I motivi della rottura tra Conte ed il Chelsea

Quando si fa riferimento alla possibilità più o meno concreta che Maurizio Sarri possa ereditare la guida tecnica del Chelsea, bisogna innanzitutto analizzare i motivi della rottura tra l’allenatore che attualmente siede sulla panchina dei Blues ed Abravomich. Partendo da un presupposto determinante: i tifosi di Stamford Bridge impazziscono per Antonio Conte. Capace di vincere il titolo, all’esordio in Premier League. E aggiudicarsi la F.A. Cup quest’anno. Pur mancando l’accesso alla Champions della prossimo stagione. Senza tralasciare le implicazioni di carattere contrattuale, subordinate alla risoluzione del rapporto tra Conte ed il Chelsea. Che comunque hanno una rilevanza fondamentale. Visto e considerato che l’ex C.T. della Nazionale Italiana è titolare ancora di un anno di contratto. Il motivo della rottura è presto detto: Conte ha litigato tutto l’anno, e neanche tanto velatamente, con Marina Granovskaia. La donna che controlla, con pugno di ferro in guanto di velluto, i conti del magnate russo.

Chi è Marina Granovskaia, C.E.O. dei Blues

L’algida “zarina” è qualcosa di ben diverso, del semplice braccio destro di Abravomich. Quando si tratta di soldi, infatti, la Granovskaia risulta il perno fondamentale di ogni trattativa posta in essere dal club londinese. Non a caso, l’idea di accantonare la candidatura di Luis Enrique come potenziale successore di Conte, trova la sua spiegazione ed il suo fondamento proprio sul “niet” pronunciato dalla signora Marina. La quale ha ritenuto troppo esosa non solo la pista che conduceva allo spagnolo. Ma anche – se non soprattutto – il programma tecnico esposto dall’ex allenatore di Roma e Barcellona per rilanciare le ambizioni dei Blues nella prossima Premier League. D’altronde, che la Granovskaia non guardi in faccia a nessuno, conducendo ogni singola trattativa con il cipiglio del cerbero in gonnella, è testimoniato dal comportamento draconiano con il quale stroncò sul nascere la trattativa per il rinnovo del contratto di John Terry, storico capitano del Chelsea. Cui intimò, senza troppi giri di parole: “Firma questo contratto, altrimenti levati dalle pa..e!!!”.

Mercato e plusvalenze: nei top club la pensano tutti alla stessa maniera

Il motivo del contendere durante tutta la stagione 2017/18 tra la plenipotenziaria in tailleur e tacchi spillo di Abravomich ed Antonio Conte è subordinato proprio alla fissazione che la Granovskaia ha per i conti. Orbene, spesso e volentieri, per non dire (quasi) sempre, la sua esigenza primaria è stata quella di chiudere il bilancio dei Blues in attivo. Senza disprezzare, da un lato, gli acquisti mirati di giocatori futuribili e di prospettiva, e dall’altro, le cessioni milionarie di uno o più top player. Il tutto, condito da una lungimirante ed attenta strategia economica tesa al conseguimento di succose plusvalenze. Conte era di ben altro parere e gli screzi tra i due sono cominciati dalla scorsa estate. Il tecnico ha storto il naso quando il Chelsea ha deciso di cedere Nemaja Matic al Manchester United, per circa 45 milioni di euro. La società, dal canto suo, non ha mai perdonato all’ex allenatore della Juventus di aver dato il benservito ad uno degli idoli indiscussi di Stamford Bridge: il brasiliano Diego Costa. Liquidato con un messaggino telefonico. Neanche fosse la fidanzatina adolescente cui servire il fatidico “due di picche” dopo una serata in discoteca. E poco importa che i Blues abbiano comunque speso un botto, in termini di acquisizioni di calciatori. In estate: Rudiger dalla Roma, Bakayoko dal Monaco, Morata dal Real Madrid, Zappacosta dal Torino, Drinkwater dal Leicester. A gennaio, per continuare ad inseguire il piazzamento tra le prime quattro in classifica e raggiungere la qualificazione alla prossima Champions: Barkley dall’Everton, Emerson Palmieri dalla Roma e Giroud dall’Arsenal.

