Di Vincenzo Famiglietti

Coglioni e grossi. Ops, si chieda venia per il francesismo. Correggiamolo come grandi attributi. Non è stato un bellissimo Napoli ad espugnare l’ostico campo di San Sebastian, ma non si può vincere sempre con galà e cerimonie. Talvolta, si deve vincere e basta. In ogni maniera, di gomito, di spalle, soprattutto di cuore. Al Napoli di Gattuso, nella serata in terra basca, è capitato di fare alla perfezione entrambe le cose. Si è rimesso in carreggiata per il passaggio del turno. E ha mostrato di sapere fare bene non solo in Italia ma anche in Europa. E’ un Napoli da Halloween insomma, e non da “Allauin”. Di ampie vedute.

Sa essere internazionale e non parlare la lingua dei provinciali, come ad una squadra matura riesce.

L’avvio di partita contro il Real Sociedad è stato sofferto. Come il resto della gara. Con la differenza che nei primi 30 minuti circa, gli azzurri hanno patito una sofferenza passiva, lasciando spesso la mediana ai padroni di casa. Poi dopo il “Gollazo” di Politano (la fortuna ci ha messo una deviazione, meglio così) la sofferenza si è tramutata in atteggiamento positivo. Gli azzurri hanno saputo serrare le mascelle, per non dire sempre stringere i denti. Hanno controllato gli avversari, concesso raramente il fianco e in qualche circostanza Ospina si è superato. La gara è stata intelligente, accorta tatticamente, la grinta ha fatto il resto. Non è poco. La vittoria va analizzata con occhi saggi e non solo in termini di eleganza del gioco.

Un Napoli, targato Gattuso, che si esalta ancora una volta con qualità che ai suoi recenti predecessori (Ancelotti e Sarri) erano pressoché sconosciute. Il saper aspettare gli avversari, i cambi in corsa, la pura sofferenza di difendere un vantaggio. Di gestire la gara. Mai prima col vate toscano e con il confusissimo Fu Carlo, e figlio, si erano intraviste queste misteriose doti. Ecco perché si è parlato subito di attributi. Coraggio e maturità. Fanno un’equazione perfetta come lo sono tutte le formule matematiche. Il calcio ha molte varianti, certo, ma quando lì sotto ce li hai e la testa è sulle spalle e sai di valere, gliela fai. Non sempre, certo. Ma spesso sì.

La Coppa è stata almeno stavolta soave come un flut ci champagne. Dentro gli azzurri hanno scoperto tante bollicine.  E lo sgambetta dell’AZ è oggi solo un brutto incubo. Al quale si può rimediare.