Il Qatar può dare messaggi. Può aiutare a capire. Insegnare che il mondo è infinitamente collegato. Non esiste reale distanza per chi sa e vuole tendere l’orecchio. I credenti dicono che soltanto lo stolto costruisce sulla sabbia. Niente di più attuale e doloroso. Non è critica a posteriori, è un senso di profonda amarezza. Un lacerante squarcio nell’anima.
Ischia piange i suoi morti ed i suoi dispersi.
I soccorritori da giorni combattono abbracciati ad una Speranza. 200 sono i Vigili del fuoco che da quella notte scavano senza sosta.
Un sibilo, una luce, un passaggio, un odore e si torna a scavare.
Non c’è distanza tra l’isola verde ed il Qatar. Non c’è un solo metro tra uomini di cuore e di personalità.
Chi viene al Sud piange due volte recita un celebre film. Chi viene al Sud e lo fa da terre lontane, lo porta per sempre nel cuore.
Serve essere uomini.
È un comandamento laico. Non c’è religione in questo.
Adulti, esempi veri, leaders di una squadra ed a volte di una intera nazione.
In un sol nome Kalidou Koulibaly.
Uomo immagine e specchio di un Paese.
Senegal.
Commosso ed orgoglioso, dopo aver siglato il 2-1 contro l’Ecuador che qualifica gli Africani alla seconda fase del campionato mondiale, ha voluto dedicare un pensiero di profonda vicinanza ai fratelli ischitani.
Napoli e le sue isole vicine ai fratelli neri.
Un gemellaggio di rara bellezza e semplicità. Il Sud del mondo unito in un abbraccio di generosità e lutto.
Ricordarsi di chi soffre quando si è in festa è prerogativa di pochi e certamente alti e potenti personaggi.
Koulibaly non è un calciatore, è molto prima un uomo che ha sposato la lotta dei diritti.
Comandante di cento e più battaglie, capitano di un Napoli che mai sarà dimenticato.
In bocca al lupo Kalidou, torna presto a casa.
Pedagogista dello Sport