La politica dei prestiti di qualità

A tutt’oggi, il vero motivo del contendere, tra Conte e la Granovskaia, è la totale mancanza di simbiosi circa la politica di valorizzazione dei giovani, portata avanti dall’allenatore italiano. In effetti, proprio la zarina russa è stata la ideatrice del progetto “on loan programme”. Ovvero, una organizzata politica di prestiti, capace di assicurare ad alcuni tra i più promettenti giovani formati dall’Accademy del Chelsea, di tornare alla casa madre e giocare con continuità in Prima Squadra, dopo una esperienza formativa, in prestito, lontani da Stamford Bridge. Adesso, però, occorre fare una necessaria premessa. In Inghilterra, le cd. “squadre B” giocano un campionato a parte, esclusivamente dedicato a loro: la “Professional Development League”, strutturata in due fasce d’età, Under 21 e Under 18. Al torneo Under 21 (“Barclays U21 Premier League”) possono giocare giovani tra gli Under 16 e gli Under 21, con l’eccezione di tre fuoriquota e un portiere, che può essere sempre oltre età. Circostanza, che permette ai club di poter schierare calciatori della prima squadra, anche già affermati e con una solida carriera alle spalle, cui necessita dare spazio e minutaggio, magari successivamente ad un infortunio. Quindi, alla ricerca della miglior condizione fisica.  Generalmente, le partite della Barclays U21 Premier League si disputano presso i centri tecnici dove le prime squadre svolgono i loro allenamenti. Chiaramente, le strutture non sono come quelle italiane, ma all’avanguardia, sia qualitativamente che quantitativamente. Nello specifico, il Training Center di Cobham, voluto fortemente da Abramovich e finito di costruire nel 2007, è un gioiello d’architettura calcistica, funzionale alle esigenze di un Top Club europeo come il Chelsea. Una particolarità di questo campionato, però, è che ogni società deve obbligatoriamente, nel corso della stagione, ospitare almeno tre gare casalinghe della Under 21 nello stadio dove gioca la prima squadra. Con ricadute importanti in termini di visibilità per i giovani calciatori, nonché per affluenza di pubblico.

I prospetti più interessanti prodotti dall’Accademy del Chelsea

La politica di valorizzazione dei giovani voluta dalla Granovskaia ha cominciato a produrre risultati tangibili proprio quest’anno. Alcuni esempi. Bertrand Traorè. Un esterno d’attacco del Lione. Con alle spalle già una esperienza formativa importante all’Ajax. Abile a puntare l’uomo e creare superiorità numerica attraverso il dribbling. Oltre che a giocare “piede opposto”, per accentrarsi e calciare in porta, piuttosto che chiudere il triangolo con il compagno. Tammy Abraham allo Swansea ha fatto intravedere la stoffa del centravanti vero: fortissimo fisicamente, bravo con i piedi, nonostante la stazza da corazziere (1,90 x 80 kg.). La retrocessione dei gallesi non ne ha sminuito il valore di mercato. Acuito pure dall’esordio del 20enne in Nazionale A. Percorso analogo a quello compiuto da LoftusCheek al Crystal Palace. Un centrocampista moderno, abile nelle due fasi di gioco: tecnicamente dotato, tatticamente impeccabile, con una fisicità tale da consentirgli una notevole predisposizione a legare il gioco, come metodista e pure come incontrista. Doti non sfuggite al C.T. dei Tre Leoni, Gareth Southgate. Allo Stoke City non ha demeritato Kurt Zouma, un difensore centrale con fisico, gamba e buona attitudine tecnica. All’occorrenza in grado di destreggiarsi davanti alla difesa.

Sarrismo e aziendalismo: due aspetti dello stesso… contratto!!!

La sensazione diffusa è che le possibilità che Maurizio Sarri possa concretamente prendere possesso della panchina del Chelsea siano legate proprio all’accettazione di una politica “aziendalista”, tesa a privilegiare il ritorno alla casa madre dei giovani virgulti, conseguenza diretta della strategia “on loan programme, fortemente caldeggiata dalla Granovskaia. Oltre, chiaramente, a valorizzare una rosa comunque assai competitiva, come quella costruita a suon di milioni di euro, per Antonio Conte, la scorsa estate e poi ritoccata a gennaio. Piuttosto che optare per una massiccia politica di investimenti sul mercato delle acquisizioni. Specialmente, se queste dovessero venire dal Napoli, come invece, si vocifera da più parti. In ossequio al principio secondo cui Aurelio De Laurentiis, i prodotti che espone in vetrina, li cede. Ma solo a cifre “importanti”. Cifre che i Blues hanno abbondantemente elargito lo scorso anno!!! Se davvero così fosse, Sarri si troverebbe nella medesima situazione che l’ha portato alla rottura con il Produttore Romano. Alla fine della sua meravigliosa esperienza napoletana, il tecnico toscano potrebbe aver cominciato a trovare insopportabile molte delle cose che hanno caratterizzato il rapporto con il presidente del Napoli. A partire dalla ipocrisia che è regnata sovrana durante il suo triennio all’ombra del Vesuvio, quando si è trattato di parlare chiaramente e senza peli sulla lingua, di mercato e investimenti. Eppure, nulla vieta di immaginare che nella sua prossima esperienza professionale, magari proprio nell’esilio dorato di Londra, ricoperto dai petrodollari di un oligarca russo, come fanno trapelare i bene informati, Sarri si fermerà a ripensare ai giorni folli di Napoli. Dove l’assurdo, ovvero pensare di strappare lo Scudetto dalle maglie della Juventus, pareva essere all’ordine del giorno. E dove ogni giorno speso alla rincorsa del Sogno Tricolore,  così intenso e simbiotico,  verrà ricordato come un viaggio interstellare. Alla scoperta di un mondo alieno. Quello scoperto dai tifosi Napoletani con il “Sarrismo”…

Francesco Infranca