Esattamente 51 anni fa moriva il grande Gigi Meroni: a quanto si dice, Meroni fu investito da Tilli Romero, divenuto poi presidente del Torino, ma l’impatto mortale fu probabilmente causato da una seconda auto che sopraggiunse.

Meroni era definito il «quinto Beatle» (adorava la band britannica) e «la farfalla granata» per la sua leggiadria.

La sua carriera al Toro aveva raggiunto livelli degni dei più forti calciatori del Grande Torino, ma la sua vita fu spezzata a soli 24 anni.

Addirittura Agnelli fece un tentativo di portarlo alla Juventus, offrendo la cifra record di 800 milioni del vecchio conio. I tifosi granata si opposero strenuamente e l’affare non si fece.

Meroni decise di vivere “more uxurio” in una mansarda con la sua Cristiana, donna alla quale la famiglia aveva imposto un matrimonio combinato. E i commenti di un’Italia pre-sessantottina, all’epoca bigotta e ipocrita, molto più di oggi, non si fecero attendere: Gigi fu definito “Meroni il sovversivo”, “Meroni il pagliaccio”, “Meroni la vergogna del calcio italiano”.

Filippo Andreani gli ha dedicato una canzone, intitolata proprio Gigi Meroni: «A Cristiana spiegavo che il dribbling è come un abito inglese/Elegante, estroverso e scherzoso come la barba di un mese/E che il numero sette alla schiena è uno stile di vita/È solitudine in fascia e fortuna, tra calci e fatica».

Il gol di Vitor Hugo, sostituto di Davide Astori, che mise a segno un gol al minuto ’13 (maglia di Astori), ricorda molto quello di Alberto Carelli, “posseduto dallo spirito di Gigi Meroni“.
Il Toro vinse ben 4-0 il derby con la Juventus. Nestor Combin mise a segno tre reti, mentre l’ultima fu segnata proprio da Carelli, che vestiva la numero 7.
A distanza di tanti anni, Carelli ha dichiarato: «Per tutto quello che abbiamo vissuto in quei giorni, sono ancora più contento di aver segnato, e proprio contro la Juve. Vincere il derby a volte equivaleva quasi a vincere il campionato. Farlo per 4-0 la settimana dopo la scomparsa di Gigi è stato sicuramente ancora più importante. C’erano 65.000 persone, era il minimo che potessimo fare, anche per ricordare lui».

Carelli non aveva MAI segnato in Serie A e non segnò più in quel campionato del 1967.

 

A cura di Vincenzo Di Maso

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