Lo abbiamo visto più volte, in questo periodo più che mai, nelle rappresentazioni della squadra
partenopea e interpretato da personaggi travestiti da ciuchino.

Il ciuccio napoletano è la mascotte del Napoli calcio, la squadra che quest’anno si è aggiudicata il suo terzo campionato riportando lo scudetto al centro-sud Italia.

Ma come nasce la storia della mascotte? E Perché proprio l’asino?

Non c’è dubbio che tra le curiosità sul calcio, questa è davvero singolare: dovete sapere, infatti, che il primo stemma utilizzato dal club aveva, all’interno di un ovale dai contorni dorati a sfondo blu, un cavallino rampante (simile a quello della Ferrari) che si ergeva su un pallone da calcio. A completare il tutto l’acronimo ACN (Associazione Calcio Napoli) intorno all’animale.

Il Corsiero del Sole, questo il nome dell’equino simbolo della squadra e della città campana.
Leggenda vuole, però, che le prestazioni in campo nella prima stagione calcistica del Napoli non
furono all’altezza di tale magnificenza, e che un esasperato tifoso, con il fare tipico dei napoletani,
esclamò la frase: “Ma quale cavallo rampante?! A me me pare o ciuccio e Fechella: trentatrè chiaje e
a coda fraceta!
”. Che tradotto in italiano significa pressappoco: “Ma quale cavallo rampante?! A me
sembra l’asino di Fechella: trentatré piaghe e una coda marcia!”.

A questo punto viene da chiedersi: chi sono Fechella e il suo asino? Fechella, alias Domenico
Ascione, era un venditore di fichi abbastanza rinomato nella zona, che girava la città servendosi di un
ciuchino non proprio in splendida forma, che faticava non poco per portare a termine il suo dovere.

Da qui l’associazione con la squadra che, paragonata all’animale, appariva malmessa e fuori forma.
Fu però per mano di Felice Scandone, fondatore del quotidiano Il Mezzogiorno Sportivo, che si
diffuse a macchia d’olio l’associazione con l’asino, reo di aver ascoltato casualmente la battuta del
tifoso ed averla riportata sulle pagine del giornale affiancata ad una vignetta riportante proprio un
somaro.

L’asino comparse ufficialmente il 23 febbraio 1930 al termine del match Napoli-Juventus.

L’animale fece il giro del campo con tanto di palloncini e un nastro azzurro, accompagnato da un cartello che riportava la frase: “Ciuccio, fa’tu!”. E poiché la partita terminò con un favorevole 2-2 dopo
un’incredibile rimonta, si decise di tenerlo per scaramanzia, considerandolo un portafortuna del
club.

È pur vero, però, che la società non ha mai sponsorizzato con troppo orgoglio la sua mascotte,
togliendola praticamente da ogni logo o sito ufficiale.

Sfogliando la pagina web ufficiale del sito non compare neanche una volta e non se ne fa menzione se non nei siti di approfondimento non ufficiali.
L’unica stagione in cui il ciuchino fa la sua comparsa in vesti ufficiali è nel 1982-83, quando entra
addirittura nello stemma ufficiale (una N a rappresentare il corpo dell’animale con la testa e le
grandi orecchie sulla sinistra).

Recentemente, il presidente De Laurentiis ha dichiarato di voler riprendere il glorioso cavallo come
mascotte della squadra, tornando quindi alle origini come fatto già dal Napoli Basket. Ma i pareri dei
tifosi sembrano discordanti, affezionati da tempo al simpatico ciuchino.

E se è vero che “chi nasce asino non può morire cavallo”, potrebbe essere il caso in cui chi nasce cavallo morirà asino.