Il Napoli cerca l’erede di Reina: parliamone con Giacomo Zunico
Il Napoli cerca l’erede di Pepe Reina. Ne parliamo con Giacomo Zunico. Un passato a difesa della porta di tante squadre, tra serie A e serie B. Oggi, invece, promotore di un progetto tecnico funzionale alla crescita dei giovani portieri. Ma andiamo con ordine. Questa settimana è stata un po’ particolare per l’ambiente partenopeo. Scosso da una notizia, dapprima sussurrata a mezza voce. Quasi strisciante. Poi cresciuta progressivamente. Fino a divampare nelle ore antecedenti la partenza per Milano. Pare (ma il condizionale è d’obbligo) che Reina abbia concluso un accordo con il Milan a partire dalla prossima stagione. Un triennale da quasi 3 milioni di euro. Cui aggiungere, magari, pure la maglia da titolare. Si vocifera, addirittura, che il portiere spagnolo, piuttosto che rientrare con il resto della squadra, si tratterrebbe nel capoluogo meneghino anche lunedì. L’idea dei rossoneri, infatti, sarebbe quella di fargli già sostenere le visite mediche. Sia ben inteso, nessuno dei protagonisti ha smentito ufficialmente la trattativa. Né il Milan, che acquisendo Reina, di riflesso mette nuovamente in discussione la permanenza di Gigio Donnarumma in rossonero. Inspiegabile, infatti, investire le cifre di cui si vocifera, semplicemente per prendere un “secondo” di esperienza. Tantomeno il Napoli ha sentito l’esigenza di spendere una parola sull’argomento, alla vigilia di una trasferta cruciale nella corsa all’obiettivo stagionale degli azzurri. Bisogna aggiungere che Reina è legittimato dalle norma federali a guardarsi in giro. Vista la volontà manifestata dal Napoli di non volergli rinnovare il contratto, che scade tra sei mesi. La “Legge Bosman” consente ai calciatori di firmare per una nuova squadra, sei mesi prima che scada il vincolo contrattuale con la squadra di appartenenza. Persistendo con il Napoli un palese disaccordo tanto sulle cifre, quanto sulla durata di un nuovo impegno. Il comportamento di Reina risulta ineccepibile.
L’Academy Goalkeepers: una scuola per soli portieri
A questo punto emerge prepotente la necessità del Napoli di doversi guardare attorno. Aprire la successione. L’estremo difensore è diverso dai calciatori di “movimento”. Per fondamenti tecnico-tattici e per indole caratteriale. Chi, dunque, se non un ex portiere come Giacomo Zunico può aiutarci. Provare a fare luce sul prossimo futuro della porta azzurra. Dopo una brillante carriera in serie A e B, spesa tra Varese, Catanzaro, Parma, Lecce, Brescia e Cosenza, Zunico è tornato a Napoli, sua città di origine, per dar vita ad un progetto ambizioso. La creazione di una scuola calcio destinata solo ed esclusivamente ai portieri: l’Academy Goalkeepers. Una iniziativa in cui ha profuso anima e corpo. Dalle sue parole traspare l’orgoglio del maestro. Prima ancora del tecnico, che ha accumulato tantissime esperienze tra i professionisti ed ora sente viva la voglia di trasferire ai più giovani le sue conoscenze. “E’ un progetto per la formazione e la preparazione specifica dei portieri – esordisce Zunico – e nasce con la precisa volontà di insegnare la tecnica. Nonché migliorare e allenare tutte le capacità di cui necessità un giovane portiere. Generalmente, chi si occupa di preparare i portieri nei settori giovanili ha avuto esperienza da giocatore soltanto nei dilettanti. Al contrario, nella nostra scuola calcio, ci sono preparatori che, avendo giocato a medio-alti livelli (oltre a Zunico, Gigi Imparato e Gennaro Iezzo, n.d.c.), possono cercare di trasmettere qualcosa in più ai ragazzi”. Una sorta di missione. Coltivata con passione quotidiana e impegno maniacale, tale da preferirla ad una avviata carriera di allenatore. “In effetti – prosegue Zunico – avevo cominciato ad allenare proprio a Cosenza, in serie D, ottenendo una buona salvezza. E l’anno dopo a Bitonto, sempre in D. Ma la programmazione non è una qualità di questa categoria. Basta un risultato negativo per mettere tutto in discussione. Lavorare con i giovani è ben diverso. Adesso iniziano ad arrivare anche le prime soddisfazioni per la nostra accademia. Qualche ragazzo è andato a Roma, altri al Napoli”.
