L’istinto guida Uefa, Lega Calcio e gli altri competitors
Resistere. E’ l’atteggiamento che hanno assunto Lega Calcio, Uefa e le altre principali Leghe europee, che non vogliono piegarsi all’idea che il pallone debba fermarsi a tempo indeterminato.
Il calcio sta vivendo una situazione di profonda incertezza. La spasmodica necessità di voler ricominciare a tutti i costi a far rotolare la palla, manifestata in più occasioni da qualche presidente, ottusamente poco lungimirante, potrebbe davvero cambiare le prospettive all’intero sistema. Aprendo un animato dibattito su quello che, quest’anno, poteva essere. E probabilmente non sarà. A causa dell’epidemia di Covid-19.
Ma soprattutto, sulle conseguenze che potrebbero ricadere a pioggia sulla prossima stagione, qualora si continuasse a forzare la mano, ostinandosi a riprendere l’attività agonistica. Senza considerare, invece, quanto incertezza generi una emergenza sanitaria in continua evoluzione.
Il comportamento delle persone, davanti ad una minaccia inaspettata, come quella che sta attentando alle certezze del genere umano, può essere estremamente emotivo. Tuttavia, proprietari assortiti e possessori vari di quote di maggioranza dei club, in un momento simile, dovrebbero evitare di lasciarsi guidare dall’istinto. Magari sarebbe il caso che mettessero momentaneamente da parte gli interessi personalissimi, sportivi ed economico-finanziari, per incanalare tutte le loro energie nella programmazione del futuro a medio/lungo termine.
Le Coppe non si toccano. Ma nemmeno i campionati…
L’impressione che le proiezioni che prevedevano la possibilità di poter calendarizzare la ripresa dei campionati a metà maggio, ogni giorno che passa diventano sempre meno ottimistiche. Ed il calcio, come del resto la vita reale, deve necessariamente adattarsi.
Nell’ipotesi in cui la pandemia consentisse di riprendere a giocare in completa sicurezza solo a inizio giugno, l’idea di privilegiare la conclusione dei campionati nazionali, prima ancora delle Coppe europee, allungherebbe la stagione attuale ben oltre il mese di luglio. Sforando, addirittura, oltre la metà d’agosto.
Vediamo perchè. La Uefa è stata sin troppo chiara. Non intende transigere. Le federazioni – dodici – che hanno ancora squadre in corsa nelle due coppe europee devono riprendere a giocare in simultanea. La logica astringente dell’organismo che controlla e amministra il calcio europeo pretende la contemporaneità. Onde evitare sperequazioni a livello di condizione fisica, capaci di produrre effetti sulla uguaglianza competitiva di tutti i contendenti, negli ottavi di Champions e Europa League.
Dunque, nell’ipotesi in cui i campionati nazionali prendessero nuovamente il via a inizio giugno. Per esaurirsi a metà luglio, grazie ad un massiccio ricorso a turni infrasettimanali, le Coppe europee si accoderebbero. Perché il business dei diritti tv e dei contributi economici garantiti dalla Uefa è ghiotto. Ergo, tutti ne vogliono una fetta. Quindi, l’idea di assegnare i due trofei, ricorrendo all’affascinate ipotesi delle Final Four, è solamente bassa propaganda, di chi predica bene e razzola male. Tutti vogliono giocare sia le gare d’andata, che quelle di ritorno, dei vari turni!
Per Uefa e Leghe europee si può giocare sotto l’obrellone
E qui sorge il problema della pressochè totale mancanza di oculatezza con la quale i padroni del vapore stanno barcamenandosi, nell’affrontare l’emergenza. Appare evidente quanto sia sacrosanta, in termini di risultati sportivi maturati finora sul campo, la volontà di salvare i campionati e le Coppe. Al contempo, tuttavia, chiudere a luglio inoltrato, nella più ottimistica delle previsioni, potrebbe risultare null’altro che accanimento terapeutico, producendo effetti nefasti soprattutto sulla stagione futura.
Il calcolo è presto fatto. Prima che il campionato 2020/21 prenda ufficialmente il via, bisogna necessariamente concedere un periodo di riposo ai calciatori. Stressati specialmente nella testa, dopo aver vissuto un periodo del genere. A quel punto, le squadre comincerebbero l’attività vera e propria, andando in ritiro. Pur accorciando i tempi fisiologici della preparazione, in pratica il fischio d’inizio della nuova stagione scivolerebbe a fine settembre.
Con l’obbligo temporale di chiudersi, in ogni caso, entro e non oltre giugno 2021. D’altronde, incombono gli Europei e la Coppa America, rinviati appena qualche giorno fa alla prossima estate, proprio a causa del Coronavirus…
Francesco Infranca
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