sfruttato molto meglio se supportato dalla vivacità di tre offensive players. Dunque, anziché scaricargli la palla sui piedi e poi accorciare celermente, avvicinandosi e andando a giocargli sotto, a incidere sulla brillantezza della manovra del Belgio, provvedono i vari Bakayoko, Trossard e De Cuyper. Profili assai tecnici e ipercinetici nello stretto, capaci di muoversi liberamente sulla trequarti, pronti a venire a riempire i corridoi intermedi.
La sfida di stasera a Bruxelles ha un valore enorme per la Nazionale di Spalletti proprio per questo motivo. Bisognerà contenere lo strapotere fisico di Lukaku e rendergli pure complicato la connessione con il supporting staff. Disinnescando un contesto tattico altrimenti a lui favorevole.
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