Rafa Benitez è stato contattato da Aurelio De Laurentiis in vista di una sostituzione di Gennaro Gattuso al timone del Napoli.
Raccontiamo gli inizi della sua carriera nel mondo del calcio, sia da calciatore sia da allenatore.
Il calcio è uno sport improntato sull’inclusività. L’elemento più bello dell’arte pedatoria è che è a disposizione di tutti e non fa distinzioni di abilità, razza o ceto sociale. Questo vale per i giocatori che si mettono sotto i riflettori e per gli allenatori che devono avere la spalle larghe e resistere anche alle critiche più dure. Con la giusta combinazione dei due fattori, una squadra di calcio ha tutte le possibilità di avere successo sia in campo che fuori.
Tuttavia, solo un ristretto numero di club può essere competitivo per vincere trofei praticamente ogni anno e godere di fama planetaria. Rafa Benitez è entrato a far parte del Real Madrid, squadra della sua città, già da adolescente e ha giocato nel Castilla, la seconda squadra delle Merengues. Eppure le sue fortune le ha avute da allenatore. Benitez ha allenato alcune delle squadre più forti d’Europa e la sua carriera da tecnico è stata un susseguirsi di alti e bassi, tra trionfi insperati, exploit, grandi delusioni e stagioni in agrodolce.
Contestualmente alla sua carriera di calciatore di discreto livello, Rafa Benitez si è laureato in Scienze Motorie all’Universidad Politécnica di Madrid nel 1982. Un grave infortunio lo ha costretto a terminare la sua carriera da calciatore, nella quale ha collezionato comunque tantissime presenze nelle serie inferiori, prima di ritirarsi nel 1986.
Grazie alla sua laurea in Scienze Motorie, che si rivelò una risorsa preziosa, Benitez intraprese la carriera di allenatore, entrando a far parte dello staff del Real Madrid nel 1986. All’inizio della stagione, venne nominato allenatore del Castilla B, arrivando al primo posto nel campionato. Fu quindi inserito nello staff del Real Madrid under 19, prima di diventare il braccio destro di Vicente Del Bosque.
Nonostante la posizione di alto profilo che ricopriva, Benitez era consapevole del fatto che avrebbe avuto bisogno di esperienza in altri club per poter diventare tecnico del Real Madrid un giorno. Eppure gli inizi furono tormentati, con gli esoneri al Real Valladolid e all’Osasuna e le demissioni all’Extremadura.
Gli inizi come tecnico di una prima squadra
A inizio carriera, naturalmente, gli allenatori ne devono mangiare di pane per raggiungere certi livelli. Sono pochi i casi in cui dei tecnici hanno iniziato con il botto, raggiungendo subito una posizione di vertice. Sono pochi gli allenatori che non hanno fatto gavetta nelle serie inferiori prima di arrivare ad allenare club di prestigioso.
Benitez aveva intrapreso proprio la strada della gavetta, prima allenando varie compagini in seno al Real Madrid, poi mettendosi in proprio. Le prime avventure di Rafa Benitez da tecnico di una prima squadra furono così disastrose da far dilagare lo scetticismo sulle sue capacità da allenatore. Basti pensare che nelle sue prime avventure “in proprio” vinse solo tre partite in due stagioni, una con il Real Valladolid, l’altra con l’Osasuna. A testimonianza della sua tenacia, Benitez decise subito di ritornare in sella.
Il tecnico madrileno scelse quindi di ripartire dal CF Extremadura, da non confondere con l’UD Extremadura, squadra che disputa attualmente la Segundona. Il CF Extremadura è stato sciolto nel 2010 a causa di problemi economici, cancellando quindi 86 anni di storia. La stagione 1995-96 è stata la stagione di maggior successo del club fino ad oggi, anno in cui raggiunse la Primera División per la prima volta nella sua storia, anche se attraverso “la porta di servizio”. La squadra si piazzò al quinto posto, pertanto fuori dalla zona promozione. Tuttavia, la compagine che la precedeva era Real Madrid B e, poiché alle squadre B è proibito giocare nella stessa divisione del loro club madre, l’Estremadura prese il suo posto nello spareggio. A caval donato non si guarda in bocca e la squadra della città di Almendralejo sconfisse l’Albacete per 1-0, conquistando quindi la promozione in Liga.
