“In ogni angolo del mondo ci sarà sempre una famiglia azzurra pronta ad accoglierti con calore ed affetto”.
La rubrica “VITA DA CLUB” vuole rappresentare una finestra sul panorama mondiale, un viaggio all’interno del tifo azzurro presente in ogni parte del globo. La tredicesima intervista è dedicata al Club Napoli Briganti del presidente Alberto Petillo.
– Parlaci di te e del Club che rappresenti
Sono Alberto Petillo, Presidente Club Napoli Briganti, malato del Regno delle Due Sicilie, di Napoli e del Napoli, per valutare il grado di follia vi invito a cercare su Google o YouTube “tifoso da record”. Mi definisco tifoso identitario perché credo che la cassa di risonanza del pallone sia importante veicolo per diffondere orgoglio identitario. Da 4 anni presiedo, coadiuvato da Francesco Cesaro e Salvatore Reccia la Real Atellana Due Sicilie: unica società affiliata alla Figc con nome e logo delle Due Sicilie, che partecipa al campionato di C2 di calcio a 5.


– Qual è stato l’episodio più emozionante che avete vissuto?
Rischiai il Daspo quando il 5 novembre 2015 organizzai le “100 Bandiere duosiciliane al San Paolo”, in occasione di un insignificante match di Europa League, contro il Mitdjylland, cercammo di rubare la scena e l’inquadratura Rai portando 250 vessilli del Regno delle Due Sicilie nei distinti. Non fu la prima volta, ma la piu’ massiccia esposizione mai fatta, di fatto parzialmente vietata dalla Digos per oscuri motivi, che nemmeno una interpellanza parlamentare al senato di Bartolomeo Pepe ebbe riposte esaurienti da Alfano. La pubblicita’ mediatica fu enorme e la Città si schiero’ dalla parte dell’orgoglio identitario, riempiendo strade e balconi con la nostra bandiera storica. Da quella sera lo splendido stemma delle Due Sicilie è sempre piu’ spesso accostato ai nostri colori, al punto che nacque un Club Napoli Due Sicilie, che di fatto autorizzava l’ingresso allo stadio del “sacro vessillo” accompagnato dai colori della squadra (viene utilizzato anche dai tifosi del Cosenza, Foggia, Benevento ed altre squadre dell’ex Regno). Mio compito all’interno del Club Napoli Due Sicilie era direttore tecnico (organizzare eventi sportivi) e responsabile delle sezioni del Club che si aprivano in tutta Italia. Un cambio di strategia all’interno del direttivo, portò ad abbandonare il progetto delle sezioni e quindi preferii seguirne una e trasformarla in club autonomo – ma legatissimo a quello delle Due Sicilie -: il Club Napoli Briganti (che assorbi’ la sezione di Orta intitolata a SIMONE TROTTA).


– Raccontaci un aneddoto particolare legato al club.
Nostra intenzione è quella di avvicinare al calcio chi ha passione identitaria, ma soprattutto avvicinare il tifoso a scoprire le sue radici, la storia della sua terra, tirare fuori il proprio orgoglio identitario, sopito dalle bugie dei libri di storia e dal razzismo degli italiani verso di noi. Ogni occasione è buona per portare neofiti Duosiciliani al Tempio di Maradona, cosi come portare tifosi a manifestazioni identitarie o sventolare il nostro orgoglio. Fu cosi che un giorno i vice presidenti Luciano Seccia e Giovanni Carandente partirono con bandierone, macchina fotografica, euforia e furore identitario per un tour dei siti Borbonici. La maestosita’ del sacro (contiene 8 simboli religiosi) Vessillo Duosiciliano, tessuta tra i colori del Napoli, sventolava fiera davanti alle grandiose opere borboniche, destando ammirazione, stupore, curiosita’ e simpatia. Oltre ai turisti ed i curiosi si avvicino’ un “non colorato”, che partendo dalla simpatia per il Napoli, per la “storia negata” che conosceva perfettamente, ammirava l’orgoglio di tifare per la propria terra ed il legame calcio/storia. Complice i gadgets che l’ottimo Dino Brasiello gli diede, inizio’ a barcollare: aveva preso una sbandata per questo connubio calcio e identita’, si prese il contatto e, dopo crisi mistica e chissa’ quale processo interno alla sua testa, ci ricontatto’ e si iscrisse al club: ufficialmente per seguire la parte non calcistica… il tempo ci dira’ se abbiamo colorato di azzurro un cuore senza colori.


– Come sta reagendo il club a questo momento di difficoltà, che ormai dura da circa un anno, legato all’emergenza epidemiologica?
Beh il Covid non ci ha spiazzato piu’ di tanto: eravamo già fermi nelle attività per motivi vari, dall’uscita di scena di meta’ del Cda, agli impegni di lavoro che hanno allontanato altri componenti dalla partecipazione attiva. In cerca di una nuova sede avevamo già congelato le iscrizioni, perché quantunque cifre simboliche, non era giusto chiederle senza garantire attività. Appena ci sarà possibile ricominceremo da dove abbiamo lasciato, con la stessa grinta e passione.
– Se avessi dinanzi a te D10S per qualche istante cosa gli diresti?
Lo ringrazierei per quanto ha fatto, lontano dai riflettori e dal campo verde.
Lo ringrazierei perché a Italia 90 risveglio’ l’orgoglio dei Napoletani, con le sue parole da vero Brigante apri’ gli occhi a chi non aveva ancora capito che l’Italia ci considera una colonia interna, che ci sfrutta da 160 anni e che ci vuole italiani con cadenza biennale: campionato Europeo o Mondiali di calcio. Lui, che a Barcellona veniva in modo dispregiativo appellato “SUDACA” (in quanto proveniente da una delle ex colonie spagnole in sudamerica) capi’ subito l’analogia col termine “terrone” e prese le nostre difese, ripetendo spesso <Giochiamo contro tutti e tutto>…. Ecco io lo avrei ringraziato anche se avesse avuto piedi di un calciatore normale.
– Quali sono i calciatori del Napoli, ad esclusione di Diego, a cui ti senti più legato?
Personalmente sono legato a Beppe Savoldi; dal suo arrivo iniziai a frequentare sempre il San Paolo e qualche trasferta. Nella mia stanzetta, oltre ai poster avevo una sedia bianca, a cui disegnai. baffo e capelli ricci: con la miniball gli facevo i cross che il mio Beppegol di legno trasformava in mortiferi colpi di testa. Alla sua cessione – avevo 13 anni – telefonai alla sede del Napoli e gli gridai: <str.. i !! > e scoppiai in lacrime, che mi evitarono scappellotti materni.


– Cosa consigli di visitare (e di mangiare) ai tifosi azzurri che dovessero passare dalle vostre parti?
Le “nostre parti” sono dal Garigliano in giu’, si sa i Briganti non hanno una sede, sono ovunque. Pertanto visitare le meraviglie del nostro ex Regno delle Due Sicilie, mangiare prodotti locali, non solo è un invito, ma un obbligo: consumiamo prodotti nostri, valorizziamo le nostre ricchezze, sfruttiamo qui le nostre capacita’, facciamo in modo che i nostri soldi restino qui; cosi facendo i nostri figli e nipoti non saranno costretti ad emigrare. Forza Napoli Sempre
Rosario Avenia
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Giornalista