Lutto nel mondo del giornalismo
Se n’è andato in silenzio, dopo una vita trascorsa a raccontare un calcio che non esiste più; e sempre con un occhio attento rivolto alle gesta della “sua” Juve. Bruno Bernardi è morto stamattina all’ospedale Mauriziano di Torino dov’era ricoverato in condizioni gravissime già da alcuni giorni.
Nato a Torino il 23 aprile del 1941, Bernardi iniziò a scrivere da giovanissimo tanto da essere iscritto all’albo dei giornalisti fin dal 1962. Anni e anni di cronache da inviato speciale, con il suo nome inscindibilmente legato alla Stampa, tanto da diventare con il tempo il “maestro” di diverse generazioni di giornalisti, non solo sportivi. Ogni volta che apriva il proprio bagaglio di memorie, “Bibì” spalancava una finestra su un mondo tutto da scoprire: come quando divenne il protagonista di “Azzurro tenebra”, il romanzo di Giovanni Arpino pubblicato nel 1977 a proposito della disastrosa partecipazione dell’Italia al Mondiale di Germania del 1974, o quando fu uno dei tre giornalisti invitati al matrimonio del suo amico Diego Armando Maradona. Erano gli anni in cui era uno dei protagonisti del Processo di Biscardi, sempre con il pettine nel taschino; e quando nacque suo figlio lo chiamò Michel in onore di Platini
Storie, aneddoti, racconti inediti, come quando ricordava di aver perso la finale del Mondiale 1994 perché si era sentito male ed era stato operato al cuore a Los Angeles, dove restò poi ricoverato per diverse settimane. La Nazionale, i Mondiali, l’ottica globale del mondo sportivo, con la Juve nel cuore ma dedicando sempre una carezza anche al Toro. Come quando si sentiva il “padre morale” dell’unico scudetto granata del dopo-Superga, quello del 1976: “Perché a Pianelli e Bonetto gli acquisti di Pecci e Caporale li avevo consigliati io” amava sottolineare. In fondo, era un modo per mandare una carezza ideale a suo papà Eligio che era stato tifoso del Grande Torino e amico di Gabetto e Ossola: “Ma io a sette anni scelsi la Juve, anche se papà ci rimase un po’ male…Una volta andato in pensione, Bernardi si è dedicato alle comparsate televisive e ai libri, quasi tutti dedicati alla “sua” Juventus: “Io seguo i bianconeri da più di mezzo secolo, ecco perché sono legato alla società da un grande affetto”. Ma il ricordo più bello era quello legato al Bibì giovane: “Da ragazzo a pallone giocavo bene”, tanto da segnare un gol al campo Combi proprio alla Juve Juniores quando indossava la maglia del Pino Maina. Lo fece con i calzettoni arrotolati alla caviglia, ovviamente: perché il suo idolo era Omar Sivori.
Giornalista