Ospite oggi di Sky, l’ex difensore della Juventus Mehdi Benatia parla così della situazione sanitaria in Qatar, ma soprattutto ricorda tanti momenti importanti della sua carriera in Italia:

“A Doha non siamo messi cosi male, hanno chiuso tutto ma il paese è piccolo e i casi ci sono, quindi bisogna controllare. Mi dispiace tanto per l’Italia, è un paese a cui sono molto affezionato perché lo seguivo anche da piccolino, essendo un fa dei grandi difensori italiani. Non avrei mai pensato di arrivare in Serie A, ma quando ho saputo dell’interesse dell’Udinese, avevo un po’ di pausa ma l’esperienza non potevo rifiutarla. È stata una grande sofferenza per me, dovevo correre e lavorare duro, in ritiro abbiamo corso tantissimo col mister Guidolin e mi sono chiesto ma che ci faccio qui? A livello di intensità non ce la facevo, non ero in grado. Guidolin però mi incoraggiava, ho continuato a lavorare e fortunatamente ho iniziato a giocare e sapiamo come è finita”.

Messaggio di Di Natale: sei stato un grandissimo amico eri eri sempre il primo a chiamarmi quando c’erano i premi. 

“Avevamo qualche premio per gli obiettivi, Totò era già Di Natale, era un campione. Io non ho nemmeno trattato quando sono stato chiamato: quando vincevamo andavo da lui e chiedevo “quanto ci danno?”, per noi cambiava tanto. Totò è forse il primo campione con cui ho giocato, mi sono subito chiesto perché giocasse ancora ad Udine, un grandissimo giocatore, faceva grandi cose. L’Udinese è stata una grande fucina di talenti, che ora giocano in tutte le grandi squadre d’Europa, grazie alla famiglia Pozzo ed Andrea Carnevale, per me l’Udinese sarà sempre un posto speciale”.

La partita più bella nella tua carriera? 

“In Italia direi sicuramente la finale Juve-Milan a Roma, abbiamo vinto 4-0 e fatto doppietta, ma anche a livello difensivo. Anche in Nazionale quando abbiamo vinto in Costa d’Avorio”.

La settimana tra Juve-Napoli e Inter-Juve, col gol di Higuain che consegnò lo Scudetto ai bianconeri: puoi raccontarcela? 

“È stata brutta, ma peggiore per me. A livello personale ho fatto una grandissima partita, specie dopo l’infortunio di Chiellini: stava 0-0, il Napoli aveva stradominato e c’è qualche calcio d’angolo alla fine. L’arbitro mi ha avvisato che mi guardava, Albiol mi passa davanti e Koulibaly fa questo gol incredibile. Momento molto difficile per me, non ho dormito per due o tre giorni, pensavo di aver perso il titolo. Cominciamo a preparare la partita contro l’Inter la settimana dopo e vedo che Allegri non mi fa giocare: mi sono sentito molto male, fortunatamente abbiamo vinto grazie al Pipa 3-2, e sono contento, ma allo stesso momento perché ha cambiato solo a me e mi sono detto ‘ma questo non ha visto la partita!’. Ero triste e allo stesso tempo felice per la vittoria, poi sappiamo com’è andata”.

Dopo quella gara come ti sei sentito? Contro il Real Madrid era rigore oppure no? 

“Mi sono sentito tradito, avevo giocato anche infortunato in quell’anno e sapevo che la squadra aveva bisogno di me. Era andato via Leo, Howedes aveva tanti infortuni e il mister aveva bisogno di me. Parlando di Madrid… è un altro brutto ricordo, ne parlavo con Mire e dicevamo… è finita. Poi abbiamo visto la partita del Barcellona con la Roma e ci siamo detti che ce la potevamo fare. Abbiamo fatto una partita pazzesca, 3-0… un momento di calcio incredibile. Poi c’è questa deviazione di Cristiano, Giorgio è uscito su un centrocampista, io capisco che il pericolo è Vazquez e cerco di anticiparlo, lui controlla col petto e cade, l’arbitro dà rigore. Se l’ho toccato l’ho fatto con la coscia, non era una cosa chiara, non da rigore all’ultimo secondo. Non voglio entrare in polemica, ma a Madrid in Champions succede spesso, anche col Bayern Monaco, è stato un momento difficile”.

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