Di Vincenzo Famiglietti

Sì, oggi Diego Armando Maradona, El Pibe, compie 60 primavere. Non sono poche. Soprattutto perché più volte ci siamo presi un bello spavento. A volte, nei momenti peggiori, pareva facesse tanta fatica ad arrivare a un traguardo che appare dietro l’angolo per le persone normali, ma che per lui che prende a morsi tutti i la vita, nella sua eterna bulimia de todo (gol, donne, polemiche, vizi e stravizi), erano quasi un traguardo da metter ansia.

Ma Diego ce l’ha fatta. Come sempre. Sono pochi 60 per lui ma anche molti. Speriamo ne festeggi altri 60. Le sue prime primavere sono state vissute tutto d’un fiato. Corse da cima a valle, vissute ogni attimo con più intensità del precedente. Senza limiti. Senza sosta. Una vita spesso ammalata di una frenesia ai limiti, accompagnata poi dalle sue lunghe ed inquiete dormite. Sonni agitati. Spesso indotti da farmaci. E la serenità che gli scappava sempre di mano, ogni volta che stesse per afferrarla.

Ah, quanto hai sofferto povero Diego. Quelli che credono di poter psicanalizzare ogni animo umano, di orientarsi nei meandri delle sinapsi, El Pibe avrebbe avuto questo smodato desiderio di piacere e di vita perché nato povero. In un barrio di Buenos Aires, dove ogni giorno era uguale all’altro. Scandito da una drammatica lotta per la sopravvivenza. Forse sarà stato questo il motivo. Ma solo questo? No, non solo. Non basta questa chiave di lettura da dottoressa tutta occhiali e capelli stinti

Quanti calciatori nati poveri hanno poi condotto vite più regolari. Per carità, non crediate che questi strizzacervelli abbiano sempre la combinazione per scannerizzare la natura umana. Almeno quella di Diego non ha mai avuto una chiave di lettura logica. Ha avuto molto, ha sperperato, poi ha riavuto qualcosa e ne ha perduta per la doppia parte. Però ci ha regalato tanto. A tutti noi che amiamo il calcio, e le sue sfumature.

Diego non ha mai lasciato, ha sempre provato a raddoppiare. Una vita sul filo di lana. E’ tornato in campo, poi è scappato, poi è ridisceso ancora sul prato verde. Intanto, si è sempre incazzato con tutti, dalla Federazione argentina ai Potenti del calcio. A differenza di Pelé fare il diplomatico non è mai stato il mestiere giusto per lui. Figurarsi ora a 60 suonati.

L’unico periodo in cui, forse, Diego ha avuto più tempo per pensare a se stesso, magari per riflettere sulla vita e su El Barba, è stato il lungo soggiorno cubano ospite di Fidel Castro. Oggi Maradona è in isolamento perché a rischio Covid. In Argentina. Piccola parentesi: chissà cosa avrebbe pensato il Comandante, Fidel, del Covid. Ma questa è un’altra storia.

Del Maradona recente non sono piaciute alcune immagini, diversi filmati che hanno fatto sanguinare il cuore di chi lo amava. E lo ama. Nelle sue fugaci apparizioni nel paradiso dorato di Dubai, era sempre seduto al tavolo con un maledetto bicchiere davanti. Farfugliava spesso, non scandiva bene le parole. Cazzo. Un peccato. Se l’emiro al Maktoum, sovrano incontrastato del ricchissimo regno, se ne serve per motivi pubblicitari che almeno si faccia in quattro per tutelarne la salute. Chiediamo troppo?

Ora, in queste ore, c’è da augurarsi che Diego non debba combattere un’altra dura battaglia, con il Covid. Aspettiamo trepidanti notizie dall’al di là dell’Atlantico.

Ah caro Diego. sappiamo che non volevi festeggiarlo in isolamento questo tuo speciale sessantesimo. Accidenti. Ma tutto il mondo ti è vicino. Soprattutto quelli che sono stati i tuoi avversari in campo. Alla fine sono quelli che più ti ammirano e ti vogliono un gran bene.

Hasta la vista, Pibe. E mucha suerte por tu vida. Anzi se ne hai un briciolo in più di fortuna, mandacela da queste parti.

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