Lo staff di cui mi avvalgo per tentare di porgere ai tifosi una corretta e sensata analisi, fatto di psicologi, educatori ed analisti commerciali, è d’accordo su un dato.
Il Napoli di De Laurentiis ha due “difficoltà”.
Lo diciamo non alla luce della eliminazione dalla Coppa Italia ma dalla verifica dei dati.
Chi segue il filone di questi articoli sa che lo andiamo dicendo da tempo.
Difficoltà abbiamo detto.
Una tecnica ed una aziendale. Diremo di filosofia aziendale e di una panchina non all’altezza della “prima squadra”.
L’aspetto tecnico l’affido a colleghi più capaci.
Noi diremo di altra questione. Critichiamo pure la Juventus, il Milan e l’Inter, ne abbiamo ragioni ma la modalità con cui fanno azienda non è da definire “familiare”. Non sono certo i nomi a far la politica aziendale ma alcuni nomi creano modalità di spessore. Non intendo in questo momento ribadire i nomi ed i curriculum di alcuni dirigenti del “nord”.
A Napoli non serve far pessimismo né tantomeno utilizzare banali alibi da complotto.
L’approccio con cui il Napoli è sceso in campo e che lo ha severamente punito, testimonia un percorso ancora tutto da realizzare. Testimoni ancora che la cosiddetta mentalità di una azienda e di una squadra non si comprano al mercato di riparazione né puoi costruirle senza opportuni studi ed atteggiamenti.
Il Napoli si ritrova a dar prova “provinciale” di sé e questo è da considerarsi offensivo per la città e per i 40 mila che ieri sera sono tornati a casa fradici.
Cosa fare? Crescere.
Come? Rimanendo con i piedi per terra ed affidarsi a professionisti.