L’erede di Reina: facciamo qualche nome
Su chi potrebbe essere l’erede designato di Reina, però, Zunico glissa. O meglio, invece che fare nomi, preferisce innanzitutto disegnare un identikit. Partendo da talune caratteristiche, che ritiene fondamentali per il ruolo: “Il Napoli deve prendere un leader, capace di abbinare le qualità tecniche alla personalità. Per tale motivo, non punterei su un giovane. L’esperienza si acquisisce solo giocando titolare per alcune stagioni. Al Napoli, in ottica Champions League, serve proprio un portiere, anche straniero, che abbia maturato un discreto bagaglio di esperienze a livello internazionale. Con squadre di club, nelle coppe europee. Piuttosto che con la sua Nazionale”. Se tanto mi da tanto, allora il profilo di Mattia Perin, nome spendibile per chiunque cerchi un portiere italiano affidabile, viene subito accantonato. Il portiere del Genoa potrebbe avere due grandi rivali, nella corsa alla maglia numero uno del Napoli. Sono ambedue stranieri. E il loro dualismo appare, al momento, più il frutto delle amplificazioni mediatiche operate da chi, in periodi diversi, li ha accostati al Napoli: Gerònimo Rulli, della Real Sociedad e Bernard Leno, del Bayer Leverkusen. Su entrambi, Zunico s’è fatto una opinione abbastanza chiara. Anche se preferisce non esporsi nelle sue preferenze: “L’argentino è molto bravo con i piedi. Una qualità ricercata tantissimo negli ultimi anni. In particolar modo, da quelle squadre che coinvolgono il portiere nella costruzione della manovra, partendo dal basso. Ritengo, però, che il portiere debba essere prima di tutto, bravo nel parare. Il tedesco ha un gran fisico. Si punta molto sulla questione della fisicità. Specialmente in campo internazionale. Personalmente, non sottovaluterei comunque le capacità di agilità ed esplosività”.
L’importanza dell’aspetto mentale per il portiere
Secondo Zunico, prima ancora che le abilità tecnico-tattiche, i parametri necessari alla valutazione di un portiere idoneo a giocare ai massimi livelli, sono di tipo caratteriale. “Donnarumma è un fenomeno isolato. Nel senso che il Milan, lo scorso anno, ha corso il rischio di lanciarlo in prima squadra perché in lui ha visto sicuramente delle qualità superiori alla media. Qualità mentali. Prima ancora che calcistiche. Non bisogna trascurare il fatto che il Milan attuale non è in grado di inserirsi in pianta stabile tra le primissime. E quindi il rischio assunto dai rossoneri, in un certo senso, è stato ponderato. Valutando pro e contro. L’incoscienza dell’età, poi ha consentito a Donnarumma di imporsi sin da subito, come un veterano. Già quest’anno il suo atteggiamento è diverso. Appare meno spregiudicato. Sia in porta, che quando esce dai pali. La critica non gli perdona più nulla. E lui pare avere perso un po’ della sua spregiudicatezza giovanile”. Secondo Zunico, proprio Reina ha la necessità di apparire caratterialmente granitico, in questo finale di stagione. Specialmente alla luce degli spifferi di mercato delle ultime ore. “Non posso immaginare cosa potrebbe accadere se Reina dovesse compiere un errore. Le critiche di chi l’accuserebbe di scarsa concentrazione. In ogni caso, reputo lo spagnolo in grado di sostenere questo tipo di pressione”. A proposito di pressione, chiudiamo con un aneddoto, che denota il carattere forte di Zunico. “Nell’estate del 1989 sono stato vicinissimo al Napoli. Il trasferimento sembrava fatto. Luciano Moggi aveva già parlato con il mio procuratore, all’epoca era Moreno Roggi. Ma il presidente del Catanzaro, Albano, prima rifiutò la contropartita tecnica proposta dal Napoli (Raffaele Di Fusco, che aveva avuto una precedente esperienza poco felice a Catanzaro, n.d.c.). Poi chiese una cifra spropositata. Fuori mercato. Morale della favola. Il trasferimento saltò. Ed io me ne andai al Parma, con il quale ottenni la promozione in serie A”.
Francesco Infranca