L’euforia della compagine di Almendralejo non durò molto, visto che il salto di categoria si rivelò duro. Nella prima stagione in Liga l’Extremadura perse le prime nove partite, vincendo la prima solo a metà stagione. Nel mercato invernale arrivarono i rinforzi tra cui Navarro Montoya, bandiera del Boca, e la squadra si riprese, ma era oramai troppo tardi. A fine stagione la squadra ripartì quindi dalla Segundona ed entrò in scena Rafa Benitez.
Il tecnico madrileno riuscì ad esorcizzare i demoni psicologici della retrocessione della stagione precedente e concluse la stagione al secondo posto, venendo quindi promosso in Liga. Quella squadra si fondò su due pilastri: la solidità della difesa e la vena realizzativa del bomber. L’organizzazione difensiva fece sì che l’Extremadura subisse solo 38 gol in 42 partite, mentre il bomber Igor Gluščević mise a segno 24 gol, che gli valsero il titolo di pichichi. Il montenegrino era letteralmente esploso, considerando che nella stagione precedente, in Liga, era andato a segno solo in due occasioni.
Fu una svolta drastica per l’Extremadura e per Benitez. Proprio al tecnico va indiscutibilmente una parte del merito, in quanto il suo credo calcistico stava prendendo forma, a prescindere dalla stagione straordinaria di alcuni giocatori. Quello dell’attaccante è un ruolo in cui la fiducia è fondamentale. Ci sono periodi in cui i bomber non riescono a segnare neanche con 20 tiri in porta e altri in cui entra ogni pallone. In questo senso, l’allenatore ha una discreta fetta di influenza. Come l’ha avuta spesso Benitez sui suoi centravanti. Basti pensare a Torres o Higuain.
La promozione
Uno sguardo alla rosa del CF Extremadura promosso in Liga rivela un altro marchio di fabbrica di Benítez: il massiccio turnover. La stagione 1997-98 lo ha visto utilizzare 23 giocatori diversi in 42 partite, 16 dei quali hanno giocato dall’inizio più di 10 partite e 21 su 23 hanno totalizzato più di 10 presenze. Rafa è sempre stato un sostenitore del turnover nelle proprie squadre, con l’obiettivo di mantenere tutti i calciatori concentrati e focalizzati. Benitez ha sempre puntato a costruire una squadra che riuscisse ad arrivare in buona forma in primavera e, nel corso degli anni, questo approccio ha dato i suoi frutti, soprattutto nelle coppe.
Questo modus operandi gli è valso spesso critiche a Liverpool o a Napoli, ma è stato chiaramente parte integrante della sua filosofia manageriale fin dall’inizio della sua carriera. Il turnover di Benitez fu fondamentale ai fini della promozione dell’Extremadura, ma poi non è riuscito a salvare la squadra. Arrivando al 17° posto, Rafa fece meglio di Ortoundo, ma non riuscì ad evitare la retrocessione. Il Siviglia acquistò Igor Gluščević, fondamentale per la promozione degli Andalusi, mentre nello spareggio salvezza, l’Extremadura perse contro il Rayo Vallecano.
L’annata al Tenerife
Benitez si prese un anno sabbatico, nel quale lavorò per alcune testate giornalistiche, prima di imbarcarsi in una nuova avventura, questa volta nelle isole Canarie.
Il CD Tenerife ha vissuto il periodo più florido della storia del club durante gli anni ’90, passando quasi tutto il decennio nella Primera División, con Jorge Valdano e Jupp Heynckes che hanno condotto il club al suo miglior piazzamento, il quinto posto. La squadra delle Canarie retrocesse nuovamente nel 1998-99 e l’anno successivo arrivò quattordicesimo in Segundona. C’era aria di rinnovamento e la scelta del tecnico ricadde su un 40enne Rafa Benitez.
La stagione al Tenerife fu simile a quella all’Extremadura in Segundona qualche anno prima. Il Tenerife si classificò al secondo posto, venendo promosso in Liga. La squadra faceva della difesa ermetica il suo cavallo di battaglia. La differenza stava nel fatto che i gol non erano concentrati in maniera prevalente su un solo attaccante, ma distribuiti tra tutto il reparto offensivo.
Mista era il pupillo di Benítez, calciatore che il tecnico madrileno aveva avuto nelle giovanili del Real sotto la sua guida. I due si ricongiunsero proprio alle Canarie, prima di imbarcarsi assieme nell’avventura a Valencia. Mista è l’attaccante che segnò il gol vittoria nella finale di Coppa UEFA contro il Marsiglia nel 2004. Nella stagione della promozione, l’attaccante murciano mise a segno 10 gol e servì diversi assist.
Mista era sostenuto dall’ala sinistra Luís Garcia, in prestito dal Barcellona, che contribuì alla promozione con 16 reti. Era un giocatore scaltro e dotato della capacità di scappare agli avversari con movimenti alla Callejon per arrivare in zona gol. Era un esterno malizioso e letale sotto porta, che Benitez si sarebbe poi portato a Liverpool qualche anno dopo. Quello del gol fantasma nel match contro il Chelsea, insomma…
La corsa per i posti di promozione fu serrata e si concluse all’ultimo giornata della stagione. La coppia andalusa composta da Siviglia e Real Betis occupava i primi due posti. Il Tenerife, nel frattempo, era a pari punti con l’Atlético Madrid – che presentava alcuni volti familiari come il capocannoniere del campionato Salva Ballesta, il centrocampista portoghese Hugo Leal e un giovane Fernando Torres – ma sapeva che se avesse ottenuto un’ultima vittoria avrebbe ottenuto la promozione.
Il Tenerife aveva battuto l’Atletico a novembre al Calderon, ma quella partita andò male, in quanto la squadra delle Canarie perse nella penultima giornata, tra le mura amiche, contro i Colchoneros. Entrambe le partite disputate in quella stagione tra Atletico e Tenerife finirono 2-1 per la squadra ospite. A quel punto serviva vincere la partita finale, quella contro il Leganes. Il vantaggio dell’Atletico contro il Getafe mise pressione alla squadra delle Canarie. Il Tenerife era nervoso e il match era nei minuti finali. I nervi erano a fior di pelle e i tifosi erano terrorizzati dalla possibilità di vedere svanire il sogno promozione.
Il Leganes prese un palo: se la palla fosse entrata sarebbe cambiato tutto. Negli ultimi minuti, un eroe improbabile, Hugo Morales, diede la promozione al Tenerife con una bordata su punizione. Senza quel gol, probabilmente la carriera da allenatore di Benitez sarebbe stata ben diversa e la sua traiettoria non sarebbe stata così veloce. Quel match è stato il trampolino di lancio per una carriera ricca di trionfi, soprattutto nelle coppe. Fu proprio quel gol che gli spalancò le porte del Valencia. E il resto è storia…
Oltre che per il turnover maniacale e scientifico, Rafa Benitez è diventato famoso anche per l’intuito nella scelta dei calciatori. Luís Garcia e Mista furono degli esempi calzanti, così come lo è stato Torres all’Atletico. Grazie alle sue capacità manageriali, Benitez ha portato al Napoli gente del calibro di Mertens, Callejon, Higuain, Albiol e Reina, tra gli altri. Il bello è che, senza quel gol di Morales, la sua carriera avrebbe molto probabilmente preso una piega diversa.
L’ultimo Benitez
Il Benitez nel post Napoli non ha convinto, fermo restando che non ha mai avuto il giusto contesto in cui esprimersi al meglio. Tuttavia, alla guida del Real, nonostante il flop in Liga e il conseguente esonero, in Champions ha collezionato 16 punti su 18 nel girone. Score esemplificativo della sua carriera da “animale da coppa”.
Alla guida del Newcastle, non è riuscito a salvare i Magpies al primo anno, ma è arrivata la pronta risalita dalla Championship. Al ritorno in Premier ha portato la squadra in una tranquilla posizione di centro classifica e l’anno successivo è arrivato 13esimo.
Ha deciso poi di accettare la ricca offerta del Dalian, squadra cinese ma, complice il livello modesto della compagine, i risultati sono stati negativi.
Rafa Benitez è un allenatore che manca da livelli top oramai da cinque anni. Grande conoscitore di calcio e persona scafata, ha comunque le carte in regola per fare bene in un ambiente di cui conosce le criticità.